Golden Globes: Jodie Foster migliore attrice in The Mauritanian

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Di Redazione Metropolitan

Jodie Foster ha vinto un Golden Globe per “The Mauritanian”. “Non mi sarei mai aspettata di essere qui di nuovo”, ha detto l’attrice che nel film, basato su una storia vera, interpreta un’avvocatessa che difende un detenuto nella base prigione di Guantanamo.

Niente foto con la statuetta, né «stanza dei vincitori» e nemmeno after party. Nei primi Golden Globe in era Covid il premiato si affaccia su Zoom. Chi in abito da red carpet migliore, chi in pigiama. La cerimonia, condotta da Tina Fey e Amy Pohler, volti storici del Saturday Night Live: la prima in diretta da New York sulla cima del Rockefeller Center, e l’altra dal Beverly Hilton Hotel di Los Angeles.

Una cerimonia ibrida, in parte in presenza sui due palchi con i vincitori degli anni passati in veste di «presenter» e tutti gli altri – i nominati – da «remoto», con le finestre zoom che si aprono sui salotti (o sulle cucine) di casa. E se mancano i balletti, i fiumi di champagne e «il calore» della sala, ci si deve accontentare di dare una sbirciatina alle «vite delle star di Hollywood». E non è poco.

Com’è nato The Mauritanian

È Tahar Rahim l’attore protagonista del film, nonché candidato al Golden Globe. Quando è stato contattato per recitare in The Mauritanian, il biopic di Kevin Macdonald conosceva il campo di prigionia statunitense tanto quanto il pubblico occidentale medio per cui il film era stato realizzato. Il film si concentra sui 14 anni di prigionia senza accuse del detenuto di Guantanamo Bay Mohamedou Ould Slahi. Rahim aveva sentito alcune notizie sulla base navale americana a Cuba, sui maltrattament ai prigionieri, ma non poteva immaginare che “un paese come l’America permettesse ai soldati di trattare esseri umani in questo modo”. Ma dopo aver firmato per il film l’attore franco-algerino ha fatto le sue ricerche e tutto è cambiato.

“Ho letto la sceneggiatura, ho letto il libro, ho guardato i documentari e ho parlato con Mohamedou, quindi ero felice di ottenere questa parte. Ma ero triste e arrabbiato perché sapevo che questa era una storia vera”. Così si è espresso Rahim in merito al film.