Il 22 Gennaio 1506 le guardie svizzere fanno per la prima volta comparsa nello Stato Pontificio. Centocinquanta mercenari di nazionalità elvetica, capitanati da Kaspar Von Silenen (già a capo di altri gruppi di mercenari), entrano all’interno dello Stato pontificio per servire Papa Giulio II. Da quel momento in poi sono passati più di cinque secoli e le guardie svizzere sono sempre rimaste nel Vaticano, in una simbiosi e alleanza che continua incessantemente

Guardie svizzere, breve riassunto della sua centenaria storia

Guardie Svizzere
guardie svizzere

Le guardie svizzere furono fondate da Papa Giulio II e sono l’ultimo contingente rimasto di questo particolare corpo armato, nonché il più antico al mondo. E’ presente all’interno dello Stato Pontificio, ma talvolta una parte del contingente si sposta assieme al papa nelle trasferte di quest’ultimo. Sorto per proteggere il pontefice, il corpo militare è facilmente riconoscibile per i vestiti rinascimentali e le armi che porta.

Equipaggiata con armi tradizionali come alabarde, porta con se anche armi moderne come quelle da fuoco portatili.

Inizialmente più simile ad un corpo armato di rappresentanza, ha assunto un reale valore di difesa dopo l’attentato del 1981 a papa Giovanni Paolo II.

Per entrarne a far parte bisogna essere cittadini svizzeri tra i diciotto e i trent’anni, con una formazione militare presso l’esercito elvetico.

Dal 1506, anno in cui sono sorte e hanno iniziato a collaborare con la Santa sede, hanno partecipato alle seguenti guerre: La guerra di Urbino nel 1517, il Sacco di Roma nel 1527 e la Battaglia di Lepanto del 1571.

Le guardie Svizzere, con le loro pittoresche uniformi blu, rosse ed arancioni, sono ormai a tutti gli effetti un pittoresco ritratto della tradizione dello Stato pontificio. Molti turisti e pellegrini provenienti da tutto il mondo ne restano affascinati.

Servono la figura più importante del mondo cristiano, il papa, e come recita il loro motto lo fanno Acriter et fideliter, la cui traduzione è Con coraggio e fedeltà.

Una fedeltà incondizionata che va avanti da ormai cinque lunghi secoli, e che continuerà ancora per molti altri

Andrea Pastore

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