In occasione della Festa della donna, questa settimana, un sonetto di Guido Guinizzelli per il consueto appuntamento della rubrica Letteratura per l’Infanzia.
Guido Guinizzelli, Io voglio del ver la mia donna laudare
Sicuramente Guido Guinizzelli non è un argomento adatto alla letteratura per bambini. Ma, in occasione della Festa della donna, non si poteva fare a meno di dedicare almeno una puntata della rubrica a questo argomento: e questo sonetto è fra le poesie più belle da recitare. Io voglio del ver la mia donna laudare è un componimento di Guido Guinizelli incluso nella raccolta nelle Rime.
Il poeta bolognese è considerato l’iniziatore e inventore del Dolce stil novo; fra le più importanti correnti letterarie italiane sviluppatesi tra il 1250 e il 1310 mentre, la sua canzone Al cor gentil rempaira sempre amore è il manifesto ufficiale dello Stilnovismo. La poetica di Guido Guinizzelli si caratterizza di rime dolci, cantabilità del verso e profondità. All’interno del componimento Io voglio del ver la mia donna laudare, Guinizzelli paragona la donna a una rosa o a un giglio, il cui simbolo richiama l’amore e la purezza:
Io voglio del ver la mia donna laudare
ed asemblarli la rosa e lo giglio:
più che stella diana splende e pare,
e ciò ch’è lassù bello a lei somiglio.
Verde river’ a lei rasembro e l’âre
tutti color di fior’, giano e vermiglio,
oro ed azzurro e ricche gioi per dare:
medesmo Amor per lei rafina meglio.
Passa per via adorna, e sì gentile
ch’abassa orgoglio a cui dona salute,
e fa ‘l de nostra fé se non la crede;
e no-lle pò apressare om che sia vile;
ancor ve dirò c’ha maggior virtute:
null’om pò mal pensar fin che la vede.
La donna come presenza salvifica sulla Terra
All’interno del sonetto sono introdotti il tema della lode sulla bellezza della donna, in quanto essere puro e angelico, e del saluto salvifico; argomenti che, successivamente alla diffusione del Dolce stil novo, saranno centrali all’interno del movimento letterario. Nell’incipit del primo verso, Guido Guinizzelli loda la propria donna evocando una serie di immagini provenienti dal mondo della natura. Paragona la fanciulla alla bellezza della rosa e alla purezza del giglio; il suo splendore al bagliore di Venere nel cielo, la cui luce è più fioca se messa a suo confronto. E, ancora, paragona la figura femminile al verdeggiare della campagna, al colore dei fiori, alla ricchezza dei gioielli. E’ solo grazie alla donna che il sentimento amoroso può innalzarsi e perfezionarsi, rendendolo addirittura più nobile. Il modello letterario cui fa riferimento Guinizzelli in questa poesia è il plazer provenzale: stilema medioevale che prevedeva un elenco di piaceri e desideri.
Nella seconda parte il poeta introduce la figura della donna-angelo, postulato essenziale nella poetica del Dolce stil novo. Qui, Guido Guinizzelli, rivela gli effetti che la presenza della donna ha su chi le sta intorno. La sua nobiltà rende umili coloro che ricevono il suo saluto; chi non ha fede è permeato dalla voglia di avvicinarsi a Dio, rendendolo credente. E ancora, nessuno di malvagio può avvicinarsi a lei, né è possibile avere cattivi pensieri finché si è in sua presenza.
Il gesto del saluto compiuto dalla donna è messaggero di salvezza poiché acuisce, innalzandola, la moralità ma non solo; avvicina a Dio, in quanto il candore della bellezza femminile e le virtù della donna sono chiari segni della presenza divina sulla terra. Il tema del saluto, poi, proviene dal latino salus e ha una doppia accezione: saluto e salvezza, appunto. Di conseguenza per Guido Guinizzelli, la presenza della donna è salvifica e fondamentale per indurre alla redenzione morale ed etica.
Stella Grillo
Seguici su Facebook, Instagram e Metrò