Nello spazio di LetteralMente Donna di oggi, una donna che è sempre stata in prima linea per la libertà del suo martoriato popolo palestinese. Il suo nome è Hanan Ashrawi e questa è la sua storia.
Hanan Ashrawi dalla Nabka alla prima intifada

“Più degli uomini capiamo l’importanza di costruire il nuovo. Nello Stato che vogliamo, non deve esserci discriminazione di genere”. Questa frase di Hanan Ashrawi, riportata da Oltremare, ci fa comprendere la dualità della sua missione politica. Innanzitutto la creazione di uno stato libero palestinese indipendente da Israele e poi l’importanza del ruolo della donna nella società palestinese come la sua esperienza politica all’insegna della pace ha dimostrato. La storica portavoce palestinese agli Accordi di Washington, e protagonista di quelli di Madrid ed in prima linea per una soluzione pacifica della questione israelo-palestinese ha vissuto sulla sua pelle dall’infanzia il martirio del suo popolo. Cristiana di credo anglicano, è nata in Palestina nel 1946 al tempo della drammatica Nabka palestinese e della nascita due anni dopo dello stato di Israele.
Ha scritto la Ashrawi, come riportato da Verfassungs blog, che: “Fin dall’inizio, come popolo, eravamo destinati a quella che chiamiamo la distruzione nazionale. Esclusi dal corso della storia, siamo diventati vittime di un mito […]: quello della terra senza popolo per un popolo senza terra. Quindi questa affermazione, questo mito, in qualche modo ha liquidato la nostra stessa esistenza, come se la nostra terra fosse vuota.”. Figlia di un uomo coinvolto attivamente nella nascita dell’Olp, L’Organizzazione per Liberazione della Palestina visse anche in esilio fino a diventare insegnante di letteratura inglese nel 1973 all’università Ramallah. Qualche anno dopo fu protagonista della prima Intifada palestinese contro l’occupazione israeliana.
Il ruolo della donna nella società palestinese e la carriera politica
Hanan Ashrawi ha sempre cercato di far risaltare in una società dove spesso vige una legge patriarcale il ruolo fondamentale della donna nella prima Intifada e nel processo di autodeterminazione palestinese. Ha affermato infatti che: “Fin dai primi giorni dell’occupazione, furono le donne a scendere in piazza e a sfidare l’esercito. Le donne avevano anche preso l’iniziativa di fondare comitati popolari e strutture alternative. Erano loro a lottare con i soldati per salvare i propri figli o i figli di altre donne. […] Imprigionate, torturate, molestate, umiliate o semplicemente escluse e private dei loro diritti, le nostre donne mostravano un orgoglio che andava oltre la vittimizzazione, visibile nei loro occhi e nel loro comportamento.”
La sua esperienza d’altronde dimostra il valore delle donne palestinesi. La Ashrawi infatti è stata una storica portavoce palestinese agli Accordi di Washington ed in prima linea a Madrid e Oslo. Si è sempre battura per una soluzione pacifica del conflitto venendo eletta nel Consiglio legislativo palestinese del 1996 e nel 2006 ed è stata membro del Comitato Esecutivo dell’Olp fino al 2020. Poi lasciò l’incarico per mancanza di riforme, elezioni ed inclusione di giovani e donne. Per la sua attività all’insegna della fine dell’occupazione israeliana e di una pace giusta è stata insignita del Sydney Peace Prize nel 2003 e il Mahatma Gandhi International Award for Peace and Reconciliation nel 2005. Ancora oggi fa parte di consultivi e comitati internazionali.
Il genocidio di Gaza
Dopo i drammatici e sanguinosi attentati e il rapimento di ostaggi israeliani ad opera di Hamas il 7 ottobre 2023 e la dura risposta israeliana sono morti a Gaza per bombe e fame decine di palestinesi tra cui oltre 50000 sono i bambini uccisi o feriti nella Striscia, come riportato da Unicef. Ha detto su Gaza , in un’intervista al Manifesto, la Ashrawi che: “L’unità nazionale palestinese è fondamentale. Ora però la priorità assoluta è la fine dei massacri israeliani a Gaza, dei bombardamenti e delle distruzioni e cibo per la nostra gente. Il cambiamento deve avvenire prima di tutto nell’atteggiamento dei paesi occidentali e in Israele dove un governo fascista tiene prigioniero il mondo intero”.
Stefano Delle Cave





