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“I giudizi sospesi”: quando l’amore è tossico

Quali possono essere le conseguenze di una relazione tossica? Nell’agevole romanzo “I giudizi sospesi”, pubblicato nel 2022 con Mondadori, Silvia Dai Pra’ risponde mostrando la storia di una famiglia e della loro apparente perfezione. A narrare è Felix, il figlio minore, quello goffo e, in un senso tutto proprio della famiglia Giovannetti, sbagliato. È lui a indicarci la muffa intorno alle finestre da cui, solo pochi anni prima, sembrava entrare tanta, tantissima luce.

“I giudizi sospesi” racconta una famiglia come tante

… lo avete trovato nella vostra memoria il Mauro Giovannetti della vostra scuola, del vostro piccolo paese, della vostra cittadina, vero?, avete riconosciuto in mio padre gli stessi tratti del professore di filosofia che vi ha fatto restare chiusi in casa il sabato sera pur di finire Enten-Eller?

È proprio così. La famiglia Giovannetti è una come ce ne sono tante. Il padre, Mauro, è un professore di storia e filosofia, di una ammirata dall’intero liceo. La madre, Angela, invece insegna arte alle scuole medie. Due genitori intelligenti, colti, devoti.

L’io narrante corrisponde con il figlio minore Felix. Un adolescente insicuro che vive all’ombra della brillante sorella, a paragone della quale si sente sempre quel “Piumino” che era considerato da bambino. Quella di lei e del sé adolescente sono ombre che aleggeranno sempre su Felix. Lo vediamo nel corso del libro barcamenarsi nella vita come chi si trovi d’improvviso in mare aperto senza sapere quale direzione seguire. Non tanto per cercare di trovare la rotta, quanto di mantenersi in piedi.

Perla, la figlia maggiore, è l’orgoglio di suo padre, con cui sembra dialogare su un piano superiore e inaccessibile agli altri, e dell’intera città. “Non un genio“, dirà più avanti un professore, ma “molto intelligente“. Eppure, con la sua media del 9.2, con i titoli dei giornali che la ribattezzano “Perla-la-perla” per il suo primeggiare in qualsiasi concorso, Perla è la promessa di un futuro di successo.

Di amori malati e di promesse infrante

… ma almeno, adesso, quando lui ti schiaffeggia o ti sputa addosso, quando ti ricorda di essere quella nullità a cui ti ha ridotto, quando ti scopa come se ti facesse un favore, o non ti scopa perché ha appena finito di scoparsi un’altra, quando non ti parla, così, giusto per il gusto di torturarti, quando ride se tu scoppi a piangere, quando ti sfotte se tu singhiozzi, allora, Perla, tu senti qualcosa? Sorella mia, senti?

Siamo impotenti. O meglio, Felix lo è, e noi con lui. Assistiamo allo sviluppo della relazione che si snoda sotto i nostri occhi tra la giovane e incredibile Perla e l’avvenente e magnetico James e siamo impotenti. Perché le relazioni tossiche sono così: un costante “ora o mai più”, finché non si decide di agire. E puntualmente è troppo tardi.

Quando la famiglia crolla, quando il tappeto viene sollevato e la polvere accumulata negli anni si diffonde per l’intera casa, nessuno si dice salvo. Non lo è l’appassionato Mauro, non lo è la buffa Angela, non lo è Felix, che tutti si ostinano a proteggere come fosse un bambino, e men che mai lo è Perla.

“I giudizi sospesi” è un romanzo di formazione raccontato al pub

È una scrittura agile quella di Silvia Dei Pra’, snella, disinvolta. Fa raccontare Felix come racconterebbe una qualsiasi persona seduta accanto a noi al bancone di un pub. Un pinta di birra davanti e una storia tremenda alle spalle. È una scrittura dinamica, che indugia nella vita dei personaggi abbastanza da mostrare quanto, giorno dopo giorno, anno dopo anno, evento dopo evento, la relazione tra Perla e James abbia influito sulle scelte e le aspettative di ognuno.

“I giudizi sospesi” racconta la storia di una famiglia e intanto racconta ognuno di noi. I personaggi sono perfettamente umani e coerenti, non sono infallibili. Proprio questa è la forza del libro: quella di narrare qualcosa che non dovrebbe succedere nella vita di persone normali. E che accade con una semplicità disarmante.

Con una semplicità inaccettabile.

Sara Rossi

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