A Stretford, il 15 luglio del 1956, nasce Ian Curtis fondatore dei Joy Division. Forse la sua morte improvvisa a soli 23 anni, lo ha reso un personaggio leggendario della storia del rock. Un maledetto come Jim Morrison, Janis Joplin o Kurt Cobain. Al pari degli altri, un leader carismatico e sensibile, una stella che si è spenta troppo presto.

Ian Curtis

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Ian Curtis, fin da ragazzo fu affascinato dalle opere decadenti dell’ottocento. Come tutti i suoi coetanei ascolta la musica, e resta affascinato da personaggi come Morrison, Bowie e Bolan. Ma è l’emergente genere punk che lo attira. Questa ribellione nei confronti del sistema, unito ad un sound crudo e vero, lo affascina. Ian si sente ispirato ed appena lascia la scuola si dedica completamente alle sue passioni: la scrittura e la musica. Per mantenersi e permettersi di coltivare il suo sogno in autonomia, lavora nel servizio civile.

I Warsaw

La svolta Ian Curtis se la procura all’inizio del 1977, quando contatta una band emergente, gli Stiff Kittens, che erano in cerca di un cantante. Dopo il suo ingresso la band cambia direzione artistica e nome: Warsaw. Il nome è un omaggio al brano Warszawa, un pezzo strumentale di David Bowie contenuto nell’album Low. Con Curtis alla voce, il 27 maggio del 1977, la band si esibisce come spalla ai già famosi Buzzcocks.

Nel luglio del 1977, la band guidata da Ian Curtis entra per la prima volta in uno studio di registrazione per realizzare il loro primo demo tape: “The Drawback”, “Warsaw” e “Leaders of Men”, che non venne mai pubblicato e che rimase inedito per diverso tempo.

La band entrò nuovamente in studio per incidere il brano “At a Later Date”, pubblicato nell’ottobre del 1977, su una compilation in omaggio allo storico locale Electric Circus, prossimo alla chiusura.

Nel dicembre dello stesso anno, dopo una nuova sessione di registrazione, i Warsaw fecero il loro debutto discografico con l’EP ‘An Ideal for Living’, contenente quattro dei loro pezzi più rappresentativi: “Warsaw”, “No Love Lost”, “Leaders Of Men” e “Failures”.

I Joy Division

Raggiunta una certa popolarità nell’underground inglese, per evitare confusione con un gruppo londinese chiamato Warsaw Pakt, la band decise di cambiare di cambiare nome in Joy Division, siamo nel Gennaio del 1978.

A maggio la casa discografica RCA, offre al gruppo la possibilità di registrare nuovo materiale proprio a Manchester, presso gli Arrow Studios. La band completò le sessioni registrando brani del repertorio Warsaw, assieme a qualche nuova brano scritto da Curtis. Nonostante il produttore John Anderson, l’insoddisfazione per il risultato finale spinse il gruppo ad abbandonare definitivamente il progetto prima dell’ultimazione del disco. Anche in questo caso rimasero nel cassetto fino al 1994.

I Joy Division avevano personalità, si erano fatti un nome, ma non avevano ancora sfondato. Ma la fortuna per una volta non fu cieca. Durante un’esibizione al Rafters Club di Manchester, il gruppo fu notato dal conduttore televisivo Tony Wilson che decise di ospitarli per un’esibizione dal vivo nel suo show. Wilson, tra le altre, aveva fondato una sua etichetta discografica indipendente, la Factory Records, e convinse i Joy Division a partecipare alla compilation “A Factory Sample”, prodotta per il lancio della label.

Finalmente il successo

I due brani presenti in questa compilation, “Digital” e “Glass”, segnano anche l’inizio della collaborazione della band con il produttore Martin Hannett. Questi costruisce un particolare sound, che univa l’incedere punk tipico delle origini con la sempre più spiccata propensione verso il dark, che a breve diventerà un vero e proprio segno distintivo della band. Un suono preciso, geometrico, il tutto scandito dall’incedere pulsante e tribale della sezione ritmica e dalle gelide stilettate della chitarra. Il tutto unito alla voce di Curtis, dai toni quasi baritonali e melodrammatici. Se astratta e gelida è la loro musica, ancor più gelida è infatti la sua voce. Anche i testi, lugubri e introspettivi, che esprimono la più totale solitudine e sfiducia verso il mondo, con una forza intrinseca devastante che ben si integrano con il tutto. Hannett produsse entrambi gli album in studio dei Joy Division: “Unknown Pleasures” del 1979 e “Closer” del 1980.

La strada sembrava in discesa per i Joy Division, ma il 27 dicembre, dopo uno show a Londra, il cantante fu colpito da una crisi epilettica. Da quella volta sarà un calvario per Ian. Attacchi accompagnati da tremende convulsioni, che Curtis cerca di esorcizzare con movenze frenetiche che accompagnano le sue performance sul palco.

Il 4 marzo 1979 nello storico Marquee Club di Londra, i Joy Division si esibirono insieme ai Cure, rendendoli ancora più popolari nell’ambiente underground.

Ian Curtis: morte

La salute di Curtis peggiorò sensibilmente al punto di interrompere l’attività promozionale del disco in uscita. La sera prima della partenza per il tour americano, Ian, non reggendo più la tensione con la moglie, che aveva avviato le pratiche per il divorzio, fece ritorno a Macclesfield, e le chiese di ritirare la causa per la separazione.

La mattina del 18 maggio del 1980, Ian Curtis si suicidò impiccandosi nell’abitazione della moglie Deborah. Fu proprio lei che trovò il corpo senza vita del cantante. Con la sua morte finì anche il percorso artistico dei Joy Division. Tony Wilson dichiarò: “Penso che ognuno di noi abbia fatto l’errore di non pensare che il suo suicidio stesse per accadere. Abbiamo tutti completamente sottovalutato il pericolo. Non lo abbiamo preso sul serio. Siamo stati degli stupidi.

Dopo la morte di Ian Curtis, gli altri tre membri del gruppo continuarono l’attività dando vita a una nuova band, i New Order.

Alessandro Carugini

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