Jim Morrison, addio al Re Lucertola

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Di Alessandro Carugini

51 anni fa ci lasciava una delle figure più iconiche del rock: Jim Morrison. A soli 27 anni il Re Lucertola diceva addio a questo mondo che, forse, non lo aveva mai compreso a pieno. Andiamo a scoprire i motivi che lo spinsero ad andare a Parigi e che cosa è accaduto la notte del 3 Luglio del 1971.

Jim Morrison, il trasferimento a Parigi

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Jim Morrison raggiunse la sua fidanzata a Parigi, Pamela Courson, nel mese di marzo, in quanto stava ultimando le registrazioni dell’album L.A. Woman. L’idea di Morrison era quella di abbandonare il music business per dedicarsi esclusivamente alla poesia.

I primi giorni, i due alloggiarono in Hotel per poi trasferirsi presso una loro amica, la modella Elizabeth Lariviere. Nelle prime settimane, Jim scrisse innumerevoli appunti, poesie e pensieri vari. La vita tranquilla di Parigi era un toccasana per lui e la sua creatività.

Nel mese di aprile Jim cominciò ad accusare delle crisi respiratorie. Chiaramente l’abuso di fumo ed alcool, non migliorarono la situazione. Decise così di fare una vacanza in Marocco insieme alla sua fidanzata, sperando che un clima più salubre lo avrebbe aiutato.

I due ritornarono a Parigi il 3 maggio e durante il giorno Pam e Jim non si vedevano mai. Lei era impegnata ad andare in giro a cercare eroina insieme al ricco pusher Jean de Breteu, conosciuto come il “Conte”. Jim faceva il giro dei locali e dei bar, tra cui il famoso Café de Flore, dove frequentò l’attrice e cantante Daniéle Ciarlét, conosciuta con il nome d’arte di Zouzou ed ex fidanzata di Brian Jones.

L’ultima notte

Il 2 luglio, Ronay, amico della coppia, dichiarò di aver salutato Morrison per l’ultima volta nel pomeriggio, descrivendolo febbricitante, gonfio e con un brutto aspetto. Pam disse che quella sera uscì con Jim per vedere il film “Notte senza fine” in un cinema vicino casa e rientrarono all’una circa.

A notte fonda del 3 luglio, verso le 3 o 4 di notte, Pam si svegliò di soprassalto. Jim stava vomitando copiosamente. La ragazza era molto spaventata ma disse che lui si rifiutò di chiamare un medico. Jim si calmò e decise di farsi un bagno caldo. Pam tornò a dormire. Alle 8 circa la ragazza si alzò dal letto per recarsi in bagno. Scoprì il corpo esanime e livido, ancora immerso nell’acqua della vasca, del fidanzato.

Sconvolta raccontò di aver chiamato l’amico De Breteuil, che in quel momento era con Ronay. I due ragazzi chiamarono i vigili del fuoco che arrivarono alle 09.24. Il pompiere Alain Raisson tentò inutilmente di rianimare Jim. Alle 09.45 giunse l’ispettore di polizia Jaques Manches, mentre alle 11 arrivò il medico legale Max Vassille che, dopo una frettolosa analisi del cadavere, dichiarò la morte del cantante per infarto e conseguente arresto cardiaco.

Il 4 luglio venne organizzata una veglia funebre privata. L’allora manager dei Doors, Bill Siddons, arrivò subito a Parigi, ma non venne data alcuna comunicazione né alla stampa né ad altri amici, ad eccezione degli altri componenti della band.

Jim è sepolto nel vicino cimitero di Père-Lachaise, uno dei pochi aperti a stranieri morti a Parigi, ivi compresi molti artisti che piacevano molto a Morrison.

Congetture e leggende

La morte di Morrison rimane avvolta nel mistero: le ultime ore di vita si basarono soltanto sulle testimonianze di Pamela, la quale fece trascorrere un insolito tempo nello scoprire il cadavere e nel chiamare gli aiuti. Le indagini furono sommarie e il medico legale, giunto in ritardo, fece una relazione clinica molto superficiale. Non ha approfondito le cause dei lividi, ha parlato semplicemente di un arresto cardiaco e non ha eseguito nessuna autopsia o esame tossicologico. Anche le indagini sono state archiviate frettolosamente, qualche giorno dopo, con l’autorizzazione alla sepoltura. Inoltre la notizia ufficiale della morte è stata diffusa soltanto a funerale avvenuto.

A tal proposito alcuni sostengono che Jim Morrison non fosse morto, ma che avesse inscenato la sua scomparsa per sottrarsi alla pressione della popolarità. Si ipotizzò un suo spostamento in Africa, seguendo così le orme del leggendario poeta Rimbaud. Bill Siddons e Steve Harris, assistente di Jac Holzman della Elektra, non esclusero questa ipotesi, complice anche il fatto che Siddons non vide mai il cadavere del cantante.

Ci sono i sostenitori di un complotto per il quale, la finta morte di Jim, è orchestrata dalla CIA. Hendrix, Jones, Joplin e Morrison erano ritenuti scomodi. Avevano influenzato notevolmente la contro-cultura del tempo e inneggiavano pubblicamente contro le politiche di Nixon sul finanziamento per la guerra del Vietnam.

La morte per droga e alcool

Sono state fatte altre congetture, soprattutto in merito alla causa della morte, ritenuta non credibile. Molti sono convinti che si trattò di un’overdose, tesi sostenuta anche da Siddons, il quale raccontò che Jim, nonostante fosse diffidente ad aghi e droghe pesanti, era tuttavia incline a “sperimentare”. Jim frequentava spesso il “Rock ‘n’ Roll Circus”, ritrovo di eroinomani parigini e, alcuni amici, ribadirono questa ipotesi in più interviste. Marianne Faithfull raccontò che il “Conte”, allora suo fidanzato, “…era spaventato a morte. Jim era morto e la droga l’aveva fornita lui. Jean si vedeva come il pusher delle star…

Un’altra ipotesi sostiene che Jim, la notte tra il 2 e 3 luglio fosse in giro da solo. Secondo il proprietario del Circus, Jim è arrivato nel suo bar in tarda serata, ha bevuto molto come al solito, ed è stato ritrovato dai dipendenti del club nel bagno del locale. Jim era accasciato a terra con segni di schiuma e sangue alla bocca. Non dava segni di vita. Decisero di nascondere l’accaduto trasportando il corpo attraverso dei passaggi sotterranei, per poi portarlo a casa e posizionarlo nella vasca.

Alessandro Carugini

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