Il 7 agosto 1990 Simonetta Cesaroni, di appena 20 anni, è stata trovata morta nel quartiere Prati a Roma, uccisa con 29 coltellate: nonostante le indagini, il delitto di Via Poma è ancora avvolto nel mistero.

Delitto di Via Poma: i fatti avvenuti il 7 agosto 1990

Delitto Via Poma photo credits Wikipedia
Delitto Via Poma

Simonetta Cesaroni era una giovane ragazza romana, che svolgeva un lavoro di segretaria presso l’A.I.A.G. (Associazione Italiana Alberghi della Gioventù), per conto dello studio commerciale Reali SAS. Il 7 agosto 1990 è stato rinvenuto il suo corpo senza vita presso lo stabile di via Carlo Poma 2, nel quartiere Prati di Roma. Secondo la ricostruzione fatta dal RIS il corpo della vittima è stato trovato con molti segni di arma da taglio, per la precisione 29 coltellate in diverse parti del corpo. Alcuni vestiti della ragazza, e altri effetti personali non sono mai stati trovati sulla scena del crimine.I primi sospetti

Tra i primi sospettati dell’omicidio, il portiere dello stabile Pietro Vanacore è stato ritenuto il principale accusato nei primi giorni dell’indagine. Dopo 26 giorni di carcere è stato però rilasciato senza prove, nonostante i maggiori sospetti gravassero su di lui. Come prova principale c’era la totale assenza di tracce di Dna sul corpo della vittima. Alcune incongruenze hanno però fatto sospettare sin da subito il portiere, come la sua assenza dal cortile dello stabile nell’orario in cui sarebbe stato compiuto il delitto, e il fatto che si fosse recato a casa dell’architetto Cesare Valle, l’unico condomino di Via Poma, oltre a Simonetta. Nessun altro estraneo è stato visto entrare e uscire dallo stabile quel pomeriggio.

Il 26 aprile 1991 le accuse contro Vanacore e altre cinque persone indiziate sono state archiviate. Nel 1995 la Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’appello di Roma, rifiutando il rinvio a giudizio per favoreggiamento del portiere. A distanza di anni è stato però coinvolto in una seconda indagine che toccava il fidanzato della ragazza Ranieri Brusco, basata sulla tesi che qualcuno si fosse introdotto nello studio dove era avvenuto il delitto per inquinare la scena del crimine. Il mistero del delitto di via Poma si è infittito in seguito al suicidio del portiere Vanacore il 9 marzo 2010. Prima di lasciarsi annegare, Vanacore ha lasciato un messaggio su un cartello: “20 anni di sofferenze e di sospetti ti portano al suicidio”. Il portiere avrebbe dovuto testimoniare tre giorni dopo durante l’udienza del processo del delitto di Simonetta Cesaroni a carico del fidanzato Ranieri Brusco.

Sonia Faseli

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