“Il discorso del re”, l’Oscar al cinema inglese e le controversie storiche

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Di Stefano Delle Cave

Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Faremo un viaggio a Los Angeles alla scoperta di un lungometraggio che ha vinto l‘Oscar come miglior film. Parleremo, di re, di balbuzie e di discorsi alla radio. Abbiamo dedicato questa puntata di Movie Award ad “Il discorso del re” di Tom Hopper

“Il footage di Giorgio VI è stato utile. Non tanto per avermi dato materiale da imitare, ma perché ho visto molto sulla qualità dell’uomo che dovevo interpretare. C’era un’umanità e una inaspettata dignità in lui che io ho cercato di portare in primo piano”.

Così Colin Firth ha raccontato la costruzione di un personaggio complesso come quello di re Giorgio VI in “Il discorso del re”. È l’interpretazione che lo ha fatto conoscere in tutto il mondo ed ha dato nuovo lustro al cinema inglese. Questo grazie ad un film che ha portato sullo schermo la storia di un’incredibile amicizia tra il re d’Inghilterra e il suo logopedista.

Il discorso del re, Tom Hopper ed un monarca umano

Il trailer di Il discorso del re, fonte EaglePictures

In maniera raffinata Tom Hopper mette in scena “Il discorso del re” raccontando la storia di un uomo fragile che si trova a fare i conti con la prova più difficile e inaspettata della sua vita. Accanto a lui un inseparabile logopedista che cerca di fargli superare il suo problema di insicurezza e di balbuzie. Hopper è bravo a mostrare un re che da un lato segue il suo protocollo regale. Nell’intimo è invece una persona più umana e delicata in cui tutti possiamo riconoscerci perchè tutti abbiamo dovuto affrontare enormi difficoltà nella vita.

La vittoria agli Oscar e le controversie storiche

Il trionfo agli Oscar di “Il discorso del re “ segnò la rinascita del cinema inglese capace con questa pellicola di dare segno di grande rinnovamento culturale. Non mancarono tuttavia diverse critiche come quelle alla regia di Tom Hopper giudicata non meritevole dell‘Oscar ricevuto perchè troppo convezionale rispetto alle altre in nomination. C’era ad esempio David Fyncher con il suo “The Social Network” ritenuto uno dei film più importanti del nuovo millennio. “Il discorso del re” fu accusato anche di alcune inesattezze storiche come le difficoltà iniziali tra il re e il suo logopedista che invece si trovarono subito a loro agio.

Stefano Delle Cave