Nel 1890 fu pubblicato l’unico romanzo attribuito a Oscar Wilde :“Il ritratto di Dorian Gray”. Nell’aprile dell’anno successivo lo scrittore pubblicò la prefazione del romanzo su “The Fortnightly Review” con lo scopo di rispondere ad alcune polemiche che aveva suscitato. Considerato il manifesto letterario dell’estetismo, esso rappresenta la follia dell’attaccamento insano alla bellezza estetica, alla giovinezza. Il dottor Faust, un alchimista che fece (come Dorian) il patto con il diavolo in cambio della sua anima, ispirò il conflitto eterno tra piacere edonistico e moralità ripreso da Wilde.
“Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde: trama e analisi
Il vero sciocco, quello di cui gli dei si fanno beffa o che essi deridono, è colui che non conosce sè stesso”.
Oscar Wilde, “Il ritratto di Dorian Gray”
Il romanzo è ambientato nell’epoca vittoriana e il protagonista è un ragazzo di nome Dorian Gray, bellissimo nell’aspetto, ricco ma orfano. La storia inizia con la creazione, da parte di un un pittore suo amico di nome Basil Hallward, di un suo ritratto. Nello studio del pittore, Dorian conosce Lord Henry Wotton, un ricco dandy che con i suoi discorsi lo induce a credere che l’unica cosa importante nell’esistenza di un individuo sia la bellezza di un corpo giovane.
Dorian comincia a provare invidia nei confronti del suo dipinto poiché esso non sarebbe mai invecchiato. Assolutamente ossessionato da ciò, decide di rinunciare alla sua anima pur di rimanere giovane, così stringe un patto con il diavolo: il dipinto sarebbe invecchiato e avrebbe ricevuto i segni indelebili di una vita edonistica dedita ai piaceri più scabrosi, mentre lui avrebbe mantenuto lo stato di perfezione del finto ritratto.
Il dipinto diventa, nel corso del tempo, sempre più simile a quello di un mostro a causa delle azioni compiute da Dorian. Quest’ultimo decide di svelare il segreto al creatore del dipinto, Basil, il quale disperato cerca di farlo pentire invano; Dorian, infatti, finisce per ucciderlo. Ossessionato, infine, dai crimini commessi e sviluppato un rapporto super morboso con il ritratto dal quale non osa più separarsi, decide di cambiare vita ma questo non basta. Egli è in preda alla disperazione, odia il dipinto e alla fine lo accoltella, uccidendo sè stesso. Il ritratto ritornerà giovane, e lui riacquisirà il suo reale volto ormai privo di vita.
Analisi dell’opera
Oscar Wilde riporta nell’opera il dandismo, ossia il comportamento dedito alla ostentazione della eleganza con presenza di un individualismo disperato, di proposito distaccato dalla realtà borghese. I temi centrali sono: lo scorrere del tempo, la paura dell’invecchiamento, incredibilmente legati all’autore stesso e anche alla sua mamma.
L’eterna giovinezza si dimostra essere una misera illusione. Fermare le lancette dell’orologio implica non prendere parte al vissuto, non esistere, non permettere anche alle proprie cellule di fare il giusto corso così come gli eventi che circondano l’esistenza. Significa privare la propria vita della esperienza anche concreta e materiale, significa non prendersi le responsabilità delle proprie azioni (bere, fumare, tutto ciò che Dorian faceva portava ad un invecchiamento più veloce delle cellule perché le avvelenava), significa non crescere.
Esiste oggi una sindrome chiamata “Dorian Gray”, scientificamente nota come gerascofobia, che comporta la paura di invecchiare. Queste persone di solito sono colpite da gravi frustrazioni che portano a depressione e conseguente uso di chirurgia estetica. Non c’è cosa più triste che evitare il corso naturale della propria storia. Come un bel romanzo che si rispetti, anche la nostra vita deve avere un finale, altrimenti che romanzo sarebbe?
Giusy Celeste