Oscar Wilde: il genio irlandese condannato per sodomia

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Di Giusy Celeste

Oscar Wilde: il genio irlandese condannato per sodomia. L’esponente per eccellenza del decadentismo britannico, autore dei testi teatrali considerati capolavori del XIX secolo, fu condannato ai lavori forzati per ben due anni con l’accusa di “gross public indecency”, modo in cui erano definiti dalla legge britannica atteggiamenti trasgressivi in particolar modo tra omosessuali. Egli già sposato perse la possibilità di vedere i suoi due figli e di rimanere in Gran Bretagna; si trasferì nell’Europa continentale e morì a Parigi il 30 Novembre del 1900 di meningoencefalite dopo essersi convertito alla religione cattolica.

Oscar Wilde: la relazione che portò alla sua decadenza

Oscar Wilde sposò il 29 Maggio del 1884 Costance Mary Lloyd, scrittrice e giornalista britannica. Da lei ebbe due figli, Cyril e Vyvyan. Nonostante il matrimonio lo scrittore intrattenne indisturbato una relazione sentimentale burrascosa con Alfred Douglas, figlio del marchese di Queensberry (dal 1891). Numerose furono le volte in cui i due si lasciarono per poi riprendersi successivamente, sia a causa del padre di Alfred, un nobile di severi principi che mal sopportava la vita dedita al libertinaggio, sia per il carattere irascibile e burrascoso dello stesso ragazzo. Nel 1894 i litigi culminarono in un episodio tutt’altro che piacevole: Alfred minacciò lo scrittore di suicidio se non si fosse deciso ad incontrarlo. Wilde accettò e da allora le loro vite si intrecciarono tanto da non poterne più uscire senza rilevanti conseguenze.

Il marchese, padre di Alfred, decise il 1° aprile del 1894 di incontrare lo scrittore al Café Royal, ma l’incontro non produsse alcun effetto. I due continuarono a stare insieme e a litigare. Nell’ottobre dello stesso anno per volere del suo amante Wilde si trasferì al Grand Hotel di Brighton dove si ammalò. Il 16 dello stesso mese, dopo l’ennesimo litigio, lo scrittore irlandese ricevette una lettera da parte di Alfred con parole che lo toccarono molto, tanto da scrivere al marchese di Queensberry per rendere ufficiale la separazione. Di lì a poco,però, venne a conoscenza della morte del fratello di Alfred e ci fu l’ennesima riconciliazione. Nel gennaio del 1895 partirono per Algeri e Blida dove consumarono hascisc in maniera spropositata. Tornato a Parigi incontrò Degas che iniziò già a parlargli di prigione.

I due processi e la condanna definitiva

Nel primo dei due processi fu Wilde ad accusare il marchese, padre di Alfred, di calunnia. La procedura però si volse contro lo scrittore poiché dalla difesa grazie ad investigatori furono raccolte ben 15 testimonianze inerenti al reato di sodomia. In particolare, con l’aiuto di una prostituta, giunsero al 13 di Little College Street dove trovarono gli indirizzi di tutte le frequentazioni dello scrittore; questi ragazzi furono rintracciati e chiamati in tribunale a dare testimonianza.

Nel secondo processo lo scrittore tentò di difendersi in attesa del mandato di cattura con l’accusa di sodomia. Il pubblico gli divenne incredibilmente ostile: le rappresentazioni teatrali furono cancellate così come il suo nome svanì da qualsiasi cartellone pubblicitario. In Francia fu vietata la vendita di sue fotografie. Durante la sentenza definitiva queste furono le parole del giudice:

“Persone capaci di compiere simili cose sono chiaramente sorde ad ogni sentimento di vergogna… È il peggior processo che io abbia mai presieduto

Sir Alfred Wills (1828-1912)

I due pseudo amanti furono condannati al massimo della pena: due anni di reclusione. Fu vero amore o mero tedio?

Giusy Celeste

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