Archiviata la pesante (quasi) eliminazione dall’Europa League, la Lazio torna a sorridere in campionato dove, a differenza delle apparizioni oltre le Alpi, i punti di forza prevalgono sui limiti. Il tour de force è giunto al termine con Inzaghi che potrà analizzare il tutto a mente fredda
Cadere in casa con il Celtic all’ultimo secondo, fatto. Tornare in campo poco meno di tre giorni dopo e rifilare quattro gol all’avversario di turno, fatto. La Lazio marchiata Simone Inzaghi non conosce mezze misure. Se la campagna europea è un fallimento, il cammino in campionato racconta un’altra storia.
Come in una partita di Forza 4, i biancocelesti, dopo aver trovato la via giusta per inanellare senza interruzioni i cerchietti, hanno inserito il pilota automatico sfatando anche un tabù, quello con il Milan a San Siro, lungo trent’anni.
Una Lazio dalla doppia faccia in Europa League ed in Serie A? Sì, ma solamente negli ultimi 20 metri.
All’ Olimpico si inserisce la quarta
Scorgendo velocemente la classifica ecco apparire una Lazio terza (insieme ad un Cagliari a dir poco sorprendente) come non accadeva da molto tempo oramai. Superata la partenza a rilento, la banda di Inzaghi ha fatto suo il fattore Olimpico per mettere in cascina più punti possibili.
Tra le mura amiche 4 vittorie, 2 pareggi e nessuna sconfitta con risultati spesso molto rotondi. Lo sanno bene Genoa, Torino e Lecce, tutte vittime di un poker. Per di più, nelle tre sfide solamente i pugliesi sono stati in grado di rimanere parzialmente in partita prima di cedere nel finale, quando Immobile ha deciso di tornare a far valere la regola del capocannoniere: rigore trasformato e match in ghiaccio.

L’Olimpico come fortino inespugnabile difeso con le unghie e con i denti anche nei momenti più difficili (per maggiori informazioni chiedere all’Atalanta). Un fattore da non trascurare in vista di un campionato che domenica dopo domenica vive continui stravolgimenti di classifica ed in cui l’ unico comune denominatore tra le pretendenti al quarto posto è la mancanza di continuità.
Inzaghi sorride, sono tornati i fantastici quattro
La vittoria con il Lecce, oltre al risultato, regala almeno altre due notizie. Lasciando per una volta da parte i soliti Immobile (14 centri in campionato) e Luis Alberto, forse un po’ troppo sciupone, ma comunque sempre sugli scudi, a spiccare solo gli altri due tenori.
Correa ha scoperto l’arma segreta del sangue freddo e, steso il Milan, ha vestito i panno di apri e chiudi fila della marcature laziali. Con i salentini il “Tucu” ha indubbiamente incrementato la sua percentuale in zona realizzativa sprecando solamente un chance (non facilissima) ad inizio match. L’intesa con Immobile sa di perfezione e sulla sponda biancoceleste del Tevere nessuno vuole smettere di sognare.
Oltre all’argentino, nelle fredda domenica romana le luci si sono accese su Milinkovic-Savic, non tanto per la prestazione in sè, quanto per il ritorno al gol che mancava dal 29 settembre. Una firma importante con mille significati, non ultimo quello rappresentato dalla tranquillità mentale, come rivelato dallo stesso centrocampista nel post gara.

La Lazio ha ritrovato tutti i suoi super poteri che andranno ora custoditi durante la sosta per le nazionali.
La crescita mentale
Un ultimo focus lo merita l’aspetto mentale, tramutatosi da punto debole a punto di forza. Focalizzando l’attenzione sulle prestazioni in campionato, in tre delle ultime quattro i capitolini sono stati bravissimi a non abbassare la concentrazione dopo essere stati recuperati da una situazione di vantaggio.
Fiorentina, Milan e Lecce insegnano. Peraltra, con i viola ed i rossoneri il gol vittoria è giunto nei minuti finali, quasi a simboleggiare la capacità dei capitolini di rimanere sempre in partita provando a fare bottino pieno fino al fischio finale.

Superato il deficit di concentrazione, Inzaghi dovrà ora concentrarsi sulla fase difensiva (ancora parzialmente da registrare) e sulla finalizzazione, autentica responsabile del fallimento europeo.