L’esercito israeliano ha iniziato a pompare acqua di mare nella vasta rete di tunnel di Hamas a Gaza. Lo scrive il Wall Street Journal citando fonti Usa che sono state informate delle operazioni militari israeliane, che fanno parte di un intenso sforzo per distruggere le infrastrutture sotterranee del gruppo. L’allagamento dei tunnel con l’acqua di mare, che è nelle fasi iniziali, è solo una delle diverse tattiche che Israele sta usando per svuotare e distruggere i tunnel di Hamas, aggiunge il giornale.

Israele ha iniziato a pompare acqua di mare nei tunnel di Hamas a Gaza

Secondo il Wall Street Journal, che cita fonti Usa, i militari israeliani avrebbero installato a metà novembre cinque pompe idriche a nord di Gaza City. La Bbc ha chiesto loro un commento, ma per ora si limitano ad affermare di verificare le indiscrezioni, e la rete britannica precisa di non poter confermare le ultime notizie in modo indipendente.

Israele avrebbe informato per la prima volta gli Stati Uniti del piano all’inizio di novembre, provocando reazioni contrastanti sulla fattibilità dell’operazione e sull’effetto che avrebbe sull’ambiente, avevano raccontato alcuni funzionari statunitensi. La scorsa settimana il capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, Herzi Halevi, aveva detto che allagare i tunnel sarebbe «una buona idea», ma non aveva fornito maggiori commenti al riguardo.

Secondo i funzionari il governo statunitense avrebbe dubbi sull’efficacia dell’uso dell’acqua di mare per distruggere o danneggiare in modo serio i tunnel – che si stima si estendano per circa 500 chilometri e sono provvisti di portoni blindati in grado di resistere anche alle esplosioni – e sul fatto che potrebbe mettere in pericolo l’approvvigionamento di acqua dolce nella Striscia di Gaza. Già nel 2015 il governo egiziano aveva utilizzato l’acqua di mare per allagare i tunnel gestiti da contrabbandieri sotto il varco di Rafah, al confine con la Striscia, provocando grosse lamentela da parte degli agricoltori delle zone limitrofe, che avevano sostenuto che l’operazione avesse causato danni alle loro colture.