Stasera in tv: Con Vi presento Joe Black Martin Brest intraprende un’esplorazione della morte tematicamente articolata ed esteticamente coerente. Questa è sepolta, tuttavia, dalla puntuale colata di melassa hollywoodiana, unica cosa sicura in questo mondo, oltre alle tasse e alla morte, per l’appunto. Scenografia fotografia e dialoghi si alleano nella creazione di un’atmosfera eterea, rarefatta e mortifera. Su di essa incombe l’ombra di un Brad Pitt mesciato e sorridente, ridotto suo malgrado a poster per le teenager. Il quale, complice l’improbabile storia d’amore, segna il trapasso del film.
Bill Parrish (eccellente Antony Hopkins), magnate delle telecomunicazioni, incoraggia la figlia Susan (Claire Forlani) a cercare l’amore vero, per il quale vale la pena di vivere. Susan ha un colpo di fulmine per un bello sconosciuto (Brad Pitt), che muore in un incidente, senza che ella lo sappia. Anche i giorni del padre Bill sono contati; tuttavia l’angelo della morte Joe Black (Pitt) decide di adottare l’uomo come guida nell’esplorazione delle emozioni umane e di posticiparne il decesso di qualche giorno. Joe Black si installa perciò in casa Parrish, prendendo le sembianze di un fresco defunto, che è proprio il bel ragazzo per cui Susan si è presa una cotta.
Vi presento Joe Black, vi presento la morte
Vi presento Joe Black, stasera in tv, riflette sulla morte in maniera articolata, grazie ad una trama composita di intrecci secondari, che ne esplorano le diverse sfaccettature. Bill Parrish, è la reazione emotiva, la difficile accettazione della mortalità, da parte di un personaggio onnipotente nella dimensione terrena. La morte è anche uno stimolo al carpe diem e al coraggio di non accontentarsi, come impara Susan. Bill si illude che morendo potrà guadagnarsi una forma di eternità attraverso il suo lascito, il suo impero mediatico. Questo è tuttavia già in via di smembramento, a causa di una serie di soci “lupi” e traditori: nulla o quasi nulla, il film suggerisce, è per sempre. La morte è infine cessazione del dolore, sollievo e pace. Ciò è mostrato nella vicenda in cui Joe Black incontra in ospedale una signora giamaicana torturata dalla malattia.
Un’atmosfera placida ed elegiaca aleggia sulla pellicola, grazie ad un dispositivo estetico votato all’etereo, alla lentezza ed al silenzio. La fotografia dello straordinario Lubezki (Birdman, Gravity, Sleepy Hollow) gioca sui colori celestiali dell’azzurro e dell’acqua marina. Impreziosisce inoltre le inquadrature con punti luce negli ambienti, e riflessi-aureole sui personaggi, definendo uno spazio tra terreno e divino. La scenografia si allinea: giocando in trasparenza con piscine, bicchieri, vetri e specchi, moltiplica i riflessi e dematerializza l’ambiente. Accumulando opulenza e opere d’arte, solleva la dialettica sull’immortalità. Da un lato, suggerendo la vanità della ricchezza di Bill, e da l’altro, mostrando che alcune cose, come i capolavori dell’arte, restano in eterno.
Stasera in tv: un film molto lungo
Il dialogo si allinea sul ritmo funereo e si rarifica di infiniti silenzi. Per Bill ci vuole tempo per accettare la morte. Per Joe ci vuole tempo per imparare a comportarsi come gli altri; i quali, a loro volta, necessitano tempo per capire chi sia questo strano personaggio. Gli scambi comunicativi sono sistematicamente sabotati dall’incomprensione, allungati da spiegazioni e pause. Il silenzio, elemento raro nelle pellicole hollywoodiane, è cessazione, morte e pace. Che piaccia o annoi, risulta coerente con la tematica del film. Meno accettabile l’allungamento dei tempi che interviene nella seconda parte. Una complicazione eccessiva e gratuita delle linee narrative minori crea digressioni sterili su personaggi monodimensionali.
E poi c’è la love story, la cui la dinamica é poco chiara. I riflettori sono puntati ignominiosamente esclusivamente su Pitt. Egli è oggetto di innamoramento inspiegabile, al di là dell’ovvia attratività fisica e il fatto che spiccica tre parole al giorno (le donne amano iI mistero). Il tutto è complicato dal fatto che l’amore di Susan per Joe é legato al ricordo del colpo di fulmine con “lo sconosciuto”, una personalità agli antipodi del taciturno Black. Il quale, non avendo nulla di mortifero, non puo’ nemmeno essere vettore di un concetto. Sarebbe stato interessante, infatti, vedere una donna innamorarsi della morte in quanto tale.
Brad Pitt ha lasciato il suo corpo
Ma il povero Joe Black mangia biscotti, sorride a tutti ed è lungi da incarnare un death drive. Se Pitt é bello da inquadrare, il suo personaggio é difficile da inquadrare. La combinazione tra il cinismo della morte e l’innocenza del bambino urta alla logica. Si passa cosi’ da momenti di malizia estrema a momenti di ingenuità imbarazzante. Certo non all’apogeo della sua arte drammatica, l’attore interpreta comunque abbastanza vivacemente la parte dello sconosciuto destinato a morire. Nell’incomprensibile ruolo di Black é semplicemente assente; come se avesse seguito la sorte del primo personaggio e distaccato l’anima dal corpo.
Sara Livrieri
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