La rubrica “Esseri Unici” oggi ricorda il grande maestro John Baldessari. Nato a National City il 17 giugno 1931 a Los Angeles, da padre italiano, è stato un artista concettuale, architetto e performance artist statunitense. Baldessari pioniere e uno dei massimi esponenti del movimento concettuale, tra gli anni ’60 e ’70, ha modificato per sempre il modo di fare arte. Sono state circa 200 le mostre in cui negli anni il maestro ha partecipato e centinaia le opere prodotte nell’arco della sua vita.
Baldessari ha lavorato decenni come professore al California Institute of Arts poi all’Università della California di Los Angeles. Durante la sua carriera ha formato generazioni di artisti e ricoperto un ruolo fondamentale nella scena artistica californiana. Le prime opere importanti l’artista le realizzò su tela ed erano composte dalla sovrapposizione di testi scritti, spesso frasi dallo sfondo esistenziale. Uno tra i suoi famosi progetti è stato senza dubbio “The Cremation Project“. Un inequivocabile atto di disconoscimento delle opere prodotte da lui tra gli anni ’50 e ’60.

John Baldessari e la fotografia come forma d’arte
Date alle fiamme la maggior parte di quelle opere utilizzò le ceneri per realizzarne farina con la quale poi produsse biscotti che espose al Moma(Museum of Modern Art di New York), nell’importante mostra collettiva sull’arte concettuale “Information“. I lavori successivi saranno poi quelli che meglio lo rappresenteranno e che nel tempo hanno contribuito a diffondere la sua fama nel mondo. Lavori mixati materiali fotografici, still da film, scarti della cultura pop, estrapolati dal loro contesto naturale e riinseriti in un nuovo spazio. A metà degli anni ’60 John Baldessari scoprì una passione speciale per la fotografia.
Per anni si dedicò a questa nuova passione, senza per questo nutrire l’ambizione di diventare fotografo ma con l’intento di portare l’arte della fotografia fuori dalle gallerie e farla approdare nei musei. Nacquero così le serie Wrong del 1966.Tra le sue tante serie di opere ricordiamo quella dei “dots” in cui Baldessari utilizza piccoli pois colorati per eliminare dettagli di fotografie preesistenti. Spesso tali puntini erano posizionati sulle teste, in modo tale da costringere lo spettatore a concentrarsi su altri particolari e riconsiderare il punctum dell’immagine.

Le serie e i riconoscimenti
Negli anni’90 produsse la serie ispirata a Goya, dal titolo “Los desastres de la guerra”. Ben 82 incisioni realizzate tra il 1810 al 1820 da Francisco Goya nel tentativo di descrivere l’orrore della violenza. Da qui l’idea di Baldessari di accostare quelle incisioni ad immagini e oggetti comuni come un paio di forbici, un vaso di fiori, un libro, una bocca.
Questo per generare un effetto inquietante e poetico, costringendo lo spettatore alle riflessioni più varie. Il rifiuto della manualità e l’esaltazione del pensiero, della mente. Scomporre immagini, estrapolarne un particolare per poi collocarlo in contesto diverso abbinandolo a frasi di senso compiuto. Baldessari è stato un precursore della cultura moderna dalla quale siamo sopraffatti, come ad esempio i “Meme“. La Biennale di Venezia nel 2009 gli ha conferito il Leone d’oro alla carriera. Nello stesso anno la Tate Modern di Londra gli ha dedicato una retrospettiva. John Baldessari è morto il 2 gennaio 2020 a Los Angeles.
di Loretta Meloni
Immagine di copertina (Opera di John Baldessari) photo credit: tate.org.uk