Compie oggi 81 anni il mitico John Cale. La sua carriera di musicista e produttore abbraccia rock, pop, punk, colonne sonore, musica classica e avanguardia. Membro fondatore dei Velvet Underground, ha sempre sofferto lo schiacciante paragone con Lou Reed, mostrando però una fiera indipendenza artistica. Oggi lo celebriamo ricordando il suo passato nella band di Andy Warhol.
John Cale dall’infanzia ai Velvet Underground
Nato in Galles nel 1942, John Cale si forma come musicista classico, imparando sin dall’infanzia a suonare le tastiere e la viola. Proprio questo strumento a corde sarà parte fondamentale della rivoluzione velvettiana. Studente di musicologia al college, sviluppa una sensibilità artistica affine a compositori di avanguardia come Stockhausen, LaMonte Young e John Cage. Entrerà così in contatto con queste personalità. Nei primissimi anni sessanta si trasferisce a New York, dopo essere stato invitato dallo stesso Cage a collaborare come performer di pezzi composti da Eric Satie.
Cale diventerà presto parte integrante del progetto musicale di LaMonte Young chiamato “The Theatre of Eternal Music“. Quest’esperienza era caratterizzata da lunghissime session strumentali basate su una tecnica che consisteva nel tenere la stessa nota per tutta la durata della performance. In quell’occasione Cale apportò anche modifiche tecniche alla sua viola.
Nel 1965 conosce Lou Reed, che all’epoca lavorava come compositore su commissione di canzonette pop. Scopre di avere in comune con lui la passione per lo sperimentalismo e per il rock’n’roll. Con lo stesso Reed come voce e chitarra, Sterling Morrison al basso e Angus MacLise, sostituito poi da Maureen Tucker, alla batteria, nascono i Velvet Underground.
I Velvet Undergrund e John Cale
La prima serata dal vivo dei Velvet Undergrund è l’11 novembre del 1965 in un college di periferia. Ma ben presto diventano l’attrazione fissa del Cafè Bizarre. Fu proprio Cale a far compiere al loro sound un salto di qualità: dal folk urbano che era in voga a quei tempi a un inclassificabile nuovo genere. Possiamo definirlo un acid folk elettrico. Uno dei primi a rimanere impressionato da questi ragazzi fu Andy Warhol. Il padre della pop art li tirò fuori dalla sottoculturali in cui si esibivano e li inserì nei suoi spettacoli. Uno dei primi film in cui comparvero s’intitola “Venus In Furs“.
Dell’entourage della sua facory faceva anche parte anche l’attrice e cantante tedesca Nico, pallida e fredda, dall’aria di una languida nobildonna mitteleuropea decaduta. Nico si aggiunge alla band aggiungendo ai Velvet Underground un’atmosfera da cabaret espressionista. Così facendo traccia un’inquietante parallelo fra la Berlino anni ’30 e la New York anni ’60.
Warhol si circondava di un popolo di diseredati, estratto dai bassifondi di New York. Un popolo di teppisti, prostitute, omosessuali, drag queen e drogati che diventa il protagonista delle canzoni dei Velvet Underground.
L’esordio dei Velvet Underground con Nico avvenne nel febbraio del 1966 al Cinematheque. C’è da dire che la prima esibizione ufficiale dello show, creato dallo stesso Warhol, si ebbe in primavera al DOM Theatre.
Il loro primo disco, The Velvet Underground & Nico, viene pubblicato nel 1967: questo lavoro è uno dei migliori album rock della storia.
John Cale suonò, a seconda dei pezzi, viola elettrica, piano e basso, ma soprattutto spinse verso uno sperimentalismo che mischiato allo stile di Reed rese riconoscibile il “sound” dei Velvet Underground. I contrasti nel gruppo, probabilmente dovuti all’egocentrismo di Lou Reed, che è il leader del gruppo, ruppero l’alchimia con Cale e portarono a un secondo disco White Light/White Heat dalle sonorità più acide, più sporche e ancora più sperimentali. Nel 1968, dopo la pubblicazione di questo lavoro, Cale lasciò il gruppo. Molto probabilmente fu Lou Reed a spingerlo in questa direzione. Prova ne è il fatto che i successivi lavori dei Velvbet Underground riportano a la melodia su un piano più orecchiabile e di più facile ascolto.
I Velvet Underground oggi
La gloria della band è affidata ai primi due dischi e a un paio di canzoni successive, poche composizioni che cambiarono per sempre la percezione di cosa fosse la musica. Sebbene quasi tutte le loro canzoni fossero costruite sui tre accordi di chitarra e sul tempo 4/4 usati da tanti altri gruppi rock, i Velvet Underground inventarono un’atmosfera malata, negativa, cupa, decadente… Un’atmosfera che poteva raggiungere livelli intollerabili di paranoia. Quell’atmosfera faceva continuo riferimento alla degradazione della vita moderna, all’alienazione urbana, alla disperazione esistenziale, alla solitudine cronica, alla violenza morale e fisica, che erano condivise da un’intera popolazione di moderni “perdenti”.
La musica dei Velvet Underground era una medicina per sopravvivere a tutti i dolori provocati dalla società moderna. Erano dei poeti metropolitani ed i loro testi inneggiavano alla devianza sessuale e alla tossicodipendenza come rituali taumaturgici che come pratiche edonistiche. La loro musica era il senso di squallore ma raccontato con poesia. I Velvet Underground erano i portavoce sia dell’apologia trionfale sia del lamento funebre degli anni 60 e 70. Nonostante ciò, furono completamente estranei alla canzone di protesta, ai figli dei fiori ed ha quasi tutto ciò che caratterizzò quegli anni. Andavano dritti per la loro strade, con pezzi arrangiati in un modo che non era mai stato fatto prima, e spesso si trattava di puro caos sonoro. Le loro canzoni avevano poco in comune con il resto della musica perché, alla fin fine, non erano canzoni ma reperti angoscianti di un’agghiacciante colonna sonora.
I Velvet Underground sono probabilmente il complesso più influente di tutta la storia della musica rock. Brian Eno è solito raccontare che “soltanto cento persone acquistarono il primo disco dei Velvet Underground, ma ciascuno di quei cento oggi o è un critico musicale o un musicista rock”.
Alessandro Carugini
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