Il 17 novembre del 1980 uscì Double Fantasy, l’album che doveva segnare il ritorno sulle scene di John Lennon dopo cinque anni di autoesilio artistico e che, di fatto, divenne il suo testamento musicale. Soltanto tre settimane dopo, l’8 dicembre, il cantante fu assassinato a colpi di pistola da Mark Chapman.
Anche questo lavoro, in realtà, come altri quattro precedenti, vide la collaborazione di Lennon con la moglie Yoko Ono.
Il ritorno dopo una lunga pausa artistica
L’ultimo album di inediti del Lennon solista risaliva al ’74: Walls and Bridges fu scritto in circostanze molto particolari per il cantante, che viveva un periodo di profonda solitudine a causa della momentanea separazione dalla Ono e del crescente successo dell’ex sodale artistico Paul McCartney, mentre la propria carriera post-Beatles attraversava un momento di stanca. Ne è emblema la malinconica Nobody Loves You (When You’re Down and Out). L’album successivo, Rock ‘n’ Roll (1975), ebbe un buon riscontro di pubblico ma era una raccolta di cover di classici rock and roll anni ’50.
Nel ’75 nacque Sean e John decise di prendersi una pausa dalla vita da rock star per allevare il figlio e dedicarsi ad una tranquilla vita familiare. È per questo che la notizia di un nuovo disco del cantante (che iniziò a scrivere durante un viaggio in barca a vela) dopo cinque anni aveva creato attesa e grandi aspettative nell’intero mondo musicale. Per gli stessi motivi, molti avrebbero preferito che si trattasse di un album soltanto di Lennon e rimasero delusi nell’apprendere che, anche in questo caso, il loro beniamino aveva deciso di dividere la scena con l’amata consorte.
Double Fantasy, prima e dopo l’8 dicembre 1980
Partiamo dai fatti: l’album fu prodotto da Jack Douglas e pubblicato dalla Geffen Records. Il primo singolo estratto, in ottobre, fu (Just Like) Starting Over, un brano che dal titolo porta a pensare ad una ripartenza, ad un nuovo inizio. I singoli successivi, usciti dopo la tragica scomparsa di Lennon, furono Woman, Watching the Wheels e Beautiful Boy. Le canzoni sono quattordici e i due coniugi si alternano cantando esattamente lo stesso numero di pezzi.
Dear Yoko è dedicata alla moglie, Beautiful Boy al figlio Sean, Woman all’intero universo femminile, “l’altra metà del cielo”, come John stesso sussurra ad inizio brano. Watching the Wheels è, di fatto, un elogio alla pigrizia, al dolce far niente, se non occuparsi della famiglia e delle piccole faccende del quotidiano e appare come una risposta a coloro che avevano in passato criticato la scelta di Lennon di allontanarsi per lungo tempo dalla scena artistica.
L’album, dopo una partenza un po’ faticosa, in quanto considerato un po’ deludente, arrivò quasi ovunque ai vertici delle classifiche in seguito alla morte di Lennon. Nell’81 vinse il Grammy come miglior album dell’anno e nell’89 Rolling Stone l’ha piazzato alla posizione numero 29 dei 100 migliori dischi degli anni ’80. Nel 2010 è stato rimasterizzato dalla Ono e ancora da Douglas, cercando delle sonorità un po’ più scarne rispetto a quelle più pompose tipiche degli anni ’80 e Sean Lennon ne ha curato la copertina.
Riusciamo ad essere imparziali con la divinità John Lennon?
Diciamoci la verità: Double Fantasy non è quello che si dice un grande album. È sicuramente difficile ascoltarlo senza il magone per la consapevolezza che è l’ultimo lavoro di Lennon e per il fatto che traspare un generale stato d’animo di ritrovata serenità dell’artista che, dopo le varie crisi esistenziali e di coppia, abbandonate dipendenze e nocive abitudini, appare in una fase della propria vita abbastanza riappacificato con sé stesso e col mondo. Ma dovremmo cercare di parlarne senza farci troppo condizionare dalle tragiche circostanze accorse dopo la pubblicazione.
Il titolo dell’album è ripreso dal nome di una fresia che John aveva osservato alle Bermuda. Il sottotitolo del disco è A Heart Play. L’impressione generale che si ha è che le tracce cantate dai due coniugi siano state alternate con l’intento di armonizzare in uno schema di completezza i loro differenti stili (oltre alla ragione più che verosimile che se avessero messo Lennon sul lato A e la Ono sul lato B, il lato A avrebbe finito per essere consumato a discapito di un lato B, anche ingiustamente, lasciato pressoché intonso). Questo tentativo di amalgama di stili, però, non riesce a pieno, ad eccezione della successione I’m Losing You (Lennon) / I’m Moving On (Ono). Due brani in un immaginario passo a due testimonianza del fatto che, nonostante il profondo amore fra i due fosse riuscito a superare le crisi e tenerli uniti, il loro legame era fatto anche di silenzi e vuoti di comunicazione.
“Somehow the wires have crossed
communication’s lost” da I’m Losing You
“When you were angry you had love in your eyes
when you were sad you had a dream in your voice
but now your giving me your window smile” da I’m Moving On
Da nuovo inizio a testamento artistico
In generale, stilisticamente, troviamo un Lennon in grande spolvero della tradizione pop rock melodica, con in mente Roy Orbison e Phil Spector, e una Yoko Ono che esplora sonorità più d’avanguardia, strizzando un occhio anche alla musica disco in voga in quegli anni (Kiss Kiss Kiss), e in sintesi proiettata verso la new wave.
Il dialogo stilistico tra i due non risulta complementare come dovrebbe, ma sicuramente l’album ha comunque dei punti di forza. La stessa canzone per Sean, Beautiful Boy, è un pezzo dolcissimo (Life is what happens to you while you’re busy making other plans). È evidente l’intenzione di Lennon di assecondare e fornire un trampolino di lancio ad un’ipotetica successiva carriera new wave della moglie. Lo dimostra anche il fatto che il giorno in cui fu ucciso aveva appena finito di lavorare a Walking On Thin Ice, che Yoko pubblicò nell’81. E il generale positivo stato d’animo del cantante ci fa immaginare questo disco come ciò che probabilmente sarebbe stato: un gradino di un nuovo inizio, di un percorso appena iniziato. I quattro rintocchi che aprono l’album stanno ad indicare proprio questo senso di eterea leggerezza.
Poche ore prima di essere colpito a morte, John Lennon aveva autografato una copia di Double Fantasy al proprio assassino. In una visione più globale, questo disco e le vicende ad esso legate ci portano a riflettere sull’importanza delle piccole cose e sulla fragilità intrinseca dell’essere umano: la vita è ciò che ti accade mentre sei intento a fare altri piani, appunto.
Emanuela Cristo
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