Jordan Rudess nasce a New York il 4 novembre 1956. Riconosciuto come uno straordinario talento sin da bambino, è attualmente il tastierista dei Dream Theater, band progressive metal fondata nel 1985, in cui John Myung fu votato come il più grande bassista di tutti i tempi in un sondaggio effettuato dalla rivista MusicRadar nel settembre 2010; la stessa MusicRadar ha annoverato Jordan Rudess tra i migliori tastieristi di sempre. L’attività di Rudess, aldilà della collaborazione ancora viva con la band statunitense, è sempre stata vastissima, come anche la sua stessa ricerca musicale.

Jordan Rudess: dalla Juilliard all’interesse per il progressive

La passione per la musica accompagna Jordan Rudess sin da piccolissimo. Grazie all’attenzione della famiglia nei confronti della sua vocazione, a nove anni riesce ad entrare nella prestigiosa Juilliard School di New York, approcciandosi allo studio del pianoforte classico. Con il tempo poi, nonostante le resistenze da parte dei suoi precettori e della sua famiglia, Jordan comincia a manifestare sete di sperimentazione: il pianoforte classico, che rimarrà pur sempre la solida base su cui fonderà tutto il resto, sembra non bastargli più.

Con coraggio, Rudess deciderà di seguire la fascinazione che provava per i sintetizzatori e si approccerà con sempre maggiore spirito alla musica progressive. Spostandosi dalla propria comfort zone e alimentando la propria intuizione, Jordan Rudess darà inizio a una fruttuosa carriera divisa tra la band, le composizioni da solista e le numerose collaborazioni con diversi artisti- tra cui, per citarne uno, anche David Bowie.

Jordan Rudess e quell’audizione per i Pink Floyd

Fa sorridere pensare a un episodio che vede un giovanissimo Jordan Rudess alla ricerca di occasioni. A ventitré anni, grazie all’aggancio di un amico, Jordan Rudess si ritrova senza saperlo nello studio di registrazione dei Pink Floyd, che ai tempi cercavano un batterista per il brano “Bring the boys back home”.

Come racconta in un’intervista, Rudess non sapeva per quale progetto si stesse candidando. Si era soltanto presentato lì, nonostante non suonasse il rullante da anni. Quando era arrivato il suo momento, aveva suonato come meglio ricordava, fino a che qualcuno- Bob Ezrin– lo aveva bloccato per dirgli: “‘non lo so. Forse puoi anche andartene. Non abbiamo bisogno di te”.

Jordan Rudess capisce l’occasione persa soltanto una volta uscito dalla sala di registrazione, quando sente in lontananza la voce di David Gilmour, e forse, un po’ spaesato, avrà pensato con l’amaro in bocca: “se solo lo avessi saputo prima“. Ma le occasioni, da lì in avanti, non gli sarebbero mancate.

Jordan Rudess: il riconoscimento come Best New Talent e la chiamata dei Dream Theater

Dopo anni di ricerca musicale e di sperimentazione, Jordan Rudess ottiene l’attenzione dei più con l’uscita di “Listen”, album con il quale riceve il riconoscimento come Best New Talent da Keyboard Magazine. Con le luci su di sé, verrà ben presto conteso dai Dixie Dregs e dai Dream Theater. Inizialmente Rudess sceglierà di suonare con i primi, ma i Dixie Dregs saranno solo una band di passaggio per lui.

Jordan Rudess, infatti, incontra di nuovo i Dream Theater in occasione di un tour in Nord America, dove parteciparono anche i Dixie Dregs. I Dream Theater, considerati come gli inventori del genere progressive metal, sono stati due volte nominati ai Grammy e possono vantare più di 15 milioni di copie vendute in tutto il mondo.

Jordan Rudess entra nella band nel 1999, periodo in cui con il nuovo tastierista produssero un concept album dal titolo Metropolis Pt. 2: Scenes from a Memory. Egli è tutt’oggi un membro affezionato, ma non ha mai abbandonato la propria carriera da solista. Non si è nemmeno mai precluso la possibilità di collaborare con altri artisti, confermandosi sempre come un musicista eclettico. Egli è sempre molto devoto alla musica ed è alla continua sperimentazione di nuovi mondi sonori. Un’esplorazione nell’abisso profondo di un suono ruvido e teatrale, che raccoglie tutte le sfumature del genio di Rudess.

Immagine di copertina © Jerry Lo Faro

Marta Barone

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