Benvenuti nell’universo femminile di LetteralMente Donna. Prendiamo il nostro aereo ed andiamo Inghilterra, più precisamente agli inizi del ventesimo secolo. In questa puntata vogliamo parlarvi di una donna che è stata uno dei più importanti esponenti del Modernismo. Vogliamo parlarvi di una scrittrice capace di emozionare il pubblico con i suoi racconti. Abbiamo dedicato questa puntata a Katherine Mansfield.
Katherine Mansfield e il Modernismo
Nata in Nuova Zelanda Katherine Mansfield cambiò per sempre la sua vita trasferendosi a Londra ed entrando in contatto con i più grandi di scrittori del tempo. Anzitutto ebbe una amicizia molto importante con una grande scrittrice e leader del Modernismo inglese come Viriginia Woolf con cui condivise la casa editrice e che rappresentò la svolta totale nella sua carriera. La Woolf pur definendola di primo acchito “sgradevole, ma energica e totalmente prova di scrupoli” ammirava lo stile della Mansfield. Fu lei infatti da introdurla alla sua case editrice, la Hogarth Press, e commissionarle il famoso racconto “Preludio”
Un altro elemento importante per la vita e la carriera della Mansfield è stato senza dubbio l’incontro con le opere del famoso scrittore russo Anton Cechov. Da qui infatti la Mansfield carpisce tutte le infinite potenzialità e possibilità del racconto attraverso cui trova quello che considera il compito di ogni scrittore, quello di porre domande. A questo si aggiunge il superamento degli stili narrativi degli scrittori inglesi della sua epoca considerati troppo materialisti e poco attenti all’interiorità in favore dell’amore per la letteratura russa.
Lo stile narrativo della Mansfield
Ciò che risalta subito guardando lo stile narrativo della Mansfield sono i personaggi vivi , i dialoghi brillanti e le descrizioni vivaci. Come emerge dal suo famoso racconto “Preludio” e dalle successive raccolte di racconti brevi “Bliss” e “The Garden Party”, la abilità di questa scrittrice era sopratutto quella di nascondere ma al tempo stesso di rivelare. Ne scaturiva una rottura definitiva con la continuità logica e la convezione narrativa dei suoi primi lavori a vantaggio di una maggiore complessità dei personaggi.
Al centro delle opere narrative della Mansfield è l’esperienza attraverso si coglie un momento ed uno stato d’animo ben preciso. Un esperienza che, come scrive sulla scrittrice neozelandese Grazia Livi nel suo saggio “Da una stanza all’altra“, è “spia folgorante e elusiva della profondità della vita. Anche lei, come Joyce, come la Woolf, aspira ad afferrarla, elaborando un sentimento del momento di essere, o del momento reale”. Una realtà per la Mansfied, morta a soli 35 anni a causa di una tubercolosi, segnata dal dolore.