“La forma dell’acqua”, il film da quattro Premi Oscar stasera su Rai 4

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Di Giorgia Lanciotti

“La forma dell’acqua” è un film scritto e diretto da Guillermo del Toro, uscito nelle sale nel 2017. Vincitore di numerosi premi, tra cui il Leone d’Oro come Miglior Film alla 64° Mostra del Cinema di Venezia; dell’Oscar come Miglior Film e Miglior regista nel 2018, quest’opera ha immediatamente incontrato un forte consenso di critica e pubblico.

“La forma dell’acqua”- La trama

La vicenda è ambientata a Baltimora, nel Maryland, nel 1962. Siamo in clima di piena Guerra Fredda e la protagonista, Elisa, è una giovane donna sordomuta che lavora come addetta alle pulizie in un centro di studi spaziali governativo. Un giorno, in laboratorio viene portata una creatura oggetto di ricerca che è per metà uomo e per metà pesce. Attratta ed incuriosita, Elisa si reca assiduamente a far visita al mostro, ed inizia così a comunicarci attraverso la lingua dei segni, a farci amicizia finendo per innamorarsene.  Decisa a salvarlo dall’inevitabile destino di morte che lo aspetta, la ragazza si avvale dell’aiuto dalla collega ed amica Zelda e dal vicino Giles.

La storia ha in sè tutti gli ingredienti di una fiaba romantica, a partire dalla voce narrante che ci introduce alla conoscenza di questa ragazza alquanto singolare, che lo spettatore non può non prendere da subito in simpatia. Più di lei, riesce a conquistare soltanto il suo vicino di casa Giles, un omosessuale costretto a nascondersi e che vive discriminato. Nel quadro dei personaggi buoni rientra anche Zelda, l’amica e collega afroamericana, e la creatura anfibia senza nome.

Analisi di una realtà sospesa

Tutti i tratti che negli Stati Uniti di case color pastello appartenevano alla gente definita strana, nella dimensione fantascientifica di questo film sono dei giusti. Invece, colui che incarna il tipico uomo bianco, etero e vincente degli anni 60, ovvero il colonnello Strickland a capo del laboratorio, qui si converte nel cattivo.

I caratteri sono capovolti rispetto alla norma: i mostri non sono coloro che hanno le sembianze più bizzarre, ma quelli che si mimetizzano tra gli esseri umani e che gli somigliano. Tuttavia, questo sconvolgimento rimane statico per tutta la durata del film: i buoni restano buoni, i cattivi rimangono cattivi, proprio come accade nelle fiabe.
Ben poco c’è da leggere tra le righe, si va poco per il sottile: ogni significato è lampante e ogni chiave di lettura è servita allo spettatore.

Non dovrete quindi stupirvi se, una volta terminata la visione del film, questa sera in onda su Rai 4 alle ore 21.30, non vi porrete troppe questioni o rifletterete su delle ambiguità; non cercherete di chiudere questioni irrisolte. Magistralmente, infatti, Del Toro non lascia nulla aperto, ci accompagna alla fine della vicenda proprio per come ce l’eravamo immaginata.

Se l’esito della storia può facilmente sembrare prevedibile e conveniente, a non deludere ci pensa la fotografia. Essa da vita ad una dimensione fiabesca sfruttando il potere dei colori, dalle tonalità dell’azzurro a quelle spaziali del verde, come se, utilizzando soltanto i colori, si potesse riuscire a dare tangibilità al futuro. In questo la pellicola riesce alla perfezione: a creare un’atmosfera sospesa tra l’incanto e il terrore.

Giorgia Lanciotti

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