La leader birmana Aung San Suu Kyi è stata graziata: lo riportano i media statali, i quali hanno precisato successivamente che ha ottenuto una grazia parziale. La leader birmana era stata condannata a 33 anni di carcere per una serie di accuse tra cui corruzione, possesso di walkie-talkie illegali e mancato rispetto delle restrizioni anti Covid.

La grazia riguarda cinque delle 19 condanne a suo carico e non è chiaro per il momento se porterà al suo rilascio. La grazia parziale concessa alla leader birmana riduce la sua pena detentiva di 6 anni, ha successivamente reso noto la giunta

Suu Kyi non è mai stata vista dal grande pubblico da quando è stata arrestata dopo il colpo di Stato dell’1 febbraio 2021: la sua immagine è apparsa solo in alcune foto di bassa qualità scattate dai media statali in un’aula di tribunale a Naypyidaw, la capitale costruita nella giungla dall’esercito. Il colpo di Stato ha fatto sprofondare il Paese del Sud-Est asiatico in un conflitto che, secondo le Nazioni Unite, ha causato più di un milione di sfollati. La scorsa settimana la premio Nobel è stata trasferita dalla sua cella in un edificio governativo, secondo quanto dichiarato da un rappresentante del suo Partito. La Birmania concede spesso l’amnistia a migliaia di prigionieri per commemorare le feste buddiste.

La leader birmana Aung San Suu Kyi, la condanna

Aung San Suu Kyi era stata condannata a 33 anni di carcere per una serie di accuse tra cui corruzione, possesso illegale di dispositivi elettronici e violazione delle restrizioni per la pandemia di covid-19. La grazia, ha però precisato la televisione birmana, riguarderebbe solo cinque delle diciannove condanne a suo carico e, per questo motivo, non è chiaro se il provvedimento le permetterà di essere rilasciata dagli arresti domiciliari in cui si trova.

La premio Nobel per la pace è stata vista in pubblico solo una volta da quando è stata arrestata in seguito al golpe l’1 febbraio 2021. L’ex leader è stata immortalata in alcune foto in un’aula di un tribunale di Naypyidaw.

Aung San Suu Kyi è la figlia dell’eroe dell’indipendenza della Birmania Aung San ed è stata messa agli arresti domiciliari per la prima volta nel 1989, in seguito a proteste di massa contro il governo militare. Nel 1991 ha vinto il premio Nobel per la pace per la sua lotta per la democrazia ed è stata rilasciata dagli arresti domiciliari nel 2010. Il suo partito, la Lega nazionale per la democrazia (Nld), ha vinto le elezioni del 2015 e quelle nel novembre 2020.

L’anno successivo, dopo il colpo di stato di febbraio, è stata di nuovo arrestata. Più di 3.800 persone sono state uccise e 24mila arrestate nella repressione dell’opposizione compiuta dalla giunta dopo la presa del potere, secondo un gruppo di monitoraggio locale. Il colpo di stato in Birmania ha fatto precipitare il paese del sudest asiatico in un conflitto che ha provocato 1,6 milioni di profughi, secondo le Nazioni Unite. Destituito il governo eletto, la giunta militare ha imposto lo stato di emergenza, che è stato ripetutamente prorogato, causando un continuo rinvio delle elezioni. L’ultima proroga per i prossimi sei mesi è stata annunciata il 1 agosto e comporterà lo slittamento del voto, che era programmato per agosto.