Scritta nel 1960, La luna di Kiev è una poesia del pedagogista Gianni Rodari contenuta nella raccolta Filastrocche in cielo e in terra edita Einaudi. Nel nuovo appuntamento della rubrica Letteratura per l’Infanzia, una riflessione del maestro e pedagogista più amato dell’ultimo secolo sull’importanza della solidarietà, della pace, e dell’uguaglianza.

La luna di Kiev, l’appello di Gianni Rodari alla solidarietà e all’unione fra gli uomini

Un componimento presago: La Luna di Kiev è una poesia di Gianni Rodari, il pedagogista di Omegna che ha scritto per bambini impegnandosi a veicolare messaggi di pace, uguaglianza e solidarietà. Come nella maggior parte della sua produzione letteraria, Rodari insegna principalmente a ripudiare atteggiamenti che mirano alla disuguaglianza, condannando le guerre ed esaltando la condivisione. La luna di Kiev insegna l’inutilità delle scissioni, delle battaglie di potere, delle frontiere fra uomini:

Chissà se la luna
di Kiev
è bella
come la luna di Roma,
chissà se è la stessa
o soltanto sua sorella…

“Ma son sempre quella!
– la luna protesta –
non sono mica
un berretto da notte
sulla tua testa!

Viaggiando quassù
faccio lume a tutti quanti,
dall’India al Perù,
dal Tevere al Mar Morto,
e i miei raggi viaggiano
senza passaporto”.

In questi versi non è menzionata alcuna guerra; eppure, come spesso accade nelle poesie di Gianni Rodari, il lessico semplice e le rime baciate delle sue filastrocche auspicano di diffondere un messaggio importante e deciso. La differenza è ricchezza, seppur non ne esista alcuna in realtà; ogni uomo è uguale a ogni altro, in un circuito di fratellanza di cui Gianni Rodari è sempre stato fervente sostenitore. Anche in questo caso, La luna di Kiev è un appello accorato all’importanza dell’unione e della solidarietà fra gli uomini; nella prima strofa, Rodari si rivolge alla luna: amica di confidenze per molti uomini fin dai tempi più antichi, ricordando lo stesso Giacomo Leopardi. Ma con l’ingenuità di un bambino che sta per scoprire il mondo, le pone indirettamente quesiti innocenti ma essenziali: La luna di Kiev è luminosa è splendente come quella di Roma? E’ la stessa a illuminare i cieli o sono due lune differenti, magari sorelle?

La volta celeste, il tetto di ogni uomo: la pace di chi vive sotto lo stesso cielo

La luna risponde, indispettita e piccata, al candore delle domande di Gianni Rodari: ribatte dicendo che lei è sempre la stessa, a prescindere da quale cielo illumini, in qualsiasi località geografica si trovi. I suoi raggi illuminano la terra senza alcuna distinzione di razze, suoli o territori. Ed ecco che in questa seconda strofa de La luna di Kiev, giunge sottilmente l’originario messaggio pacifista voluto da Rodari: la sua luminosità è un ragguaglio diffuso sul mondo senza differenze. Gianni Rodari inserisce quindi un elogio alla fratellanza e alla pace fra uomini, ben più evidente nell’ultima strofa dove a parlare è ancora la luna.

Ci sono cieli diversi, persone diverse, lune differenti? Assolutamente no, sembra dire la luna che insiste spiegando di come la sua luce sia di tutti. I suoi raggi argentati si riflettono nelle acque del Tevere, confondendosi fra le luci della città; si mescolano nelle increspature delle onde del Mar Morto, nelle terre selvagge e scoscese del Perù, nell’India dai colori sgargianti. Cinge ogni strato di terra con i suoi bagliori lucenti anche la capitale ucraina, Kiev. L’ultimo verso è indicativo: i raggi della luna che viaggiano senza passaporto sono un’immagine emblematica che rimanda a un mondo talmente pacifico e privo di differenze, in cui non c’è bisogno di un passaporto; proprio perché è un universo che non conosce violenza, guerre, o giochi di potere compiuti in nome di un’autorità territoriale che poco ha senso, confrontata all’importanza della cooperazione e la pace fra gli uomini.

Stella Grillo

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