Molti artisti hanno raffigurato la neve nella loro pittura, trascinando l’osservatore nelle magiche atmosfere invernali dei loro dipinti. La neve non era così frequente nei quadri fino al XV secolo, i soggetti dei dipinti infatti erano principalmente religiosi. Gli inverni intorno al XV e XVI secolo furono molto lunghi e rigidi. Vi erano nevicate molto frequenti, i ghiacciai consumavano le Alpi e la vita dei coltivatori era spesso molto difficile. Tutto questo potrebbe aver ispirato i pittori fiamminghi e in particolare Bruegel a dipingere quello che è considerato il primo vero dipinto di un paesaggio innevato nella storia. Gli Impressionisti furono grandi pittori di neve, effets de neige (effetti della neve) e riproducevano fedelmente la realtà dei paesaggi nei loro quadri. Anche loro attorniati da inverni particolarmente rigidi, erano spinti dipingere quello che avevano intorno, soprattutto Monet, Alfred Sisley e Camille Pissarro. Monet in particolare dipinse circa 140 dipinti invernali.
La neve nella pittura fiamminga
L’Arte Fiamminga si identifica tra il XV e XVI secolo. Il suo sviluppo fu favorito dalla grande ricchezza economica della zona in quel periodo storico. La neve nella pittura ha una massima produzione nel 500 fiammingo. Sono artisti delle fiandre, olandesi e belgi, che producono una serie di opere ambientate in paesaggi nordici e quindi innevati. Raffigurano un’arte corale che va analizzata con una visione di insieme per quanto riguarda la prospettiva del paesaggio e in modo analitico nell’interpretazione di ogni singolo personaggio richiamato ad un ruolo all’interno del quadro.
Peter Bruegel e il paesaggio invernale
Prendendo in esame “Il paesaggio invernale con pattinatori e trappola per uccelli” di Peter Bruegel “ il vecchio” del 1565 osserviamo una tavola dipinta ad olio, 38×56 cm, dove è raffigurata una scena di quotidianità, caratterizzata da tanti piccoli attori che agiscono su un unico palco.
Sulla destra del dipinto si scorge una rudimentale trappola per uccelli sotto la quale vi sono delle esche. Sono raffigurati gli uccelli posati sui rami, quelli che inconsapevoli del pericolo si avvicinano alla trappola e alcuni che volano sopra il fiume ghiacciato dove pattinano bambini e uomini. Il tutto è rappresentato in un’atmosfera giocosa. Il particolare della trappola con gli uccelli è stato codificato per alcuni come l’uomo che, non curante dei tanti pericoli, vive spensierato come gli uccelli del dipinto.
Il paesaggio gioca un ruolo prospettico importante, partendo dai rami in primo piano e passando per la borgata di case con la chiesa. Lo scorcio raffigurato richiama il punto di fuga visivo e arriva fino all’orizzonte con il villaggio, poco visibile, immerso nella foschia. Quest’ultimo lontanissimo, dona la profondità tipica dei quadri fiamminghi del cinquecento.
Gli impressionisti e la neve
L’impressionismo è una corrente artistica che si sviluppa in Francia a partire dalla metà del XIX secolo. Le loro opere vengono considerate tra le più importanti della pittura moderna. Affascinante è il realismo integrale che si evidenzia nei quadri raffiguranti la neve. Uno dei movimenti che ha saputo rappresentare al meglio i paesaggi invernali è sicuramente l’impressionismo. Modellano la luce nelle sue mille sfaccettature, cambiando tono in maniera graduale e lavorando “en plein air”, tecnica alla base di questa pittura. Spiega una realtà mai statica ma sempre in movimento. Sulla tela il bianco è espresso come “colore non colore” costruito con strati uno sull’altro. Monet più di chiunque altro ne ha regalato un grande contributo. Ma anche Pissarro e Sisley, assieme a Caillebotte, hanno realizzato molti dipinti sul tema della neve.
La gazza di Monet
Claude Monet dipinge circa 140 paesaggi innevati, “la Gazza” è realizzato all’inizio della sua carriera. L’opera è dipinta in più fasi, con l’osservazione dal vivo, ovvero il confronto diretto con la realtà. Questa tela nasce all’aria aperta e vuole rappresentare gli effetti naturali della luce con rapidi tocchi di pennello. “La Gazza”di Claude Monet è realizzata olio su tela nel periodo che va fra il 1868 e il 1869. La neve aveva da sempre affascinato l’autore. Nel quadro è rappresentato uno scorcio di campagna in una giornata prettamente invernale. Siamo a Etretat nella regione della Normandia. Nel dipinto troviamo una piccola gazza su una staccionata nera. Sullo sfondo si scorge una baita di modeste dimensioni.
Il posizionamento della gazza non fu casuale ma vuole rimandare alla singola nota poggiata sul pentagramma. La protagonista è l’immagine fotografata come impressione istantanea, realizzata en plein air e rielaborata in atelier. Viene raffigurata una visione di insieme come unico orizzonte dove la gazza si perde al nostro sguardo e va ricercata in una sensazione di staticismo accademico. Il tutto è coperto da una fitta coltre di neve. Il quadro si interpone fra la tecnica classica e quella impressionista. In seconda analisi si notano delle “ombre colorate” ovvero quelle date dal calpestio, dove si scorgono note più azzurre o dove la luce filtra leggermente risaltano più aranciate e più grigie per dare la profondità al quadro.
Fu Eugène Boudin a guidare Monet verso la tecnica “en plein air”. La pittura dal vero realizzata con l’uso dei tubetti in metallo con l’uso del cavalletto portatile. <<Se sono diventato un pittore“, avrebbe detto Monet, lo devo a Boudin>>. Nonostante negli anni il quadro abbia riscosso un successo enorme, nel 1869 i giurati del Salon rimasero alquanto sgomenti da quei toni così chiari e luminosi, ai quali non erano assolutamente abituati. A quell’epoca erano molto in voga le sfumature del blu e dei toni scuri, tanto da disprezzare l’opera in questione. Il quadro è di modeste dimensioni 89x130cm ed è esposto al museo d’Orsay.
La neve nella pittura del ‘900
In epoca contemporanea i temi narrati hanno una forte implicazione politico-sociale, ne è un chiaro esempio il dipinto ad olio su tela, oggi esposto all’Art Gallery of Ontario di Toronto, di Marc Chagall “Sopra Vitebsk” che raffigura la neve nella pittura.
Sopra Vitebsk di Marc Chagall
I dipinti di Chagall hanno influenze che variano fra il cubismo e il fauvismo, due diverse correnti di arte contemporanea. Il quadro olio su tela “Sopra Vitebsk” di Marc Chagall, 73×93 cm, è stato realizzato nel 1914 e rappresenta una cittadina innevata, Vitebs, città natale dell’artista. Sono raffigurate alcune case racchiuse da un recinto verde e al margine destro si può notare una chiesa ortodossa o una sinagoga. Al di sopra di essa si erge un uomo vestito di nero, dall’aspetto anziano per la presenza del bastone, che sulle spalle porta un grosso sacco pieno. Egli cammina fra le colline come se fluttuasse, il tema del volo, tanto caro all’autore simbolo della perdita delle radici e dell’instabilità. Da molti questa figura è stata riconosciuta nel profeta Elia che era solito portare doni secondo la tradizione Ebraica.
Per alcuni il signore raffigurato rappresenta l’ebreo errante e l’esodo millenario che ha visto la popolazione ebrea attraversare luoghi, città e interi paesi a causa delle persecuzioni. Il sacco sarebbe il simbolo dell’ enorme fardello che si portavano dietro, in ogni luogo che attraversavano. Il pittore infatti apparteneva ad una famiglia ebraica, il regime zarista perseguitò per lunghi periodi gli ebrei. Per questo motivo Chagall fu costretto a lasciare Vitebsk. L’atmosfera è infantile e fiabesca, esprime la dimensione onirica dell’artista come traspare spesso dai suoi dipinti ed è apprezzato particolarmente nel periodo natalizio. Emerge voglia di vivere, gioia e nello stesso tempo malinconia. Dall’altro lato esprime il dolore provocato dalla discriminazione. E’ determinante nel quadro l’ascendenza che le stampe russe danno a Chagall aggiungendo quella forma di vignettatura all’opera.
Sabrina Baiocco
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