La terza udienza del processo Saviano-Meloni: «Chi mi porta alla sbarra ha da perdere molto più di me»

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Di Rossella Di Gilio

Si è svolta oggi, presso il Tribunale in Piazzale Clodio a Roma, la terza udienza del processo Saviano-Meloni. Lo scrittore, accusato di diffamazione, rischia fino a 3 anni di carcere.

Processo Saviano-Meloni: cos’è successo?

Processo Saviano Meloni
Saviano fuori dal Tribunale di Roma

Oggi si è svolta la terza udienza del processo che vede coinvolto Roberto Saviano, accusato di diffamazione dall’attuale premier Giorgia Meloni. L’accaduto risale a dicembre 2020, quando lo scrittore, ospite al programma di Corrado Formigli “Piazzapulita“, è intervenuto in un dibattito sul tema delle politiche migratorie. Saviano si è rivolto a Meloni, che nel 2020 era una semplice parlamentare, utilizzando il termine “bastarda”. La querela, sottolinea l’avvocato della Presidente del Consiglio, «nasce dal livore del termine utilizzato, ho insegnato a mio figlio che quella parola è un’offesa». La motivazione per cui lo scrittore ha criticato in maniera così radicale Meloni e Salvini è «l’imperitura propaganda politica fatta ai danni degli esseri umani». L’episodio riguardava la morte di un bambino di Youssuf, bambino di sei mesi, morto nel Mar Mediterraneo. Di seguito le parole di Saviano:

 “Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame detto sulle Ong: ‘taxi del mare’, ‘crociere’… viene solo da dire bastardi. Meloni, Salvini, bastardi, come avete potuto? Come è stato possibile, tutto questo dolore descriverlo così? È legittimo avere un’opinione politica ma non sull’emergenza”. 

La terza udienza

La prima udienza, durata solo pochi minuti, si è svolta il 15 novembre, durante la quale Giorgia Meloni ha valutato l’idea di ritirare la querela. Matteo Salvini ha chiesto, invece, di costituirsi parte civile. “Oggi terza udienza del processo Meloni” scrive Saviano, “La prima udienza c’è stata un mese fa, la seconda ieri… pare che questo processo (che mi vede imputato) sia una vera e propria eccezione, perché di norma i processi in Italia procedono lenti… lentissimi.” Lo scrittore di Gomorra, continua poi la sua considerazione con amara ironia:

Pensate che dal 2008 sono coinvolto come vittima, nel processo per minacce mafiose che ho subito dal clan dei casalesi; in quindici anni non si è ancora celebrato il secondo grado. Ironia della sorte: quando sono vittima i processi procedono lenti, quando sono imputato mettono il turbo

Sono molti gli scrittori che hanno mostrato sostegno a Roberto Saviano. Come fa notare Michela Murgia, chi pensa che Saviano sia un potente si sbaglia di grosso. In questo caso la “sproporzione di forze tra querelato e querelante è esponenziale”. Saviano non è un potente, a differenza di Meloni, che adesso ricopre la seconda carica più alta dello Stato. È sicuramente una voce potente che ha lottato contro potentati criminali e politici, mettendo in pericolo la sua stessa vita:

 vale la pena tranquillizzare tutte quelle strane persone che, credendomi un potente, pensano che io possa sottrarmi al processo. Non posso sottrarmi – non sono un parlamentare o un ministro e non godo di alcuna immunità – e soprattutto non voglio. Sarà un processo importante in cui chi mi porta alla sbarra ha da perdere molto più di me.

Un momento estremamente delicato per la libertà di parola, che dovrebbe far riflettere molto.

Rossella Di Gilio

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