Quando l’infedeltà di Sartre e Simone De Beauvoir era la più grande prova d’amore

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Di Rossella Papa

La storia d’amore più d’avanguardia che il secolo conobbe, anche più scandalosa: per questo, la più reale. Tra Sartre e Simone De Beauvoir non era solo l’amore, era la verità.

D’altronde, cosa aspettarsi dal sodalizio tra i due intellettuali francesi più influenti del Novecento. Sartre, padre dell’esistenzialismo, brutto e rognoso, strabico e poco elegante (e anche poco profumato), decisamente un genio. Simone De Beauvoir, madre del femminismo, borghese e austera, bella e ribelle, decisamente acuta. Facile per una donna curiosa e intelligente, a vent’anni, innamorarsi della bruttezza di un rivoluzionario, facile anche per un affabulatore come Sartre impazzire per il fascino sottile di Simone.

Simone De Beauvoir e Jean-Paul Sartre,1963

Ma come sia durata per più di cinquant’anni una storia così bizzarra, è la vera storia. E’ stato possibile ammettendo e accettando che “Gli uomini non sono spiriti, ma corpi in preda al bisogno“. Cosa credi che sia l’infedeltà se non la verità della natura? L’amore è un’altra storia, ma esiste una sottile differenza tra cuore e gola. 

Se l’amore ci rende vivi: che ci renda anche liberi. Al di sopra delle regole, la storia d’amore tra Sartre e Simone De Beauvoir poteva vivere solo nella ribellione dei costumi e nella verità selvaggia della natura.

L’amore è una questione più seria del matrimonio, più nobile della borghesia, più reale della fedeltà, più sincero della repressione. 

L’amore non è un’istituzione. Se tanto bisognava mettere una firma per sposarsi, Sartre e Simone De Beauvoir si son inventati da soli il loro contratto. Non era un matrimonio, neppure una convivenza, era piuttosto una condivisione.

Un patto d’affetto reciproco, rinnovabile ogni due anni, con una sola clausola- come diceva Laurenzi- : l’infedeltà percepita come un dovere reciproco, una sorta di assicurazione contro le menzogne, i sotterfugi, le ipocrisie. 

Se loro erano due strade: la loro storia era un’incrocio dove confluivano notti pericolose, rumori di parcheggi lunghi, amanti futili, passioni fugaci.

Nella loro storia citofonavano tutte le studentesse di Simone, sedotte prima da lei e finite per arrivare a lui, gli uomini lontani nelle lettere, il sesso di ogni sesso, le brevi eternità di piacere.  Nella tana degli amanti ci era caduta anche Dolores Vanetti Ehrenreich per Sartre Nelson Algren per Simone: i due amori che faranno tentennare il grande legame tra i due artisti francesi. Nei racconti dettagli dei tradimenti reciproci si nascondeva la fedeltà della verità, la prova della fiducia. Persino da lontani le loro lettere erano racconti peccaminosi del contorno del loro amore.

Sarà che, forse, ci fosse più affetto che amore tra i due? O sarà che la passione è la trappola per l’idea dell’amore?

Rimane che tra tutte le stelle Simone era per Sartre l’unica luna, che tra tutti gli amanti Sartre era per Simone l’unico amore. E dopo la stanchezza di viaggi interstellari, si ritornava sempre a casa insieme, che dopo gli amori si ritornava solo all’amore.

Se gli amanti sono sospiri, l’amore è il respiro. Per ballare c’è bisogno di entrambi.

Sartre e Simone De Beauvoir avevano scelto di essere fedeli alla propria natura, essendo così infedeli all’idea dell’amore (e non all’amore). Ma a quale legge rispondere? A cosa disobbediamo? Per obbedire ai bisogni della natura hanno infranto le concezioni della società, ma meglio essere fedeli alla propria natura che alla morale. Perché, poi, in fondo, la morale l’hann fatta sempre gli uomini. E non sono, forse, gli uomini gli stessi animali che “non sono spiriti, ma corpi in preda al bisogno“?

La morale è la più sincera tra le menzogne. Sartre e Simone De Beauvoir l’avevano capito presto, scelsero di vivere nella verità più sincera, consci che l’infedeltà fosse per loro il più leale compromesso tra la propria natura e il proprio amore.

Cosa poteva essere la carne degli altri se tra loro, invece, c’era l’anima? Tra tutti gli amori contingenti, il loro era l’unico imprescindibile. Ma era necessario soddisfare il bisogno degli altri per riconoscere la necessità del loro amore. Era necessario innamorarsi degli altri per avere la conferma di amare solo lui. Andare altrove per voler tornare qui. 

Nonostante amiamo la nostra città, abbiamo bisogno del viaggio. E’ meraviglioso viaggiare, ma nessun posto sarà come casa tua. Non è dove vai, ma dove torni. E se non vai, non sai mai dove vuoi tornare. Mi sembra una bella sintesi per una delle mie storie d’amore preferite. 

Non è la corrente, ma la fine. E alla fine, quando Sartre ormai gravemente ammalato respira per l’ultima volta, il 14 aprile del 1980,  ci sarà solo Simone, sotto psicofarmaci, per tutta la notte distesa accanto a lui deceduto. Dopo sei anni lo seguirà, sepolta accanto a lui, nel cimitero di Montparnasse.

E se l’amore è la vecchia casa dove ritorni dai viaggi, ecco dove sono tornati. Ora ci credete?

Rossella Papa