“O capitano, mio capitano!“
Chi non ha mai sentito o ripetuto questa frase iconica pronunciata nell’emozionante scena finale. Il film da cui è tratta è diventato un cult da subito, riscontrando un enorme successo tra il pubblico, al di là delle aspettative. Ricorre oggi l’anniversario della sua prima uscita nelle sale americane, quando 33 anni fa, il 2 giugno 1989, “L’attimo fuggente” veniva visto da milioni di persone. Candidato agli Oscar e vincitore del premio come migliore sceneggiatura originale ha avuto però una produzione travagliata, scopriamo perché.
Inizialmente la Disney aveva pensato di affidare il ruolo di regista a Jeff Kanew, che a sua volta avrebbe voluto Liam Neeson nella parte del professor Keating. Non fu l’unica scelta perché venne contattato anche Dustin Hoffman che non si era limitato a proporsi nel ruolo di protagonista del film, ma anche come regista. Per entrambi la trattativa non andò a buon fine e ci si ritrovò con un nulla di fatto, come accadde anche con l’attore Tom Hanks, che rifiutò la parte del professore. Finalmente poi ci fu la decisione definitiva, che si rivelò vincente, con Peter Weir alla regia e Robin Williams nella parte dell’insegnante.
“L’attimo fuggente”: trama del film e analisi
Il film tratta tematiche importanti: la scoperta di sé, la ricerca di un’individualità, la forza nell’inseguire i propri sogni, ma soprattutto il provare a guardare il mondo anche da altre prospettive. È ambientato alla fine degli anni ‘50 quando John Keating (Robin Williams), insegnante di letteratura, viene trasferito nel collegio maschile Welton, nel Vermont. È il professore che tutti avremmo voluto avere, usa un approccio didattico, originale e anticonformista, che spinge gli alunni a distinguersi dagli altri e a seguire la propria strada. Il suo modo di essere non può che fare breccia nei cuori dei suoi studenti, in particolare in quello di Neil Perry (Robert Sean Leonard), un ragazzo incapace di confrontarsi col padre particolarmente severo, sul suo sogno di fare l’attore.
Basato sulle vere esperienze dello sceneggiatore, è un film che scuote le coscienze, si fa carico di poetica, delicatezza e forza nel comunicare i messaggi che intrinsecamente porta dentro di sé. Colpisce la potenza delle tematiche che affronta e la capacità di riuscirci con assoluta semplicità. La figura centrale del professore di letteratura, diventa un simbolo in grado di ricordare a tutti noi l’importanza nella vita di saper cogliere l’attimo e approfittare delle occasioni prima che sia troppo tardi. Questo perché è proprio come noi impariamo a riempire la vita di esperienze, senza farci fermare dalla paura, che fa la differenza.
Francesca Agnoletto