L’attività umana minaccia la biodiversità: 50mila specie in pericolo

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Di Martina Cordella

Le attività umane sono sempre più impattanti e sempre più gravose per la biodiversità del nostro Pianeta. Durante il primo lockdown per la pandemia da Covid-19 abbiamo visto come la natura si è ripresa il suo spazio, anche se non per molto: secondo l’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES), sono circa 50mila, tra animali e vegetali, le specie messe in pericolo dall’essere umano.

Biodiversità – Photo Credits Teleambiente

Biodiversità: il rapporto dell’IPBES

Le specie selvatiche contribuiscono al benessere dell’uomo attraverso molti modi. Piante selvatiche, alghe e funghi forniscono cibo, diversità nutrizionale e reddito a circa una persona su cinque in tutto il mondo. Si stima che circa il 70% dei poveri del mondo dipenda direttamente dalle specie selvatiche e dalle attività da esse promosse. Circa un terzo della popolazione mondiale (2,4 miliardi di persone) dipende dalla legna da ardere per cucinare. Alcune comunità locali dipendono dalla pesca su piccola scala, mentre a livello globale sostiene oltre il 90% di 120 milioni di persone.

Il rapporto mostra che sono circa 50.000 le specie selvatiche che vengono utilizzate a livello globale per cibo, energia, medicine, materiali e altri scopi. Le persone in tutto il mondo utilizzano direttamente circa 7.500 specie di pesci selvatici e invertebrati acquatici, 31.100 piante selvatiche, 1.500 specie di funghi, 1.700 specie di invertebrati terrestri selvatici e 7.500 specie di anfibi selvatici, rettili, uccelli e mammiferi. Il 20% di queste specie viene utilizzato per il cibo umano, rendendone l’uso sostenibile fondamentale per raggiungere la sicurezza alimentare e nutrizionale, nelle aree rurali e urbane di tutto il mondo.

L’uso sostenibile delle specie selvatiche potrebbe portare al raggiungimento di diversi SDG dell’Agenda 2030

L’uso sostenibile delle specie selvatiche ha un potenziale non riconosciuto per contribuire al raggiungimento di molti Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, non solo i due riguardanti la Vita sott’acqua e la Vita sulla terra (rispettivamente 14 e 15).

Per esempio, la raccolta di prodotti selvatici è spesso un’attività di genere in molte parti del mondo: in molti paesi, le donne svolgono la maggior parte della raccolta e della lavorazione di piante selvatiche per cibo, medicine, carburante e artigianato a fini di sussistenza e la vendita nei mercati locali. Inoltre, le specie selvatiche sono essenziali per il benessere delle popolazioni indigene e comunità locali che potrebbero vedersi minacciate dall’uso insostenibile delle stesse.

Martina Cordella