Le donne ignorate: spazi vuoti

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Di Giorgia Bonamoneta

Dal Medioevo al Rinascimento, le donne ignorate hanno conquistato sempre più spazio. In questo excursus breve ci avventureremo negli angoli.
Tra gli spazi del canone letterario, tra le pieghe della tradizione, le donne si raccontano.
Poesia, lettere e testamenti. Spazi vuoti, spazi nuovi in cui essere loro stesse.

La Maddalena penitente di Caravaggio, Photo Credits: web
La Maddalena penitente di Caravaggio, Photo Credits: web

Spazi alternativi per le donne

Non è un argomento nuovo, le donne nella grande Storia sono invisibili. Come parte di una minoranza, hanno cercato una dimensione persone nel quale rifugiarsi.

Abbiamo già citato la funzione della poesia, la forma alta di scrittura perfetta per mettersi alla prova.
Ma esistono altri spazi in cui raccontarsi, come le epistole.

Le lettere come dialogo con il mondo femminile

Caterina da Siena fu il modello che influenzò le epistole femminili.
Le donne iniziarono a sfruttare le epistole per dialogare tra loro e con il mondo.

Il miglioramento del sistema di comunicazioni aumentò il flusso di lettere, facendo diventare la scrittura epistolare una moda rinascimentale.

A differenza della poesia, la scrittura usata nelle lettere era quella di uso quotidiano. Una scrittura che svela un mondo fatto di relazioni, archivi famigliari, scambio di merci e squarci di vita vissuta.

Due esempi di scrittura epistolare al femminile sono Vittoria Colonna e Veronica Franco.

I testamenti delle donne

Già dal Medioevo le donne scriventi erano più delle scrittrici. Una pratica comune era la delega della scrittura.
La delega della dettatura femminile era talmente scontata da rimanere implicita, poiché si riteneva non necessario dare voce alle donne.

Un luogo inaspettato dove manifestare le proprie potenzialità era il testamento.

I testamenti diventavano strumenti di memoria, veri e propri resoconti dell’esistenza terrena. Per le donne erano uno spiraglio per raccontarsi.

Dote: un potere economico

Le donne iniziarono a far valere la propria voce. Con l’aumento, nel XII secolo, del valore della dote, la donna portava in casa dello sposo un maggior numero di denaro.

Alla morte del marito i soldi andavano ridistribuiti e la donna entrava in possesso di un potere ereditario notevole.

Isabelle Chabot dirà che “la ricchezza dà potere, potere domestico, informale, ma un potere reale e diffuso” e questo potere deriva proprio dal sistema dotale.

Meno lavoro per il notaio, quando dal secondo trecento le donne iniziano a scrivere per se stesse. Preferivano scrivere da sole, libere delle proprie scelte e senza un uomo come intermediario.

Cortigiana alla toeletta, Photo Credits: web
Cortigiana alla toeletta, Photo Credits: web

Testamenti ribelli

Non sono pochi i casi in cui le donne preferivano lasciare beni e affetti in tutela di parenti lontani come segno di protesta.
Coniugi violenti o traditori venivano ripagati con l’assenza di un’eredità da riscuotere.

Il testamento veniva usato per esprimere una scelta individuale e libera. In quegli stessi spazi si raccontavano.

Dietro i testi

“La ricostruzione della presenza femminile nei mestieri del libro si scontra spesso con il silenzio della documentazione, problema comune a tutto l’universo del lavoro femminile, a causa della tradizionale costruzione dell’identità femminile”.

Tiziana Plebani racconta di una realtà omessa e ben nascosta nei documenti ufficiali.

Nel XIV secolo le donne iniziarono a lavorare all’interno della botteghe di copisti al fianco del padre, del fratello o del marito. Le stesse attività che venivano loro trasmesse dai testamenti.

Alle donne però era affidata la copia di libri e documenti di bassi levatura. Dopotutto la misoginia era ben integrata nell’ambiente famigliare.

Era cosa comune credere che le donne commettessero più errori per motivi di natura biologica.

Le donne al lavoro

Si lavorava nelle cartiere, nella raccolta degli stracci, nell’asciugatura e calandratura.
Sono documentati casi di donne impiegate a basso costo, ma anche quel genere di lavoro che oggi chiameremo manageriale.

Non mancavano copiste, incisori, stampatrici e tanti altri ruoti nel campo vasto dell’editoria.

Emerge un modo vivace, fatto di opportunità. Dal basso, le donne si sono fatte strada nel mondo letterario per combattere la censura imposta dal tiranno di turno.


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