Le challenge su TikTok, senza alcun dubbio il social prediletto dalla Generazione Z, sono popolate di trend, mode, e sfide sempre più pericolose e a rischio. La cronaca, negli ultimi tempi, ha dato conferma di numerose sfide social potenzialmente mortali. Fra le più recenti la sfida della cicatrice francese, trend rischioso e diventato virale, e ancora la tristemente nota Blue Whale Challenge, risalente al 2016, e la recentissima Planking.
Challenge, il nuovo pericoloso intrattenimento social
Tendenze, trend, mode future, sfide: tutte racchiuse in poche manciate di secondi di video, attimi che potrebbero essere fatali. Se Facebook è ormai noto per essere il social dei ”Boomer”, TikTok è la piattaforma più amata dalla Gen Z, per immediatezza e velocità. Al principio nato come Musically in cui i video riprendevano, per la maggiore, scene audio di film, cartoni animati o espressioni famose, oggi TikTok è sicuramente il social che detta i trend; tuttavia, la parte oscura di questa piattaforma si ramifica nell’avvicendarsi di challenge sempre più pericolose per i giovani utenti. Le challenge nascono come vere e proprie ”sfide” e più sono difficili più sono seguite.
L’ultima vicenda di cronaca che ha visto protagonisti il gruppo youtuber The Borderline ne è, tristemente, la prova. Basta visionare rapidamente il loro canale Youtube, i format sono quasi sempre fissi; ”Vivo 50 ore in macchina”, ”Vivo 50 ore in una scatole di cartone”, ”Sopravvivo 24 ore nella foresta” con tanto di sottotitolo ”Challenge pericolosa”. Ma cosa spinge un influencer o youtuber a rischiare? C’è un fatto: le challenge che hanno più traffico in termini di engagement sono quelle lanciate da chi ha più followers, quindi creare sfide sempre più ”estreme” e accattivanti accresce e fidelizza sempre di più l’attenzione; lo scopo primario di questi trend e di chi li mette in atto.
La ricerca di attenzione è la benzina che alimenta i trend social e chi li mette in pratica
Ovviamente chi mette in pratica comportamenti potenzialmente pericolosi è, sicuramente, alla ricerca di un’attenzione che, spesso, ha i suoi risvolti anche in un ritorno economico. Chi ha un seguito abbastanza cospicuo, come ormai noto, può anche ricevere compensi tramite sponsorizzazioni; ne consegue che mettere in pratica atti che incuriosiscono l’utente e cercare di portare traffico ai propri canali, è parte del lavoro. Certamente, il dilagare dei trend social si è insidiato non solo fra chi ha un ampio bacino di followers ma anche fra i giovani utenti che cercano di imitare queste mode. Probabilmente, il medesimo scopo è sempre la ricerca di attenzione.
Ma perché l’utente medio è affascinato da queste challenge? In una società costantemente bombardata da informazioni, spesso non elaborate, il sovraccarico cognitivo che ne consegue è enorme; l‘information overload è un processo che si verifica quando si ricevono troppe informazioni, tanto da non riuscire a focalizzare l’attenzione in modo ottimale. Lo sviluppo della tecnologia e dei social è il contributo più significativo a tale fenomeno; contenuti sempre più fruibili e immediati, a cui l’utente è costantemente sottoposto, porta quest’ultimo all’inibizione delle proprie capacità di selezionare le informazione di suo interesse. Fra i trend TikTok più inquietanti le clip generate dall’Intelligenza Artificiale che mostrano bambini, nella maggioranza dei casi, vittime di omicidio o scomparsi.
Challenge, le sfide ad alto rischio
Il web pullula di challenge dal dubbio gusto, ma quelle che destano più preoccupazione sono certamente le sfide che, potenzialmente, possono divenire controproducenti oltre che, nel peggiore dei casi, mortali.
- “Eyeballing Challenge”: sfida che consiste nel versarsi la vodka sugli occhi;
- ”Tripping Challenge”: fra le più pericolose, nota come la ”sfida dello sgambetto”. I partecipanti sono tre, ma uno è ignaro della sfida. Quando la persona ignara salta, gli altri due gli tendono uno sgambetto in contemporanea facendolo cadere di schiena;
- ”Milk Crate Challenge”: si forma una piramide con i contenitori del latte e si cerca di arrivare in cima e tornare indietro senza cadere;
- ”Planking Challenge”: una delle ultimissime sfide in cui adolescenti si sdraiano sull’asfalto attendendo l’auto in arrivo, scansandosi in estremo. L’altra variante consiste nel ”lanciarsi” – letteralmente – sul cofano delle auto in corsa cercando di sedersi sopra;
- ”Penny challenge”: sfida divenuta virale, consiste nel collegare un adattatore alla presa elettrica di un muro, a metà, mantenendo parte degli spinotti esposti. Successivamente, con un penny, si toccano gli spinotti dell’alimentatore. Queste azioni non solo possono provocare un incendio ma potrebbero portare direttamente alla morte per folgorazione;
- ”Salt challenge”: versarsi quanto più sale possibile in bocca cercando, poi, di ingoiarlo tutto e rischiando un soffocamento immediato o di strozzarsi;
- “Fire challenge”: consiste nel disegnare su uno specchio con alcol o lacca e, successivamente, dargli fuoco. Una sfida più che pericolosa che ha provocato diversi incidenti;
- ”Cicatrice francese”: probabilmente fra le più recenti, consiste nel pinzarsi il volto o darsi forti pizzicotti fino a lasciare un livido violaceo sul viso. L’atto può comportare diversi rischi, come la rottura di capillari. Gli ematomi, fra l’altro, possono perdurare per molto tempo;
- ”Boiler Summer Cup”: una sfida che ha destato scalpore, in quanto incoraggiava comportamenti ”disfunzionali”. I ragazzi dovevano corteggiare la ragazza più curvy durante una serata in discoteca per guadagnare dei fantomatici punti.
Food trend insidiosi: anche il cibo diventa sfida
Una delle sfide alimentari andata più virale è la Banana and Sprite cui si esortavano i partecipanti a mangiare due banane e bere mezzo litro di Sprite per poi rimettere. Questa è solo uno dei tanti trend alimentari veicolati sui social; tra quelli più noti più noti la WaterTok; bottiglie e borracce colme di acqua colorata e ghiaccio. Il colore dell’acqua, che assume tonalità variopinte, è dovuto a polveri e inizialmente nasce per esortare gli utenti a bere pi acqua.I gusti delle bevande hanno dei nomi accattivanti come ”Birthday Cake” o “Unicorn Cotton Candy Water” e stanno diventando un vero e proprio business per alcuni brand. Come riportato da Gambero Rosso, alcuni di questi video sono promossi come pratiche per la perdita di peso. Tuttavia, il miscuglio di ingredienti che rende l’acqua aromatizzata non sembra propriamente salutare.
Il trend What I eat in a day ( Cosa mangio in un giorno) è, probabilmente, la tendenza social riguardante il cibo più vetusta; già sdoganata da diversi anni su Youtube e virale anche in Italia, seppur fattualmente non rischiosa, potrebbe indurre un utente più sensibile a emulare il creators/influencers di turno quando, è ben noto, l’alimentazione deve essere individualizzata e ciò che va bene per un organismo non è detto vada bene per un altro.
Un ulteriore trend culinario è lo Sleepy chicken; marinare il pollo crudo nel NyQuil, medicinale utilizzato per raffreddore e influenza. E, ancora, la Dragon’s Breath; ovvero, ingerire caramelle immerse nell’azoto liquido, per far fuoriuscire dalla bocca una nuvola di fumo. Infine, la Cereal challenge che consiste nello sdraiarsi per terra e aprire la bocca mentre un’altra persona versa latte e cereali a chi è sdraiato con rischi abbastanza tangibili.
Challenge e tranelli: educare i più giovani all’uso dei social
La risposta più funzionale per schivare potenziali pericoli sui social sarebbe dare ai più giovani gli strumenti adatti a dribblarli. In primis, rispettare i limiti d’età imposti dal social: TikTok, per esempio, non permette di iscriversi fino a 13 anni. Un’altra azione è limitare l’uso dei social a un tempo prestabilito per non rischiare che gli utenti più giovani passino troppe ore esposti a trend potenzialmente pericolosi o discutibili. Alcuni account che lanciano queste tendenze pericolose, infatti, fanno leva sul desiderio di affermazione del pubblico giovane.
A tal proposito, bisognerebbe educare i più giovani alla consapevolezza dell’uso social insistendo sul concetto per il quale la piattaforma non è lo specchio della realtà ma è solo un mezzo per ”raggirarla”, a volte, e che mira solo e sempre più spesso ad acuire numeri e popolarità. A questo concetto ne consegue un altro ben più importante; mettere in atto comportamenti che, presumibilmente, attraggono attenzioni non equivale alla valenza effettiva di una persona. Like e followers non sono il metro di misura per valutare nessuno, in nessun termine.
Stella Grillo
Ph: Illustrazione fotografica di Sarah Rogers, ”The Daily Beast”
Foto in copertina: initalia.virgilio.it
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