I Lemuria o Lemuralia erano delle feste appartenenti all’antica mitologia latina celebrate il 9, l’11 e il 13 maggio. Nel nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, le antiche cerimonie volute da Romolo per esorcizzare gli spiriti dei morti, spettri inquieti e deceduti a causa di morte violenta: i lemuri.
Lemuria, la mitologia e gli ”spiriti della notte”
Secondo la mitologia e la tradizione romana il 9, l’11 e il 13 maggio si festeggiavano i Lemuria: le feste dedicate ai lemuri, ovvero, gli spiriti della notte. Nella consueta visione della mitologia latina, i lemures – o larve – erano gli spiriti della notte ovvero gli equivalenti dei fantasmi. Queste creature erano ascrivibili agli spiriti dei morti che, nella religione romana, si considerarono come veri e propri antenati dei vampiri; anime che non riuscivano a trovare pace poiché deceduti a causa di una morte violenta. Le principali informazioni sui costumi legati ai Lemuri provengono dai Fasti di Ovidio. Erano spettri inquieti, e senza pace che vagavano nel mondo infestando case e luoghi, perseguitando le persone e risucchiando loro le energie vitali. Insomma, un intermezzo fra fantasmi e vampiri.
Il mito racconta che tornavano sulla terra per tormentare i vivi, tormentandoli, fino a portarli alla pazzia. I lemuri erano creature vaganti: non ben definibili, in quanto, legate a una condizione effimera di eterna transitorietà. Anime in pena che vagavano senza sosta in una sorta di limbo eterno dovuto a una morte prematura o violenta. Fu Romolo a istituire i Lemuria poiché tormentato dallo spirito del fratello Remo che, precedentemente, aveva ucciso.
Il dominio della Dea Ecate, sovrana dei demoni e degli spettri
Queste figure spettrali erano dominate dalla Dea Ecate, la trivia dea degli incantesimi: sovrana dei demoni malvagi e delle ombre spaventose della notte e degli spettri. Signora delle arti magiche e della stregoneria, divinità psicopompa e appartenente al regno dei morti. Spesso, infatti, era invocata da coloro i quali praticavano necromanzia. Le sue ancelle erano le Lamie, dette anche Empuse; figure femminili dalle sembianze umane e animali che erano solite rapire i bambini o manifestarsi come fantasmi seduttori adescando giovani uomini, per poi nutrirsi del loro sangue. Il mito le vuole come serve di Ecate, tuttavia alcuni le ritengono sue figlie. In seguito, nel medioevo l’utilizzo del termine si diffuse proprio sinonimo di Strega.
I giorni nefasti di maggio, mese dei defunti e dei riti purificatori
Secondo Ovidio il mito derivava da un Lemuria Remuria istituito da Romolo per placare lo spirito di Remo. Il rituale prevedeva che il Pater familias gettasse alle sue spalle fave – o fagioli – neri, per nove volte recitando nel mentre specifiche formule propiziatorie. Tutto questo avveniva a mezzanotte dopo che, il capo famiglia, si lavava le mani nelle pure acque di una fonte e, a piedi nudi, iniziava il rito recitando: “Manes exite paterni” cioè ”uscite o spiriti degli antenati”.
La cosa curiosa è che, durante i Lemuria, era proibito sposarsi. Plutarco nelle Questioni romane afferma, a questo proposito, che a maggio non era possibile celebrare matrimoni a Roma, in quanto, questo era mese dedicato a uno fra i più solenni riti di purificazione: il Rito degli Argei in onore di Saturno, celebrato il 14 maggio. Da qui in poi, i giorni infausti e sfortunati duravano fino al 15 giugno. I romani non si sposavano sia per la tradizione sui giorni funesti derivati dalle feste degli Argei sia per i Lemuria, in quanto, maggio era il mese dei morti: un argomento che, gli antichi romani, tendevano a tenere a debita distanza.
Lemuria e mitologia, festeggiamenti e rituali
I festeggiamenti iniziavano il primo giorno con una cerimonia celebrata in silenzio e di notte. I templi rimanevano chiusi ma, la città, si ornava con rami di mirto; mentre i templi di Cerere, Proserpina ed Ecate si addobbavano di nastri colorati. Il tutto, era seguito da lauti banchetti pubblici. Nonostante il tema, il culto era contraddistinto dall’allegria: probabilmente, si voleva sottolineare l’attaccamento alla vita in contrapposizione con il pensiero di morte. Un’altra curiosità sui festeggiamenti dei Lemuria era la processione di ceri accesi che si svolgeva, di notte, in tutta la città. Alcune fonti ritengono anche che si era soliti lasciare fuori dalle case delle torce accesi ai lati delle porte con delle vettovaglie in offerta ai defunti spiriti.
Fine del culto
I rituali appartenenti ai Lemuria videro la loro fine con papa Bonifacio IV, il 13 maggio del 610. Bonifacio IV consacrò il Pantheon a Roma per la Beata Vergine e gli altri martiri: tale celebrazione si festeggiò ogni anno da allora. Secondo alcuni storici, la tradizione legata a questa usanza, pare si rifletta nella festa di Tutti i Santi: l’obiettivo era proprio eliminare la festa pagana dei Lemuria. Successivamente, il cerimoniale si spostò al 1 Novembre, nell’ VIII sec, in coincidenza con la festa Celtica degli spiriti di Samhain. E, in seguito, Papa Gregorio III consacrò una cappella nella basilica di San Pietro a tutti i santi fissandone l’anniversario.
Stella Grillo
Ph: abitarearoma.it
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