Leo Gullotta i genitori erano Carmelo e Santina Gullotta: oltre al celebre attore, il piccolo di famiglia, la coppia ha avuto altri cinque figli e vissuto al quartiere Fortino di Catania.
Leo Gullotta chi erano i genitori
Il noto attore sarà tra gli ospiti de La Volta Buona, in onda dalle 14:00 su Raiuno dove si racconterà tra carriera e vita privata alla conduttrice Caterina Balivo. L’interprete del cinema nasce a Catania nel 1946 in una numerosissima famiglia: ultimo di sei figli arrivati dal pasticcere Carmelo e da Santina. Intervistato da Live Sicilia Gullotta aveva ricordato l’infanzia trascorsa a Catania presso il quartiere Fortino: Era un quartiere comunque gioioso. In quegli anni, gli anni ‘55 e ‘56, si ricostruiva l’Italia dopo la guerra e tutti quanti lavoravano.
Nel mio quartiere tutti lavoravano. Si lavorava, si sorrideva, e si lavorava tanto. Io abitavo in una casa “di ringhiera”, in via Calanna, e sotto c’era un cortile. In questo cortile lavoravano anche persone con le “balle”. Per quelli che sono giovanissimi e non lo sanno, erano tutte le offerte che venivano dall’America in questo paese preso dalla guerre. Quindi si aprivano queste grandi balle piene di vestiti, vestiti usati ovviamente, che erano stati mandati per solidarietà e li si rivendevano. Mi ricordo che le mie sorelle compravano i vestiti, se li aggiustavano, ed erano perfetti. Le mie sorelle erano due bellissime ragazze, una addirittura sembrava Ava Gardner, questa meravigliosa attrice, per chi se la ricorda. Ma tutti erano bellissimi, alti, occhi colorati, insomma io dopo la guerra venni “anticchia cutticeddù”, non avevo niente da condividere con queste cose belle familiari.
Ospite del salotto di Dedicato, si era soffermato sul ricordo del padre e degli esordi al Teatro Bellini quando aveva solo dieci anni: “Mio papà era pasticciere e operaio, mia mamma Santina era una generalessa, io sono l’ultimo di sei figli. Quando sono nato loro erano già maturissimi, sono arrivato con tre papà, tre mamma, è arrivato questo giocattolino dopo la guerra. La mia infanzia? Erano altri tempi, anni ’50, non c’era nulla, c’era la gioiosità di un quartiere popolare, compagnucci con cui non ti interroghi, i bimbi sono sempre puliti mentalmente. Sono cresciuto con loro, ogni tanto non ne ritrovavo più qualcuno ma senza farmi domande. Mio papà operaio portò a Catania il sindacato Cgil, mi parlava di libertà, rispetto, accoglienza, con parole semplici, e io sono cresciuto con questi principi”. Nel momento in cui Gullotta aveva deciso che la strada del teatro sarebbe stata quella giusta da percorrere, aveva trovato anche il consenso da parte del padre, come ha raccontato nella sua autobiografia La Serietà Del Comico: Quando mi trovai al bivio, se fare l’insegnante o l’attore, mi rispose: quando tu magari avrai cinquant’anni mi dispiacerebbe che mi ricordassi per averti indirizzato a una scelta lavorativa che non hai amato. Scegli tu, fai quello che più desideri. Fu una grande lezione”
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