Lesley Gore,”You don’t own me”: l’inno dell’indipendenza femminile cantato negli anni ’60

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Di Stella Grillo

Lesley Gore è stata una cantante statunitense molto famosa negli anni ’60, conosciuta dal pubblico per il singolo It’s my party (1963) e You don’t own me, brano simbolo dell’emancipazione femminile uscito nel 1964.

Lesley Gore, You don’t own me il brano simbolo della seconda ondata del movimento femminista

Lesley Gore You don't own me
Photo Credits – latestnews.fresherslive.com

Nata il 2 maggio 1946, Lesley Gore non fa mistero del suo orientamento sessuale. Lesbica, cantante, emancipata, Lesley diviene una vera e propria popstar femminista; attivista queer, icona di indipendenza e autodeterminazione. Diventata famosa con il singolo It’s My Party, grazie a questo brano diviene la cantastorie delle paturnie sentimentali delle ragazze del tempo. Ma è con You Don’t Own Me che Lesley Gore scardina quell’immagine della ragazza semplice della porta accanto che, fino ad allora, il pensiero comune le cuce addosso. Il brano, pubblicato nel dicembre 1964,  scritto da John Madara e David White raggiunge la seconda posizione nella Billboard Hot 100 negli Stati Uniti. Con questa canzone, Gore ribalta completamente la sua immagine: non è solo una donna da mettere in mostra, la sua vita non è in mano a qualcuno che possa decidere per lei.

In un contesto in cui l’universo femminile era ancora concepito come debole e in cui le donne si assurgevano a fragili damigelle da salvare, la cantante statunitense si espone con un messaggio che, successivamente, diventerà un inno per la seconda ondata del movimento femminista. You Don’t Own Me, quindi, diventa un vero e proprio cantico dell’autostima femminile in cui il messaggio è inequivocabile: le donne possiedono volontà, desideri, pensieri. Non sono delle fanciulle senza coscienza da esporre in vetrina. In un’intervista del 1991 per Fresh Air dichiara:

“Ho sempre odiato le donne deboli. Non le ho mai capite. Così, quando ho sentito per la prima volta questo materiale, ho capito subito che avrei voluto inciderlo”.

Una canzone manifesto della libertà di essere ed esistere, indipendentemente da un uomo

Lo slogan delle femministe anni ’70 era “io sono mia”; a tal proposito, Lesley Gore con il brano You don’t own me riprende questa concezione. La canzone, infatti, si rivolge a un fidanzato possessivo rivendicando l’indipendenza di una donna ma, sopratutto, sottolineando la non appartenenza a nessun uomo.

Io non sono una tua proprietà
io non sono uno dei tuoi molti giocattoli
[…]

Non dirmi quello che devo fare
non dirmi quello che devo dire
per favore quando esco con te
non mettermi in mostra

Perché: Io non sono una tua proprietà
non cercare di farmi cambiare in nessun modo
Io non sono una tua proprietà
non legarmi perché io non potrei mai rimanere (ferma)

Lasciami solo essere quella che sono

Io sono giovane e amo essere giovane
io sono libera e amo essere libera
vivere la mia vita a modo mio
dire e fare tutto quello che mi piace

Negli anni ’60 la donna era relegata al ruolo passivo di moglie e madre. Il testo di You don’t own me rappresenta una vera e propria rivoluzione; una donna non appartiene a nessuno, non è un giocattolo, è libera, non ha bisogno di istruzioni da parte di un uomo per vivere la sua vita. Nel 2010 Lesley dichiara a Minneapolis Star-Tribune:

Man mano che invecchiavo, il femminismo diventava sempre più parte della mia vita, e parte della nostra coscienza collettiva, e posso capire perché la gente usò quella canzone come inno femminista”.

Gore afferma chiaramente ciò che ancora oggi non è recepito da una porzione di società che relega l’universo femminile in un contesto subordinazione: Io non sono una tua proprietà.

Stella Grillo

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