Libertà di stampa, i giornalisti italiani tra bavagli e precariato

Foto dell'autore

Di Stefano Delle Cave

Recentemente il caso delle perquisizioni nelle sede di Report e del giornalista Paolo Mondani ha riacceso i riflettori sul problema della libertà di stampa in Italia. Il nostro paese secondo il World Press Freedom Index stillato da Reporters Without Borders è al cinquantottesimo posto nel mondo per il grado di libertà del giornalismo. Troppi sono i problemi che attanagliano la nostra stampa come l’autocensura, il precariato, minacce, intimidazioni e il bavaglio del nuovo Decreto sulla presunzione d’innocenza

La libertà di stampa, il caso Report e la presunzione d’innocenza

Libertà di stampa, fonte voglioviverecosì.com

Le autorità italiane dovrebbero condurre un’indagine rapida e trasparente sulle circostanze dell’irruzione e della perquisizione della redazione del programma investigativo Report e della sorveglianza della sua troupe, spiegare le loro azioni e smettere di molestare i giornalisti nelle loro inchieste legate alla fuga di notizie”. È il commento di Attila Mong, rappresentante del Comitato per la Protezione dei giornalisti per l’Europa dopo l’esplosione del caso Report. La liberta di stampa è tutelata in Italia dall’articolo 21 ma in realtà con diverse limitazioni per quanto riguarda gli argomenti scomodi come cronaca giudiziaria e inchieste. E qui che la stampa subisce più minacce con ben 24 giornalisti italiani sotto scorta più altri in sorveglianza attenuata a seguito di intimidazioni.

Come se non bastasse intere notizie stanno sparendo o sono incredibilmente filtrate sui nostri giornali con il nuovo Decreto sulla presunzione d’innocenza. Con questa nuova legge il materiale informativo a disposizione dei cronisti giudiziari dipende dal benestare della Procura a cui fa capo l’inchiesta da trattare. Con la nuova legge infatti sono le procure a decidere quali notizie sono importanti, quali possono essere trasmesse e in che tempi alla stampa con la conseguenza che molto spesso i giornalisti si trovano a trattare notizie vecchie e poco dettagliate. Questo vuol dire, aldilà della tutela degli indagati, mettere bavagli all’informazione.

La situazione dei giornalisti italiani tra autocensura e precariato

“I giornalisti a volte cedono alla tentazione di autocensurarsi, o per conformarsi alla linea editoriale della propria testata giornalistica, o per evitare una denuncia per diffamazione o altre forme di azione legale, o per paura di rappresaglie da parte di gruppi estremisti o della criminalità organizzata”. E’ quanto si legge nel World Press Freedom Index stillato da Reporters Without Borders a proposito dell’Italia posta al cinquantottesimo posto della classifica mondiale per la libertà di stampa . Una situazione che è legata a doppio filo con il grave precariato in cui vige la stampa italiana. Molto infatti spesso cronisti freelance che non sono coperti da un editore e che non possono coprire le spese processuali per eventuali querele sono costretti a limitarsi.

Una situazione denunciata anche dal presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, Giuseppe Giulietti per cui il Parlamento non vuole discutere di “equo compenso e di una legge contro le querele bavaglio”. Un fatto che deve farci riflettere su una stampa italiana duramente colpita dalla crisi economica causata dal Covid e che necessita di maggiori tutele per svolgere al meglio il proprio lavoro.

Stefano Delle Cave

Seguici su Google magazine