”L’infanzia nella poesia del ‘900”, la silloge poetica che racconta l’importanza della fanciullezza

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Di Stella Grillo

L’infanzia nella poesia del ‘900 è un’antologia poetica edita Edizioni San Marco dei Giustiniani; la silloge è una raccolta antologica dI poesie dedicate all’infanzia scritte da illustri nomi della letteratura italiana. Nel nuovo appuntamento della rubrica Letteratura per l’infanzia , un testo che introduce al mondo della fanciullezza attraverso la visione dei più grandi letterati del Novecento.

L’infanzia nella poesia del ‘900, il mondo dorato della fanciullezza attraverso lo sguardo dei grandi autori

Edita dalla casa editrice genovese San Marco dei Giustiniani, L’infanzia nella poesia del ‘900 è una raccolta di poesie il cui tema principale è, appunto, l’infanzia nella visione dolce e malinconica dei più grandi autori del Novecento. Fondata nel 1976 da Giorgio e Lilli Devoto, la casa editrice San Marco dei Giustiani incentra la sua attività interamente sulla poesia; la prima pubblicazione è Lapide 1975 di Alfonso Gatto, il primo volume di una delle collane più importanti della casa editrice: Quaderni di poesia. L’infanzia nella poesia del 900 fa invece parte della collana Quaderni del tempo, una silloge che si prepone di realizzare raccolte letterarie inedite.

Lantologia raccoglie numerosi componimenti apparsi nel panorama letterario del secolo scorso; da Camillo Sbarbaro a Giovanni Giudici, Giorgio Caproni, Vivian Lamarque, Edoardo Sanguineti; e, ancora, Giovanni Raboni, Mario Luzi, Franco Fortini, Pier Paolo Pasolini, Sandro Penna, Attilio Bertolucci, Umberto Saba e molti altri.

All’interno dell’antologia sono numerose le poesie la cui tematica è, di seguito, concentrata sul mondo infantile e la delicata malinconia dell’universo dorato di un’infanzia perduta. Ma, non solo: il saggio è un’analisi stessa della fanciullezza in ogni sua sfumatura grazie all’esperienza diretta di ogni singolo autore. L’importanza del mondo infantile ha radici antiche; partendo dall’oratore romano Quintiliano, fra i primi a interessarsi alla fanciullezza e a comprendere come un’educazione corretta stimoli vivamente il divenire di un bambino.

Nel tempo l’importanza del fanciullo, in quanto soggetto con un proprio mondo e una propria visione, diventa sempre più fondamentale. La silloge L’infanzia nella poesia del ‘900 si pone l’obiettivo di far conoscere vari aspetti del mondo della fanciullezza grazie alle esperienze dirette di grandi nomi, in seguito, diventati letterati e poeti; e di come quei fuggevoli anni aurei siano stati determinanti in questo loro divenire.

Il mondo del bambino fra pedagogia, psicologia e creatività

Il mondo dell’infanzia è stato analizzato per tutto l’Ottocento dal punto di vista pedagogico, paragonato a uno stato ancestrale di umanità; Rousseau designava il caduco tempo dell’infanzia come una sorta di età umana dell’oro. Stanley Hall, noto pedagogista e psicologo, si rese conto per primo che il mondo mentale del bambino era molto diverso da quello degli uomini. Abbandonata la visione pedagogica si acuisce lo studio verso la psicologia dell’infanzia; il bambino è adesso scandagliato in modo realistico, ponendo l’attenzione al suo universo di riferimento che andrà a caratterizzare la sua realtà presente e futura. Il nuovo approccio scientifico sembra chiedersi: Chi è il bambino? Sigmund Freud, Melanie Klein, Anna Freud, John Bowlby, Mary Ainsworth, Donald Winnicott: sono solo alcuni degli illustri nomi della storia della psicologia che si sono occupati dello sviluppo infantile e dell’importanza della fanciullezza.

Fra i maggiori contributi legati alla psicologia evolutiva emergono gli studi  Jean Piaget che, in Introduzione all’epistemologia genetica del 1951, analizza l’evoluzione del fanciullo il cui legame si interseca con l’ambiente che lo circonda attraverso i processi di Assimilazione e Accomodamento. Tuttavia, è con l’introduzione del metodo educativo di John Dewey, ovvero l’attivismo pedagogico, che il fanciullo si inizia a considerare un individuo sociale.

L’attivismo non è una didattica passiva, ma è basato sugli interessi concreti dei discenti: ci si concentra, quindi, sul puerocentrismo ovvero sull’importanza dell’infanzia e degli interessi individuali, stimolando il bambino alla ricerca della propria dimensione e allo sviluppo delle capacità critiche soggettive. Fra gli esempi conclamati di attivismo in Italia spicca la figura di Maria Montessori seguita da Giuseppina Pizzigoni e dalle sorelle Agazzi. Il microcosmo dell’infanzia si riversa anche nella poesia con uno degli esempi più famosi della letteratura italiana: la poetica del Fanciullino di Giovanni Pascoli.

L’infanzia nella poesia del ‘900, la mitica dimensione della fanciullezza attraverso i versi dei grandi autori

C’è un bambino all’interno di ogni uomo che nell’età infantile si confonde; tuttavia, quando si diventa adulti si arresta e rimane bimbo in ogni soggetto nonostante l’avanzare dell’età. Questo fanciullo metaforico è la parte più pura di ogni essere umano; continua a meravigliarsi, a sorprendersi di cose che un adulto troverebbe lapalissiane. Giovanni Pascoli introduce la poetica del Fanciullino teorizzando che il poeta debba posare lo sguardo su tutto ciò di cui si circonda, con lo sbigottimento candido degli occhi dei bambini.

Giovanni Pascoli definisce il fanciullino musico poiché capace di cogliere l’armonia nel fluire degli eventi. Solo osservando la realtà con stupore e oltrepassando con la fantasia l’apparente banalità delle circostanze si può giungere alla vera poesia. Sono le caratteristiche proprie di ogni bambino, quindi, ad orientare chi aspira a far versi. Nel saggio L’infanzia nella poesia del ‘900, tutti i poeti menzionati trattano un aspetto particolare di quel mondo mitico: se Camillo Sbarbaro ritorna bambino nella descrizione vivida dell’immagine del padre, Umberto Saba esplora il mondo infantile come uno stato di sospensione; un luogo di conflitti in cui ricerca affannosamente la propria identità psicologica. Mentre, Attilio Bertolucci ripensa al suo tempo da bambino come un momento perlescente, un’immagine incastonata nel sogno da cui lasciarsi trasportare:

Le gaggie della mia fanciullezza
dalle fresche foglie che suonano in bocca…
Si cammina per il Cinghio asciutto,
qualche ramo più lungo ci accarezza
la faccia fervida, e allora, scostando
il ramo dolce e fastidioso, per inconscia vendetta
si spoglia di una manata di tenere foglie.

Questa è la prima strofa di Ricordo di Fanciullezza, versi contenuti all’interno dell’antologia La poesia nell’infanzia del ‘900. Domina il mondo dell’infanzia del poeta, fatto di tradizioni, luoghi, olezzi e ricordi. Una memoria in cui Bertolucci sogna di perdersi e lasciarsi cullare, sfuggendo al tempo che corre impetuoso e all’impoverimento della società.

L’infanzia che apre le porte al futuro: una lezione di Franco Fortini

Il bambino che gioca è un breve componimento di Franco Fortini, altro grande autore che appare all’interno de La poesia nell’Infanzia del ‘900. Con questo componimento, vista l’impossibilità di menzionare tutte le liriche contenute nel saggio, ci si addentra a quello che è l’effettivo spirito della silloge: l’importanza dell’infanzia nella poetica e nella vita dei grandi autori ma anche, e soprattutto, il tratto fondamentale che il mondo infantile stabilisce all’interno della visione generazionale:

Il bambino smise di giocare
e parlò al vecchio come un amico.
Il vecchio lo udiva raccontare
Come una favola la sua vita.
Gli si facevano sicure e chiare
cose che mai aveva capite.
Prima lo prese paura poi calma.
Il bambino seguitava a parlare.

In questa poesia il rapporto fra generazioni è considerato in modo inverso; il bambino si racconta al vegliardo, nonostante per credenza comune dovesse essere l’anziano a possedere la saggezza delle esperienze. E, invece, è il bambino a disporre di un passato ma, in particolar modo, di una chiave di lettura e apertura verso nuovi mondi futuri. In una sorta di epifania fulminea il fanciullo si rivela nella sua esistenza, raccontandosi come in una favola; la narrazione dell’infante fa riemergere nella mente dell’anziano pensieri acquitrinosi, antichi baluginii che, ora, sembrano più chiari e meno offuscati.

Il penultimo verso in cui Fortini menziona questo timore improvviso che sorprende l’anziano uomo è stemperato, poi, da una repentina sensazione serafica. La vita di cui parla il bambino è anche quella dell’anziano signore: quella che è stata, la sua porzione d’iDnfanzia, quel flebile soffio di età aurea ormai velata ma che si coagula e diventa vivida nelle parole del fanciullo. Sono due vite che si specchiano l’un l’altro: il passato e il futuro che si muovono in un flusso dialogico e ciclico asserito dall’ultimo verso.

Un altro grande poeta, Vincenzo Cardarelli, scriveva del resto nei versi di Adolescente, tratto dalla raccolta Poesie:

 «Così la fanciullezza fa ruzzolare il mondo e il saggio non è che un fanciullo che si duole di essere cresciuto.»

Stella Grillo

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