Ieri, 17 Maggio, è stata la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. Una delle tesi omofobe sostiene che l’omosessualità è un fenomeno relativamente recente e frutto di deviazioni mentali dei tempi moderni. Sfatiamo questo falso mito ripercorrendo la raffigurazione dell’omosessualità nell’arte.
Cominciamo subito col dire che il termine “omosessuale” risale soltanto al XIX secolo. Gli antichi distinguevano, come “discriminante” solamente il ruolo attivo o passivo all’interno del rapporto sessuale a prescindere dal sesso del partner. La rappresentazione dell’amore tra persone dello stesso sesso è stata da sempre raffigurata nell’arte, sin dai tempi antichi, come riprova del fatto che l’omosessualità, sempre esistita, in alcuni contesti era anche priva di tabù.
L’omosessualità nell’arte antica
Anche nell’Antico Egitto ci sono tracce di rappresentazioni di rapporti omosessuali. A Saqqara è stata rinvenuta la tomba di due servi, gli amanti-fratelli, con un epitaffio che recita: “Khnumhotep e Niankhkhnum hanno vissuto assieme e si sono amati con passione per tutta la vita”. Nell’Antica Grecia si viveva apertamente la propria omosessualità o bisessualità e perciò le raffigurazioni di scene erotiche tra persone dello stesso sesso sono molto comuni.
In Grecia, il problema di ritenere l’omosessualità legittima o meno non è mai esistito. La modernità di questo popolo si evince dal fatto che parole come “omosessuale” o “eterosessuale” non esistevano, piuttosto si parlava di uomini più inclini a rapporti con altri uomini o con donne a seconda di come si sentivano ispirati.
Questa concezione libera dell’amore la possiamo ammirare anche in alcune opere di epoca romana. Alcuni argenti pompeiani, come la nota Coppa Warren conservata al British Museum di Londra, ritrae una scene molto esplicita. Nella nota Tomba del Tuffatore a Paestum, l’amore è invece appena accennato in una coppia di uomini, distesi sui triclini del banchetto tradizionale, ritratti in tenere effusioni.
Facciamo un salto di epoca ed arriviamo alla fine del ‘400 quando anche Michelangelo dipingendo la Cappella Sistina, decide di elevare in Paradiso due uomini maturi e abbracciati mentre si baciano. Non è dunque raro trovare opere d’arte antiche che raffigurano scene di amore tra persone dello stesso sesso e non lo è certamente neanche se osserviamo l’arte di epoca più recente.
L’amore libero nella pittura dell’800 e del ‘900
Nell’800 sono numerosi gli artisti che decidono di esprimere il concetto di amore libero attraverso le loro opere. Uno dei più famosi è certamente Courbet con il famoso dipinto “il Sonno”. Coerente con la sua estetica realista, il pittore dipinge due donne nude abbracciate e distese sul letto. Qualche anno più tardi Henri de Toulouse-Lautrec, nelle tele della serie di “Au lit, le baiser”, ritrae donne a letto che si scambiano baci e carezze.
Anche tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 possiamo ammirare dei veri e propri capolavori di pittori che hanno raffigurato senza censura l’omosessualità nelle loro opere. Pagando cara a volte, la loro libertà di espressione. Uno di questi è sicuramente Simeon Solomon che con il suo stile classicheggiante ha raffigurato con eleganza l’amore tra due donne nel dipinto “Sappho ed Erinna”.
Henry Scott Tuke, invece, con il suo spiccato stile impressionista ha saputo rendere giustizia alla dolcezza e delicatezza dell’amore omosessuale tra uomini. Raffigurati spesso in spiaggia, nudi e in pose mai esplicite ma comunque cariche di significato. Il suo dipinto più celebre è sicuramente “The Critics” dipinto nel 1927.
Non basta certamente un articolo per rendere giustizia al tema dell’amore omosessuale, un soggetto così poco studiato ma così tanto presente nel mondo dell’arte. Con questa piccola carrellata si è voluto mettere in risalto come l’amore libero sia un tema presente fin dai tempi antichi e quanto sia stupido e sconfortante dover ancora oggi, nel 2021, protestare e sentire la necessità di far valere i propri diritti per qualcosa di così naturale e puro come l’amore.
Ilaria Festa
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