Anticonformisti, eccentrici, musicisti di fama internazionale. Ma il legame più stretto tra la Bertè e la band americana è ancora una volta Andy Warhol.
Sorella di Mia Martini, protagonista della scena italiana, vincitrice di numerosi premi. I suoi capelli blu e le partecipazioni a Sanremo, che la vedono concorrente anche in questa 69esima edizione del 2019. È stata sposata con Björn Borg, campione svedese di tennis, e ha collaborato con alcuni dei cantautori più celebri del panorama italiano, come Edoardo Bennato e Ivan Graziani.
Ma l’estrosità di Loredana Bertè attraversa anche il pacifico e sbarca a New York, dove la cantante si reca nel 1981, per registrare il nuovo album: Made in Italy. Entrando fin da subito in contatto con le personalità di spicco della grande mela, non tarda a fare la conoscenza del guru della pop art, diventandone amica.

(foto dal web)
Andy Warhol rimane affascinato dalle doti culinarie della star italiana (tanto da soprannominarla Pasta Queen), ma ancor più rimane colpito dal disco che Loredana sta registrando. Decide allora di realizzare il videoclip di Movie, prima traccia dell’album. Ma si occupa anche della copertina del disco, affidando lo scatto ad un fotografo suo collega: Christopher Makos.

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Prove della collaborazione tra la Bertè e la Factory sono presenti anche sul retro della copertina di Made in Italy, dove in basso alla bandiera italiana si può leggere a chiare lettere: Album concept and photography Christopher Makos Andy Warhol Studio.

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Non è la prima volta che Andy si interessa al panorama musicale, inventandosi copertine e videoclip. Sebbene abbia lavorato insieme a Loredana Bertè per il periodo della registrazione dell’album, con altri esponenti del rock statunitense Warhol aveva già stretto forti legami. Il sodalizio decennale di cui stiamo parlando è con i Velvet Underground (tra i cui componenti spiccano i nomi di Lou Reed e John Cale).
Era la metà degli anni ’60, e Andy per loro si è occupato di tutto: ne diventa il manager, li porta al successo facendoli esibire nei luoghi giusti di New York. Finanzia i loro dischi, ne cura l’immagine e suggerisce di far cantare all’interno del gruppo l’attrice a modella tedesca Nico. Inventa show multimediali, unendo musica, arte, danza e proiezioni dei film dell’artista.

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È il 1967 quando la collaborazione tra la rock band e il genio della pop art diventa tangibile: esce il disco The Velvet Underground & Nico.
Il marchio di Andy Warhol è ovunque: la produzione è a suo carico, c’è la cantante tedesca da lui consigliata, i testi delle canzoni sono di quanto più anticonformista possa esistere. Perversioni sessuali, descrizioni di metropoli, spaccio e assunzione di droghe.
Citando Heroin, settima traccia:
It makes me feel like I’m a man
When I put a spike into my vein
Il terzo brano, Femme Fatale, è ispirato a Edie Sedwick, frequentatrice assidua della Factory e musa di Warhol.

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Invece, All Tomorrow’s Parties, riscrittura di Cenerentola, è la preferita del genio pop.
When midnight comes around
She’ll turn once more to Sunday’s clown
And cry behind the door
Ma, come nel caso della Bertè, la mano dell’artista si nota prima di tutto dalla copertina del disco: solo una banana, in pieno stile Pop Art, affiancata dal nome del suo ideatore.

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Nelle prime copie del disco, la buccia del frutto era un adesivo, che invitava a peel slowly and see (“sbuccia lentamente e vedi”). Tolta la buccia, sulla copertina rimaneva una maliziosa banana rosa. Poi quest’idea è stata superata, l’adesivo eliminato e la copertina ufficiale si presenta come tutti noi la conosciamo. È la prima volta che un riferimento sessuale viene utilizzato così esplicitamente in ambito musicale.

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Di sicuro, già a partire dalla copertina abbiamo un’idea di quello che ci aspetta nei brani.
Severin, down on your bended knee
Taste the whip, in love not given lightly
taste the whip, now bleed for me
Warhol continua a lavorare con i Velvet Underground per qualche anno, occupandosi anche della copertina del loro secondo disco: White Light / White Heat, la cui grafica raffigura un teschio tratto da un film di Andy.

(foto dal web)
Dopodiché, le strade si dividono. Alcuni insuccessi, discussioni tra Reed e Cale, idee divergenti. La collaborazione con l’artista pop giunge al termine: Andy Warhol torna alla Factory e i Velvet Underground continuano a fare musica, fino al 1973.
Tuttavia, il contributo di Warhol al successo della band è stato fondamentale, nonostante le ultime divergenze. Così, dopo la morte dell’artista, avvenuta nel 1987, Reed e Cale fanno uscire l’album Songs for Drella, dove Drella è un riassunto dei lati opposti del suo carattere: Dracula e Cinderella.

Pubblicato nel 1990, il disco è un inno alla memoria di colui che ha da sempre creduto in loro, rendendoli immortali.
Oh well, now Andy
guess we’ve got to go
I wish some way somehow
you like this little show
Nel frattempo, la copertina del “banana album” è diventata una delle più celebri della storia della musica.
Goodnight, Andy
Goodbye, Andy
Laura Bartolini