Louis Dee: “Nel mio nuovo album Sangò c’è tanta autoanalisi”

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Di Sabrina Baiocco

Louis Dee ha pubblicato venerdì 2 Dicembre il suo nuovo disco “Sangò”, progetto discografico prodotto interamente da Big Joe. Include i featuring con Coez, Davide Shorty, Ensi, Foe, Peter Bass, Spika e Tormento. Il titolo fa riferimento al legame di sangue, indelebile e profondo che Louis vive con la città da cui proviene, Palermo, che è alla base della sua musica. Risaltano nell’album la coscienza e l’onestà artistica del rapper. “Sangò” è figlio di una evoluzione del rapper, una riflessione schietta ma non scontata. Il disco non è mai prevedibile, si immerge nei rapporti umani e ci racconta tutte le loro sfumature. Un progetto unico nel suo genere. I brani sono caratterizzati da una scrittura ruvida ma al contempo molto suggestiva.

Ritroviamo un rap di altissimo livello e Louis si afferma come una delle penne più incisive del momento, tagliente ma anche molto emotiva. Ci racconta l’anima della strada come qualcuno che l’ha vissuta davvero e poi ci fa immergere dentro le problematiche sentimentali dei rapporti di coppia. Esplora, con la sua musica, i sentimenti d’amore, di amicizia e il rapporto che si ha con se stessi. Il video “Palermo, un giorno diverso” è di Marco Proserpio, ed è stato proiettato in anteprima al Torino Film Festival martedì 29 novembre. Ci descrive il ritratto della città, Palermo, da sempre ispirazione del rapper, in tutta la sua magnificenza ma anche nella sua oscurità. Gli scatti sono di Andrea Nose Barchi, che uniscono ritratti dell’artista a quelli della sua città. Con l’uscita del nuovo disco Louis ci ha parlato del percorso di formazione dei suoi brani ai nostri microfoni.

Louis Dee intervista sull’album Sangò

Louis Dee nell’album Sangò
Louis Dee scatto di © Andrea Nose Barchi

MM: Comincio dalla canzone che personalmente ci ha colpito di più. Nel brano DEEVERSO ti definisci appunto “diverso”. Dici di vivere al buio perché il buio è in te. Parli in maniera incisiva di un passato che ti ha fatto sanguinare gli occhi, di punti e cicatrici. Perché le lezioni le hai vissute sulla pelle. C’è una frase che secondo me rende davvero l’idea del brano: “ho messo il cuore dentro i raggi della bici”. Quanto di questo tuo vissuto ti ha aiutato a scrivere brani così intensi e viceversa quanto esprimere il tuo vissuto nella canzoni ti ha aiutato a liberare queste emozioni? 

LOUIS: Il disco in generale parla al 99% del mio vissuto e il brano “deeverso” è uno dei miei preferiti. Sono contentissimo che, come ha colpito te, stia colpendo tante altre persone. Tratta il tema della “diversità” perché purtroppo, ancora oggi nel 2022, essere diversi e avere qualcosa in più o in meno rispetto agli altri sembra quasi una cosa negativa, quando in realtà non lo è.

Sono stato a contatto con tantissime persone, tra cui anche tanti artisti, che magari avevano fisicamente o mentalmente qualcosa di diverso. In realtà avevano “una marcia in più” rispetto a noi “non diversi”. Spesso mi sono sentito diverso anche io, ma ripeto non la vedo come una cosa malvagia anzi in realtà penso a un pregio. Quando immagino qualcosa di diverso penso a una cosa che mi incuriosisce, mentre la gente tende a spaventarsi quando ha davanti quel che non conosce o che non comprende bene. 

MM: C’è una” Lei” che ti porta agli CHAMP ELYSEE (titolo del brano) dove ritorna il tema del buio perché tu non ti sei mai guardato al buio, ma nel buio hai trovato Lei. La “lei” del brano è un ente astratto rafforzativo come ad esempio la tua musica o una persona realmente esistita nella tua vita? 

LOUIS: Sei la prima ad esserci arrivata finora. In realtà è un ente astratto, è una serenata alla musica, una canzone dedicata alla musica. Mi va benissimo che chiunque la prenda a suo modo e che possa pensare che sia rivolta a una donna o un uomo, un amico o a un parente. Nel mio caso tante volte mi sono trovato in situazioni buie ma, ci sono stato così tanto spesso, che ormai so dove mettere i piedi per camminare. La scelta “Champ Elysee” perché credo sia uno dei posti più romantici al mondo e spero tanto di andarci, magari a girare il video di questo pezzo.

Se dovessi portare una persona in un luogo romantico oltre a casa mia, intesa come la Sicilia, probabilmente quello sarebbe uno dei posti più incredibili. Nella parte in cui dico: “ lei non tiene soldi perché non ne tiene” intendo dire che tante volte al giorno d’oggi le persone credono sia una questione di numeri, di visualizzazione e di follower. Potrei fare anche io un disco pop, lo so fare benissimo, solo che non me n’è mai fregato niente dei numeri ma piuttosto mi interessa fare una cosa un po’ più mia personale.

Umiltà e sacrifici per una vita al limite

MM: In “DAMELA” dici di vivere di umiltà e sacrifici. Di essere una rosa cresciuta nel fango. Ci spieghi che per arrivare al traguardo si combatte. In che misura l’umiltà e i sacrifici ti hanno aiutato ad arrivare al traguardo e quanto hai combattuto per arrivarci? 

LOUIS: Il mio traguardo è quello di riuscire a fare buona musica. Il traguardo di tanti altri è quello di riuscire a “fare fama”. Mi piacerebbe far diventare la mia musica il mio lavoro a tutti gli effetti ma il mio vero traguardo è sempre stato fin da ragazzino quello di fare della musica di qualità. Sono tuttora innamorato della musica e un eterno studente, nel senso che sono sempre lì in silenzio ad ascoltare e ad approcciarmi con tutto il mondo infinito della musica.

Con le frasi di questo brano intendo dire proprio questo, che vivo di umiltà e sacrifici. Ho incontrato artisti che ancora non riescono a vivere solo di musica e fanno anche altri lavori, ma che tendono non dirlo, quasi come se fosse una vergogna. Io riesco a lavorare anche con la musica ma ancora non è il momento giusto per staccare da tutto il resto. Mantengo il focus e riesco a stare concentrato nonostante posso fare anche altri lavori perché al sud è tutto molto diverso. Ma la testa è sempre lì, alla musica. L’obiettivo è arrivare a  lavorarci proprio a 360 °,  scrivendo anche per altre persone, cosa che mi è già capitata in sordina ma magari prenderà più campo.

MM: All’interno del brano “CARAVAGGIO” vivi 10 giorni a settimana, non hai tempo perché il tempo è solo un limite. La canzone riporta “credevamo ai sogni anche se non dormivamo”e “adesso so chi sono non lontano da chi ero”. Come fa questo vivere senza dare un limite al tempo, a tutta velocità, a non farti  allontanare da chi eri prima? 

LOUIS: Si fondamentalmente vivo 10 giorni in una settimana. Chi mi conosce, come gli amici più stretti, sa benissimo che fin da ragazzino, dai miei 15 anni io dormo su per giù 3/4 ore per notte. La notte è il momento migliore in cui riesco a concentrarmi sulla musica, anche perché spesso mi occupo anche di altro. Ho un bambino che ormai è un ragazzino e per lui devo prestare attenzione, soprattutto ad alcuni fattori. Il tempo per tanti è un limite, ma per me non lo è.

Nell’urban, nel rap game italiano sono molto giovani i ragazzi che in questo momento si possono vedere nelle classifiche. Credo che invece gente come Jay-Z, che ha appena fatto 53 anni, sia davvero un’istituzione, io sono un suo super fan. Come lui riesco a mettere sullo stesso piano sia musica che cinema. Credo che il tempo sia più una cosa mentale. So che è una cosa un po pazza da dire, perché in realtà il tempo esiste, però se credi così tanto in qualcosa che fai, non ti accorgi che salti anche i pranzi o le cene. È appunto un vivere di sacrifici oltre al discorso lavorativo. Tante volte mi è capitato di avere delle relazioni con delle donne che però probabilmente volevano qualcosa di più che io non sapevo dare o non volevo dare. Purtroppo qualcosa mi è capitato di dover tagliare dalla mia vita.

Le problematiche del Covid e quelle di Palermo raccontate in Sangò

MM: Con “RICOMINCIO” feat Peter Bass si percepisce una malinconia che ha come sfondo il mare. Parli di una terra soffocata dal covid e dalle sue misure restrittive. Una terra che non respira e che sorride dietro una mascherina. Il brano trasmette come ci si sente insignificanti quando si deve stare lontani ma di come in realtà ci si senta più vicini. In che modo questo periodo di pandemia ha influenzato la tua “penna”? 

LOUIS: Mi ha influenzato tantissimo anche perché purtroppo ho perso un amico in quel periodo. A me, così come a tutti, ha fatto capire quanto realmente importante sia dire un “ti voglio bene” a qualcuno. Io non sono mai stato così, ma da quando sono successe queste cose, ho cercato di fidarmi un po’ di più. Mio figlio mi riempie di “ti voglio bene”. Io non ero così con con mio padre.

Mio padre è stato il mio migliore amico fino a quando non sono andato via di casa, però non gli ho mai detto ti voglio bene. Dopo quello che è successo nel mondo con la pandemia, dopo che ho visto andarsene via questo mio amico, sono cambiato anche io. In questa canzone parlo proprio di questo: hanno dovuto separarci per capire quanto è bello stare vicino a una persona anche soltanto mentalmente. Ci sono persone che non vedi da 3 o 4 anni perché si sono trasferiti in un’altra città e quindi i rapporti si sono affievoliti, a volte non scappa più neanche quella chiamata molto naturale che c’era prima. Invece ho capito che in realtà è importantissima nonostante possa sembrare una banalità.

MM: In “SANGÒ”  (che da titolo all’album) e “PALERMO” entriamo dentro i tuoi trascorsi di vita, nella tua città. Dove fai di tutto per restare onesto. Hai storie da raccontare, vivi le strade e le sue persone. Ci spieghi che hai fatto anche 3 lavori contemporaneamente. Palermo è “ la città che si teme, dove vendono morte, dove c’è la mafia e la fame”. Però c’è anche un “ti amo Palermo”. La descrivi come la città dove sei nato e stai crescendo tuo figlio. Una città che il mondo ci invidia. Ci fai fare un viaggio dentro Palermo a 360 gradi. Si sente una “una penna” tagliente, ma nonostante le difficoltà che hai affrontato anche un gran senso di appartenenza. Cosa davvero cambieresti di Palermo e cosa lasceresti così com’è?

LOUIS:  Cambierei non tanto la mentalità. Alcune cose sembrano totalmente impossibili da fare, ma forse basterebbe crederci un po di più. Nel brano dico “ci sono nato a Palermo, sto già crescendo mio figlio a Palermo” nel senso che non voglio che lui riviva le mie stesse vicende, quindi farò di tutto per far sì che questo non accada. Fin quando la gente continuerà a cambiare città, io non ho nulla in contrario, però sarà una conseguenza del fatto che a Palermo rimarranno un pugno di persone. Gente che ha già il loro vissuto, mentre le persone che ancora devono crescerlo stanno andando via. Io realmente amo Palermo ma non la invidio. Ogni volta che penso alla mia città in particolare o comunque al sud in generale, so che abbiamo tantissimo da offrire in primis a noi stessi e poi agli altri.

C’è una leggenda una che narra di un genio di Palermo. C’è una statua che vedi da più punti della città. Questo genio ha un serpente attorno al collo che gli mangia il cuore. Il serpente rappresenta lo straniero, il turista, la gente fuori da Palermo, mentre il genio è Palermo. Si dice infatti che Palermo dà da mangiare agli altri, ma non dà da mangiare alla propria terra, al proprio popolo e purtroppo è vero. In quel ritornello ho nominato anche questa sorta di leggenda, che tra l’altro è molto affascinante. Ci farei addirittura un film se fossi un regista. Il significato è profondissimo, bello e romantico allo stesso tempo, ma tristemente vero. Nel brano esprimo che abbiamo tantissimo da offrire, sempre per gli altri però, noi tendiamo a scappare dal nostro piccolo “inferno”.

La collaborazione casuale e intensa con Coez

Copertina album Sangò
La Copertina di Sangò

MM: La collaborazione con Coez ci regala FIDATI DI ME , un pezzo più pop che si addentra nelle problematiche di una relazione in crisi.  Riferisce di due persone provenienti da due mondi diversi. Essere consapevoli della fine di un rapporto perché fondamentalmente le persone non cambiano mai, neanche per amore. Com’è nata l’idea di far conoscere questa consapevolezza e maturità sentimentale? E in che modo Coez ha contribuito nel brano?

LOUIS:  Sarò del tutto sincero, ho perso una persona per me molto importante che non ha più fiducia in me e non sono riuscito a riconquistarla. Ho provato a reinstaurare un rapporto con lei, ma non era più come prima, la fiamma è andata spegnendosi sempre di più. Quello espresso nel pezzo è il mio modo di chiedere scusa per l’ultima volta. Per dire “so benissimo che non cambierai idea però non dimenticarti me e sappi che sono veramente dispiaciuto”. Può sembrare banale ma la realtà dei fatti è che alcune cose accadono o addirittura le fai accadere, nel mio caso l’ho fatto accadere. Poi chiaramente non è facile tornare indietro ma non è neanche facile chiedere scusa.

Chiedere scusa” è una cosa che ha cominciato a fare parte di me da quando ho affrontato questo periodo, qualche anno fa. In questo brano mi ha aiutato molto Silvano, io sono contentissimo di aver fatto il pezzo con lui, non tanto perché si chiama Coez, ma perché so che anche lui come me è strainnamorato della musica. Lui non si è sicuramente posto il problema di essere una pop star a livello internazionale, io e lui abbiamo un gran rapporto creato negli ultimi anni. Ho scritto una notte questo pezzo e casualmente beccai Silvano su Instagram. C’eravamo visti forse un paio di mesi prima a Palermo, viene spesso qui per per stare in giro.

Quando ho scritto questa canzone gli ho detto “ascolta questa roba e dimmi che te ne pare”. Tre orette dopo mi aveva mandato un provino senza che neanche gli dicessi collaboriamo. La soddisfazione più grande è di essere stato compreso e di capire che non sono l’unico che non si fa problemi su tutto quello che “discograficamente” parlando può essere burocrazia e numeri alti. È stato di cuore e mi ha addirittura detto che è stato uno dei featuring più belli che abbia mai fatto. Per me è stato proprio il top.

MM: L’impronta rapper di Jay-Z sembra molto presente nel tuo panorama musicale. In quale proporzione il rap californiano ha influenzato la tua scrittura? 

LOUIS:  Mi ha influenzato l’atmosfera californiana perchè la California l’ho sempre vista molto simile al sud Italia, ci sono posti qui pieni di palme, che somigliano a Los Angeles. Ci sono alcune zone di mare che sembrano Long Beach, trovo delle similitudini particolari. Per quello che riguarda Jay-Z lui arriva dal versante est. Nel suo primo album è stato in grado di raccontare molto. Anche se veniva da un posto dove c’erano tanti limiti come il mio, è riuscito a diventare quello che è oggi, non solo artisticamente parlando. Io credo che lui abbia una grande consapevolezza, in qualsiasi suo discorso risulta essere un’attrazione per gli esseri umani in generale.

Anche se smettesse di fare rap, quello che racconta, che ha fatto e come l’ha fatto ha ispirato tantissimi tra cui anche a me, dall’imprenditoria all’auto-prodursi. Lui e la sua vecchia etichetta sono stati fra i primi a cercare di cavarsela da soli, senza per forza il supporto di una grossa casa discografica. Quello che è venuto dopo è storia. Io scrivo da un posto che vive di limiti e sto raccontando la stessa identica cosa che ha raccontato lui pensando di potercela fare, con tutti i problemi che possono mettersi in mezzo, tra la carriera musicale e la vita personale.

Louis Dee ed Ensi: un’impronta emotiva in chiave rap

MM: È appena uscito il tuo nuovo lavoro featuring Ensi dopo l’anticipazione estiva con Coez. Sono due brani di impronta dolce ed emotiva. Tu hai iniziato da molto giovane a rappare. Il rap di solito racconta storie di periferia e serve a narrare i propri disagi per le strade. Com’è stato il passaggio da questo contesto ad un brano come “RESTA QUI”, sempre in chiave rap però con caratteristiche più romantiche? 

LOUIS:  Probabilmente ho avuto il mio tempo per raccontare la parte della strada, non che ora non lo stia facendo, lo sto facendo un po meno perché mi piace evolvermi. Ci sono artisti che possono tranquillamente fare 10 dischi e parlare sempre dello stesso argomento, facendolo anche in maniera diversa. Io scrivo sempre del mio vissuto e il mio vissuto è proprio l’album che state ascoltando. È basato molto sulle relazioni personali che siano con una donna, con un uomo, con un amico o con me stesso. Ecco perché in questo disco mi sono sentito di fare un’autoanalisi, la scrittura per me in primis è sempre stato questo. Quando ancora non rappavo da piccolino, una delle pochissime materie in cui andavo bene a scuola era Italiano, addirittura ricordo che appendevano i miei temi al muro. Era imbarazzatissimo, ma mi piaceva e mi piace davvero tanto scrivere.
Se devo dirti qualcosa a voce la dico meglio scrivendo, riesco a guardarmi un po’ più dentro. Quando parli in genere ti freni, è involontario, invece scrivendo riesco a esprimermi meglio. Ho sentito il bisogno di raccontare quello che ho vissuto negli ultimi quattro anni e mezzo circa. Adesso frequento anche meno la strada, sono cresciuto nel frattempo e vorrei trarre qualche altra esperienza dalla musica e dalla scrittura oltre quello che ho già fatto.

Questo pezzo parla di quelle relazioni tossiche che vorresti mollare ma non riesci, rimane la passione e l’attrazione fisica. Le cose stanno andando a rotoli ma finché c’è la passione vuoi restare. Ensi mi ha dato la strofa più bella che potevo avere per questo pezzo. Lui, anche nei suoi pezzi più complessi, mi ha sempre emozionato. È un gran rapper, un animale da palco. Riesce a spaziare fra 1000 argomentazioni e quando tira fuori “quella strofa lì” mi si spezza il cuore in 10 parti. È stato bellissimo ospitarlo in questo brano, oltre al fatto che siamo amici sapevo già che sarebbe successo qualcosa di grande.

MM: La nascita di tuo figlio ha condizionato il tuo lavoro e le tue canzoni? E se lo ha fatto in che modo. 

LOUIS:  Assolutamente sì. Mi ha fatto abbandonare involontariamente certe situazioni un po’ borderline. Guarda caso anche lui è molto introverso come me ma io non me ne sono accorto subito, me lo hanno fatto notare i miei amici che mi conoscono perfettamente e non fanno altro che dirmi che è la mia copia. Infatti sono spaventatissimo da questa cosa..(ride).

Da prima che nascesse avevo già cominciato a cambiare tante cose. Prima ero molto più strafottente e vivevo alla giornata, spesso lo faccio anche oggi però con un’altra condizione. So che tutto quello che sto cercando di fare non lo faccio più soltanto per me, ma probabilmente lo faccio solo per lui. Una lezione che mio papà non è stato in grado di darmi è come mostrare affetto, io sto cercando di darlo a lui, proprio per far sì che non cresca, magari con la difficoltà di voler dire ti voglio bene a qualcuno.

Sabrina Baiocco

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