Il volo dei Lynyrd Skynyrd è il tempo sospeso che rende i seventies attuali

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Planare dall’alto col vento in poppa sulle ali della tua irreprensibilità negli anni migliori della vita e poi precipitare andando giù come un sasso in un aereo senza carburante; la coscienza si accorge dell’orrore imminente, lo schianto assordante. Si diventa quel fragore senza poterlo ascoltare e la folgore abbagliante ha già illuminato l’oscurità velando le stelle. In una notte d’autunno del 20 ottobre 1977 il Convair CV-240 che trasportava il famoso gruppo southern rock Lynyrd Skynyrd ed altri collaboratori ed assistenti; si frantumò in una foresta vicino Gillisburg nel Mississippi. La band si era appena esibita a Greenville nella Carolina del Sud e avrebbe dovuto suonare a Baton Rouge alla Louisiana State University. Nel disastro morirono 6 persone e ci furono svariati feriti.

I Lynyrd Skynyrd avevano da poco pubblicato – soli 3 giorni prima – Street Survivors e nell’incidente scomparvero il cantante Ronnie Van Zant, sbalzato fuori dal velivolo e morto in ospedale per le ferite, il chitarrista Steve Gaines e sua sorella la corista Cassie, l’assistente all’organizzazione del tour Dean Kilpatrick ed i due piloti. Allen Collins e Leon Wilkeson nonostante se la cavarono rimasero decisamente provati, portando addosso i segni del traumatico evento per anni. La band a seguito della tragedia si sciolse, riunendosi solo una volta nel 1979 per eseguire una versione strumentale di Free Bird; canzone scelta in tributo e che a posteriori appare ora come una inquietante ed inconsapevole sorte preconizzata.

La storia dei Lynyrd Skynyrd

Nell’estate del 1964 tre adolescenti formarono il nucleo di un gruppo chiamato “Noble Five”. I tre giovani erano Ronnie Van Sant, Allen Collins e Gary Rossington, originari di Jacksonville in Florida e ai quali si aggiunsero Larry Junstrom e Bob Burns. Le prime influenze dei ragazzi appartenevano alla British Invasion e quindi ai Beatles e agli Stones, senza per questo perdere le radici south blues, country e western music proveniente dal ramo Allman Brothers. Nel 1968 la band vinse un concorso locale, il quale gli permise di avere il denaro per incidere i primi due singoli della loro carriera: Need All My Friends e Michelle. Dopo aver potuto aprire i concerti degli Strawberry Alarm Clow, il gruppo capì di aver bisogno di un nome; Van Zant pensò quindi ad un ironico omaggio al loro ex professore di ginnastica Leonard Skinner. Docente repressivo verso il costume maschile allora in voga dei capelli lunghi e della musica rock. il nome Leonard Skinner che ben presto si tramutò nel celeberrimo Lynyrd Skynyrd storpiandone le vocali e rendendoli famosi nel mondo, fece comunque tornare in rapporti amichevoli il gruppo con il professore.

La bruciante carriera intrisa di successi e pietre miliari della musica

Provando nella loro “Hell House”, i Lynyrd Skynyrd cominciarono quindi a suonare in ogni dove negli Stati Uniti del sud. Il musicista Al Kooper ascoltandoli dal vivo rimase cosi impressionato, tanto da portarli a firmare un contratto con l’etichetta discografica MCA Records e facendoli registrare il loro album d’esordio (Pronounced ‘Leh-‘nérd ‘Skin-‘nérd) del 1973. L’opera conteneva brani diventati pietre miliari dell’intera storia della musica come Tuesday’s Gone, Simple Man e la leggendaria Free Bird. Canzone culto divenuta cliché da Guitar Hero nei live per l’invocazione del pezzo atteso declamandone il titolo da parte del pubblico; un organo in apertura introduce solennemente l’ingresso dei versi in slide della chitarra elettrica che ritornano poeticamente incessanti. Una ascensione sonora sembra emulare lo spiccare del volo verso il cielo aperto o il vuoto in chissà quale altra realtà. Free Bird è un inno, iconico e spirituale. Tra le migliori 500 canzoni di sempre per la Rock N’ Roll Hall Of Fame e la rivista Rolling Stone e VH1, Free Bird con 8 minuti di assolo, era parte di un album storico che vinse numerosi dischi di platino ed entrò nei primi posti della classifica Billboard.

Ronnie Van Zant

La consacrazione mondiale e i concerti memorabili

Subentrato Leon Wilkeson al basso, i Lynyrd Skynyrd iniziarono quindi a fagocitare un concerto mastodontico dopo l’altro. Addirittura rubando la scena ai The Who in un palinsesto che li prevedeva come gruppo spalla, ma nel quale la reazione entusiastica della folla fu cosi sconvolgente da portare la band inglese a rifiutare di salire sul palco dopo di loro. Dopo l’entrata di Ed King alla chitarra, nel 1974 la band pubblicò Second Helping. Ennesimo successo clamoroso, nel quale brani come I Need You e quella che forse è la canzone più celebre in assoluto Sweet Home Alabama portarono gli Skynyrd in paradiso.

Sweet Home Alabama è una cartolina country/blues, un affresco paesaggistico o un ritratto tanto accurato come quelli dei pittori fiamminghi. Una forma canzone che diventa folclore passata per parola, tradizione popolare. Simbolo di una America del 900′ che forse non c’è più, con inquietanti venature sudiste e un’attitudine machista della sessualità e del temperamento, ma al cui interno però preservava una ingenua solidarietà tra le persone, soprattutto se povere, di un popolo radicalmente cambiato nel corso degli anni.

Sweet Home Alabama anch’essa annoverata tra le migliori canzoni di sempre è considerata la traccia on the road per antonomasia. Protagonista di un controverso scambio con Neil Young per una presunta critica all’Alabama – citato nel testo – ha per lungo tempo fatto credere che tra Young e la band non corresse buon sangue. Cosa del tutto falsa e successivamente smentita dagli stessi. Tanto che lo stesso cantautore canadese è arrivato a capire la legittimità della loro critica nei suoi confronti presente nel testo. Ed King dichiarò che tutta la melodia della canzone, la celebre progressione degli accordi arpeggiati nell’intro e nel ritornello, gli apparse improvvisamente in sogno. Second Helping divenne comunque disco di platino e portò la band in tour nel Regno Unito

Lynyrd Skynyrd

La tragedia, la successione e il vuoto compensatorio

I Lynyrd Skynyrd parteciparono all’Ozark Music Festival con uno dei pubblici più vasti della storia del rock (oltre 350 mila persone). Un ulteriore avvicendamento nella formazione vide uscire King e Burns ed entrare Artimus Pyle. Seguì il terzo album Nuthin’ Fancy con il successo internazionale Saturday Night Special ed il quarto lavoro Gimme Back My Bullets. Si insediò allora Steve Gaines con sua sorella in una metaforica e circolare chiusura del quadro che li stava aspettando; ed il 17 ottobre 1977 pubblicarono Street Survivors. Poi il buio. Jim Morrison nei suoi libri di poesie auspicava di morire in un incidente aereo per la forma violenta dell’evento; descriveva questa tipologia di morte come un avvenimento unico che valeva la pena di sperimentare. Una esaltazione della percezione sensoriale compressa negli ultimi esasperati istanti di vita. Per i Lynyrd Skynyrd ciò avvenne letteralmente e come lui entrarono nell’immaginario collettivo di milioni di persone, conformandone l’idea d’identità.

Capelli lunghi, zampa d’elefante, cappelli di feltro e rivendicazioni sulla libertà espressiva e personale. L’estetica e l’espressività artistica degli anni ’70, anche grazie a gruppi come i Lynyrd Skynyrd è oggi tumultuosamente tornata in auge tra i giovani rappresentati da nuovi artisti. Ed ecco come cantanti della gamma di Harry Styles o i Greta Van Fleet; sembrano simbolizzare l’inquieta ambiguità espressiva giovanile attingendo a piene mani dal chimerico ideale dell’immagine dei seventies nell’illusione di una originalità. Un’ inconscia compensazione dell’odierno vuoto percepito nel modello di identità; che ai giorni nostri trova caoticamente ispirazione. E che ha forse bisogno di immagini persuasivamente potenti – come quelle delle rockstar degli anni ’70 – per legittimare la propria e attuale potenza espressiva.

L’eredità

Dal 1987 con il fratello di RonnieJohnny Van Zant – i Lynyrd Skynyrd avviarono una reunion che almeno inizialmente doveva solo essere un ennesimo tributo ai fasti dorati di 20 anni prima. Ma la risposta degli ammiratori fu talmente consistente da costringere il gruppo a riprendere a pieni giri l’attività discografica precedentemente interrotta. Paradossalmente quindi il volo che sospese la vita e la carriera di una delle band più importanti della storia della musica ( dal 2005 entrata nella Rock N’ Roll Hall Of Fame) ha dato loro una contorta e bizzarrissima longevità. Contribuendo a rendere gli anni ’70 attuali in un’indiretta efficacia sulle nuove generazioni, a metà strada tra ispirazione positivamente creativa ed ombra inaccostabile.

Seguici su:
Facebook
Metropolitan Music
Twitter
Instagram
Spotify