Nello spazio di LetteralMente Donna di oggi, una donna che ha dato un enorme contributo al canto e alla musica popolare. Il suo nome è Maria Carta e questa è la sua storia

Maria Carta, il mondo contadino della Sardegna

Lo spazio di LetteralMente Donna è dedicato a Maria Carta, fonte shmag.it
Maria Carta, fonte shmag.it

La storia di Maria Carta inizia nella Sardegna più povera. Il padre morì in un ospedale di Sassari quando lei aveva solo 8 anni ma Maria aveva un’arma fondamentale per resistere alla povertà e alla tristezza: il canto. Sin da bambina aveva una voce eccezionale con cui ben prestò animò le messe nella chiesa di Siligo, il paese dove era nata, imparando la messa in Latino, i canti gregoriani e natalizi. Maria inoltre cantava per la gente del luogo durante il lavoro giornaliero. Il suo primo pubblico furono le donne che lavavano i panni con lei al fiume, i raccoglitori ulivi e i sarchiatori di grano. Fu poi il nonno ad accompagnarla in seguito alle feste popolari dove potè esibirsi con i cantadores sardi, da sempre detentori del patrimonio di canti popolari della sua terra. Acquistò una certa fama e divenne protagonista di un fotoromanzo poi la grande svolta.

Nel 1957, quando aveva solo 23 anni, vinse avvolta da un drappo di seta il concorso di Miss Sardegna. Maria era ormai una donna emancipata che aveva deciso di prendere la patente e di lasciare la sua terra e trasferirsi a Roma. Su questa decisione, come riportato da Enciclopedia delle donne, Maria Carta ha detto: “Non sapevo cosa cercavo né a che cosa sarei andata incontro, ma avevo bisogno di cambiare vita…ho buttato il mio cordone ombelicale come un’ancora, sicuramente è ancora lì, impigliato nel punto più alto di Tavolara. L’impatto con la grande, grandissima città fu molto difficile, mi ha messo un’enorme paura; avevo paura di non essere accettata, paura di sbagliare…ho dovuto cercare dentro di me la forza per sopravvivere, non mi sono liberata mai fino in fondo di questa diversità che mi sentivo addosso”.

Il canto popolare sardo e la notorietà internazionale

A Roma la Carta studia presso il Centro studi di musica popolare dell’Accademia di Santa Cecilia diretto Diego Carpitella. Durante quegli anni non manca di tornare nella terra di origine alla ricerca al recupero di antichi canti popolari sardi. A quei tempi Il canto popolare sardo era considerato una prerogativa maschile. Per questo ebbe difficoltà nel trovare un palcoscenico ma lei parlando della sua battaglia per evitare che molte melodie sarde finissero nell’oblio ha detto: “In Sardegna il canto è nato femminile, insieme alla poesia è nato, ai tempi del matriarcato…”. Ad aiutarla tra gli altri il sacerdote silighese don Giovanni Maria Dettori, poeta ed esperto conoscitore della lingua sarda.

Poi entrò in contatto con RCA e nel 1971 cominciò a pubblicare i suoi primi album di musica sarda come “Paradiso in re”. In quegli anni escono anche due preziosi documentari sulla cultura sarda che la vedono protagonista. Maria Carta iniziò ad esibirsi in teatri internazionali ed avere ruoli in importanti pellicole cinematografiche. È lei la madre di Vito Corleone in “Il Padrino- parte seconda” e Marta in “Gesù di Nazaret” di Franco Zeffirelli. Infine nel 1975 uscì la raccolta di poesie “Canto rituale”, un’opera di denuncia sociale in cui protagonisti sono gli ultimi e i diseredati della sua terra come gli operai morti nelle miniere in Belgio.

Gli anni 80, i lutti e la malattia

Negli anni 80′ la salute di Maria Carta viene minata dalla perdita della madre, delle sorella e da un grave tumore. A proposito del cancro che l’affliggeva la Carta disse che “non era che l’ultima fase di una malattia che covavo dentro da anni, che mi aveva tolto la voglia di vivere e anche di cantare. Mi era sparita la voce, come inghiottita dall’angoscia. Da qualche anno vivevo in uno stato di abbandono, assente da me stessa, inerte. Per cantare, le poche volte che ci riuscivo, ricorrevo a pastiglie di cortisone: la voce altrimenti mi spariva da dentro la gola, non veniva fuori“. Maria Carta si spense a causa della sua malattia nel 1994. 4 anni prima era stata nominata Commendadore Ordine al merito della Repubblica Italiana.

Stefano Delle Cave