Mattia Binotto, la storia d’amore con Ferrari è finita (troppo) male

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Di Redazione Sport

Un addio lento e poco entusiasmante in Formula 1. Mattia Binotto lascia la “sua” Ferrari dopo tantissimi anni di militanza nel peggiore dei modi. Una carriera a Maranello, la sua, che si era ben distinta fin dal suo approdo nell’ormai lontano 1995 e che ha visto l’ascesa inarrestabile e la caduta rovinosa in questo 2022 che ha posto le basi per il divorzio. È stata certamente una storia d’amore potente e vissuta a mille all’ora, di quelle che lasciano comunque il segno nei cuori di chi l’ha vissuta. Per l’impegno, i sentimenti, le speranze e il tempo passato in rosso, questa vicenda sarebbe dovuta finire in modo migliore. Un gran peccato, al netto degli errori gravi commessi, ma il mondo conosce anche queste regole: avanti il prossimo. Sperando sia una storia d’amore ancor più bella (e vincente) da poter raccontare.

La carriera in Ferrari di Mattia Binotto

Motore Ferrari F1 2021
Mattia Binotto, Ferrari – Photo Credit:F1OfficialTwitterAccount

Mattia Binotto è nato a Losanna (Svizzera) da genitori originari di Reggio Emilia, città dell’Emilia Romagna. Nel 1994 si è laureato in ingegneria meccanica nella stessa città elvetica che gli ha regalato i natali e successivamente ha conseguito positivamente un master in ingegneria dell’autoveicolo presso il dipartimento di ingegneria “Enzo Ferrari” dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Solo un anno è entrato alla Scuderia Ferrari come ingegnere motorista nella squadra test, partecipando dal 1997 al 2003 all’epopea che vide Michael Schumacher grande protagonista della scena della Formula 1 grazie alle numerose vittorie sotto l’effige del Cavallino Rampante durante la presidenza di Luca di Montezemolo e la direzione di Jean Todt.

Divenuto ingegnere dei motori da gara nel 2004, nel 2007 ha assunto il ruolo di capo ingegnere, corse e montaggio e nel 2009 quello di responsabile delle operazioni motore e KERS con Paolo Martinelli, poi vicedirettore motore ed elettronica con Luca Marmorini e infine direttore del reparto power unit nel 2014 sotto Sergio Marchionne. Proprio il manager italo-canadese lo aveva scelto come dirigente di riferimento e referente personale. Il 27 luglio 2016 viene nominato direttore tecnico della Ferrari andando a prendere il posto che era stato in precedenza di James Allison. Il 7 gennaio 2019 subentra a Maurizio Arrivabene quale team principal della Rossa di Maranello lasciando il ruolo di direttore tecnico dal Gran Premio di Monaco. Un titolo che ha conservato fino alla fine del Mondiale 2022 di Formula 1: errori grossolani del team e incomprensioni con piloti hanno via via minato la sua figura fino alla separazione con la Ferrari. Nel 2023 ci sarà un nuovo team a comandare su Maranello.

Photo Credit:F1OfficialTwitterAccount

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