Memorie di un assassino, il capolavoro del regista di Parasite, arriva nei cinema italiani dal 13 febbraio.
L’attesa degli Oscar si fa sempre più interessante! Dopo l’annuncio che Parasite tornerà al cinema dal 6 febbraio, ecco una notizia ancora più succulenta. Memorie di un assassino verrà finalmente proiettato nelle sale italiane dal 13 febbraio, con “soli” 17 anni di ritardo. L’esordio cinematografico del sudcoreano Bong Joon-ho, infatti, è un film del 2003 mai prima d’ora distribuito in Italia.
In quello che è considerato uno dei migliori film di inizio millennio, Bong Joon-ho ci propone un poliziesco crudo e realistico. Ma di cosa parla Memorie di un assassino?
Memorie di un assassino: la trama
Il film racconta una storia vera: gli omicidi seriali che sconvolsero la Corea dal 1986 al 1991. Un caso tutt’ora irrisolto. In 10 anni il primo serial killer che ha agito in Corea uccise vittime di varie età, con un modus operandi audace e organizzato. Senza lasciare il più piccolo indizio, tranne le sue vittime, il killer mise in crisi gli investigatori e la società tutta. E ad oggi nessuno è stato arrestato e condannato per questi delitti.
Memorie di un assassino si concentra proprio sugli investigatori. Bong Joon-ho si affida all’attore simbolo del cinema coreano, Song Kang-Ho, protagonista anche dell’acclamatissimo Parasite. L’attore interpreta Park Doo-man uno dei due detective che cercano di risolvere il caso, affiancati da una squadra investigativa non all’altezza della situazione. Il suo metodo – basato sul puro istinto – si contrappone nettamente a quello del suo collega Seo Tae-Yoon che invece analizza meticolosamente i documenti del caso per giungere alla soluzione.
Il regista decide di abbandonare la finzione per mettere in risalto l’atmosfera realistica, lavorando egregiamente sugli attori. Non i classici detective hollywoodiani. No, i suoi sono veri esseri umani, dotati di un loro arco emotivo, di manie. Persone che hanno dovuto affrontare un’esperienza del tutto nuova che gli ha cambiato la vita per sempre. La regia mescola inoltre elementi contraddittori. Alla vera storia che sta alla base del film si intrecciano atmosfere thriller ben riconoscibili.
Bong Joon-ho stesso ha dato una nuova sfumatura alla suspense definendo Memorie di un assassino un “thriller rurale”. Di nuovo, nessun agente di polizia cool, solo detective di campagna. Erano anni in cui gli gli investigatori all’interno della forza di polizia con pochi mezzi potevano fare affidamento solo su se stessi per affrontare queste orribili serie di eventi.
Il film ricorda un’epoca innocente in cui l’incapacità di afferrare appieno la logica di tali atti atroci portò a incredibili errori e orribili incubi. Nella Corea di quegli anni non esisteva un metodo di profiling, né alcuna idea di come preservare la scena del crimine. Solo ricerche e interrogatori che facevano affidamento sull’intuizione e sull’ostinazione degli investigatori. Possiamo definire, quindi, Memorie di un assassino come una denuncia di una società approssimativa che pone l’attenzione sulla tenacia della polizia.
Insomma, dopo esserci entusiasmati con Parasite che, lo ricordiamo, è candidato agli Oscar come miglior film, non possiamo perderci Memorie di un assassino sul grande schermo.
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