Michela Murgia senza dubbio non ha mai avuto timore di esprimere le proprie considerazioni personali ed il proprio pensiero. A costo di risultare impopolare e oggetto di reazioni astiose da parte della pubblica opinione. L’ultimo episodio ha riguardato alcune dichiarazioni molto critiche nei riguardi del maestro Franco Battiato. La stessa ne ha smentito la veridicità, relegandolo a episodio burlesco architettato ad arte.

Le critiche da parte dei mass media e dei canali social sono giunte però caustiche e impietose. Sin dalla giovane età, Michela Murgia ha assunto un comportamento partigiano. Partigiano nel senso etimologico del termine, ovvero colui che è di parte, in quanto assume una posizione netta e specifica. Ma partigiano anche come chi resiste e abbraccia una lotta in nome di un ideale ben specifico.

Michela Murgia- credit: globalist
Michela Murgia- credit: globalist

La lotta partigiana di Michela Murgia

La lotta partigiana della Murgia è evidente già nel suo primo libro, che ha per titolo Il mondo deve sapere. Nato come un blog, si è invece poi trasformato in un vero libro. Il tema centrale è la crudele condizione degli operatori di telemarketing. Costoro sono spesso vessati psicologicamente e non adeguatamente retribuiti, malgrado le molte ore di lavoro.

In quest’opera letteraria – da cui si è poi ispirata la sceneggiatura del film Tutta la vita davanti, di Paolo Virzì – la Murgia è partigiana. L’autrice non è affatto indifferente alla tragedia umana delle persone di cui racconta con partecipazione le vicende.

 Michela Murgia- credit: rassegna italia
Michela Murgia- credit: rassegna italia

Accabadora e la maternità condivisa

E poi ancora l’immenso Accabadora pubblicato per Einaudi. Un libro sulla maternità vista da una doppia angolazione. La maternità condivisa tra chi è sterile ma in grado di amare e chi ha biologicamente generato la vita, rimanendo però nell’incapacità di dare amore.

Ogni libro della Murgia è un mondo a sé. Non esistono punti di convergenza tra una pubblicazione e l’altra dellla scrittrice sarda. Un effetto voluto e cercato di proposito.

Michela Murgia e il pensiero gramsciano

Per sua stessa ammissione, la Murgia ha sempre abbracciato e fatto suo il pensiero gramsciano. Tale pensiero presuppone come imprescindibile il concetto di partecipazione al mondo altrui. Perché lo scrittore è di per sé un pontefice, colui che con il magistrale impiego delle parole crea un ponte. E non c’è modo migliore di fare politica, se non scrivere buone storie, come dalla Murgia stessa dichiarato in più di una occasione.

L’impegno politico e sociale sono inscindibili dall’attività di scrittore e di intellettuale. Non può esistere un intellettuale che si astragga, divenendo completamente avulso dalla realtà e dal contesto sociale in cui ha invece l’obbligo morale di trovare la sua collocazione, le sue radici quanto anche le sue ali.

Michela Murgia durante la presentazione di un suo libro a Milano - credit: wired
Michela Murgia durante la presentazione di un suo libro a Milano – credit: wired

Le esperienze politiche e la discesa in campo

Di qui, l’impegno prettamente politico ed elettorale assunto su di sè da Michela Murgia nel corso degli anni. Da non trascurare certo quello con la sua Sardegna, terra natia, madre e matrigna, della quale la stessa Murgia rappresenta uno dei prodotti più riusciti che siano stati esportati all’estero negli ultimi vent’anni.

L’impegno sociale e politico appare alla Murgia come un doveroso atto, perché se non esistono più piazze, bar, le piccole sedi di partito, cosa rimane, al di fuori delle storie?

L’esigenza di uscire dalla dimensione del soggettivo per abbracciare il concetto di collettività

C’è nella Murgia il desiderio insito di uscire dalla dimensione dell’oggetto individuale, condizione a cui costringe l’uomo la società attuale, per ritornare a quella atavica di oggetto collettivo. Una dimensione tipica della famiglia patriarcale del secolo scorso, di un mondo a cui si riconosce il valore più nobile dell’esperienza e dell’esempio.

Non c’è libertà che non presupponga la partecipazione, come nei versi cantati del grande Giorgio Gaber.

Michela Murgia mira allo stesso obiettivo, la partecipazione come antidoto alla devastante indifferenza che abbatte ogni ponte costruito con la finalità di collegare menti, anime, cuori. Lo scrittore possiede il dono immenso di saper mettere sapientemente in fila le parole, creando storie e mondi in cui i lettori possano riconoscersi e trovare, paradossalmente, dal momento che si tratta di parole, tacita comprensione.

Seguici su facebook