
Per la rubrica “Cronache del mistero” oggi ripercorriamo il caso di Nada Cella, un vero e proprio Cold Case. Era il 6 maggio 1996 quando in via Marsala in pieno centro a Chiavari (Ge) nell’appartamento che ospitava uno studio commercialista giaceva Nada Cella. La ragazza all’epoca ventiseienne fu ritrovata agonizzante in una pozza di sangue dal suo datore di lavoro, il trentaquattrenne Marco Soracco. Anche quella mattina come succedeva ormai da 4 anni intorno alle 08:50 Nada raggiunse il posto di lavoro in bici. Alle 09:00 una vicina dello stabile che ospitava lo studio commercialista sentì un tonfo sordo provenire dal piano di sopra e di li a poco vide arrivare un’ambulanza.
A chiamare i soccorsi fu proprio Marco Soracco. La scena che si presentò agli occhi dei paramedici fu terrificante. Nada era a terra supina, scossa da brividi in tutto il corpo, con gli occhi spalancati e sangue copioso che fuoriusciva da bocca, orecchie e dalle varie ferite su volto e corpo. Nada venne portata all’ospedale di Lavagna e alle 11:30 trasferita all’ospedale San Martino a Genova. Qui i medici tentarono un disperato intervento chirurgico per poterle salvare la vita, ma fu tutto inutile, Nada morì alle 14:10.
Nada Cella, l’aggressione

Interrogato dalla polizia Marco Soracco dichiarò d’essere arrivato in ufficio intorno alle 09:12 e appena entrato di aver risposto al telefono e di aver parlato con una cliente. Incuriosito dal fatto che non avesse risposto la segretaria, uscì dal suo ufficio, il più vicino verso la porta d’entrata. Così si diresse verso la stanza dove avrebbe dovuto essere Nada. Entrando sentì uno strano respiro rantolante, avvicinandosi vide Nada a terra supina, in un lago di sangue. La testa a sfiorare la parete, i piedi scalzi, gli occhiali a terra e la borsa al suo posto sotto alla scrivania.
Si avvicinò per capire cosa fosse successo. Le toccò il viso, sporcandosi del suo sangue e si spostò nell’ufficio e si spostò in una stanza attigua per chiamare i soccorsi. Erano le 09:15. Subito dopo, telefonò a sua madre, che abitava con lui al piano superiore allo studio. La signora Marisa Bacchioni, madre di Soracco, nota per essere una maniaca della pulizia appena i paramedici portarono via Nada, cominciò a pulire, cancellando per la quasi totalità ogni elemento utile alle indagini.
Le indagini

Gli inquirenti tuttavia non rilevarono nessun segno di effrazione ne di colluttazione e sul corpo di Nada nessuna lesione da difesa. Mentre varie furono le lesioni inflitte alla giovane con un corpo contundente (mai trovato). Il trauma cranico che le fu fatale, fu invece conseguente ad un violentissimo urto contro una superficie piana, molto verosimilmente il pavimento. La prima persona iscritta nel registro degli indagati fu Marco Soracco. Le indagini però non portarono a nulla e l’uomo dopo un anno uscì ufficialmente dall’inchiesta.
La vita di Nada stroncata ad appena 26 anni, passata al setaccio dagli inquirenti non portò a nuove piste e l’omicidio nel 1998 passò tra i casi archiviati. Un vero e proprio Cold Case. La vita di Nada è finita il 6 maggio 1996, quella della sua famiglia devastata dalla sua morte, ha visto morire di dolore il padre di Nada subito dopo l’archiviazione del caso. La mamma della giovane ancora oggi continua a sperare che un giorno si possa giungere alla verità, per dare un nome all’assassino e rendere giustizia a sua figlia.
di Loretta Meloni
Immagine di copertina (omicidio Nada Cella) photo credit: ilsecoloxix.it