Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Faremo un viaggio sulla Croisette alla scoperta di un film che ha sorprendentemente vinto la Palma d’oro. Parleremo dei fantastici anni 60′, di commedie e della Swinging London. Abbiamo dedicato questa puntata a “Non tutti cel’hanno…” di Richard Lester
“Vide un sviluppo in sperimentazione formale, libertà di espressione, colore, commedia”
Questo è quanto vide il cinema, secondo il British Film Institute, nella Swinging London. Con questo nome si intende quella Londra della metà degli anni 60′ dove presero corpo un insieme di tendenze che portarono ad una vera e propria rivoluzione culturale. Un grande cambiamento che vede tra i più grandi promotori i leggendari Beatles. È la Londra raccontata senza peli sulla lingua da Richard Lester in “Non tutti cel’hanno…” e nel successivo “Petulia”. Lo stesso Lester aveva poi diretto precedentemente il primo film dei Beatles intitolato “Tutti per uno” e il secondo intitolato “Aiuto!”. Questo gli aveva perfettamente permesso di calarsi nell‘atmosfera inglese degli anni 60′
“Non tutti ce l’hanno..”, tra surrealismo e commedia
Richard Lester con “Non tutti cel’hanno” era riuscito a far arrivare al successo un genere poco cavalcato a Cannes come la commedia raccontando perfettamente le moda e le dinamiche frizzanti e anticonformiste della Londra degli anni 60′. Una Swinging London a cui Lester deve gran parte del suo successo e che qui rappresenta in una storia surreale, scorrevole, divertente, frizzante e spregiudicata. Il tutto generando, nonostante la struttura elementare, un buon confronto tra le diverse personalità dei due protagonisti. Uomini divisi dal fatto di non saper averci a che fare con le donne o invece di essere in possesso di un innato sex appeal. Proprio quest’ultimo elemento è la caratteristica principale in cui è imperniato tutto il film
Una palma d’oro sorprendente
Quando la presidente Olivia de Havilland annunciò la Palma d’oro a Cannes nel 1965 a Richard Lester per “Non tutti cel’hanno…” , il verdetto fu tutt’altro che scontato. Sorprese e continua sorprendere il premio ad un film che i critici, dopo un inizio brillante, penalizzavanoper il fatto che poi il film scorresse monotono e privo di azione con la mancanza di maggior irriverenza da parte di Lester. Sorprende inoltre che il regista americano l’avesse spuntata su colleghi certamente più quotanti. Nel 1965 c’erano in concorso a Cannes infatti due mostri sacri del cinema americano come William Wyler con “Il collezionista” e Sidney Lumet con “La collina del disonore”. Dobbiamo poi ricordare “Il momento della verità” di uno straordinario Francesco Rosi, premiato ai David di Donatello quell’anno come miglior regista.
Stefano Delle Cave
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