OMS: il Direttore Generale Tedros Adhanom Ghebreyesus accusa Taiwan. Nella conferenza stampa di ieri ha affermato che c’è il governo di Taipei dietro una massiccia campagna razzista contro di lui.

La conferenza stampa

Tutto nasce dai numerosi sospetti che si sono abbattuti sull’OMS dopo la gestione disastrosa della crisi del coronavirus. Ad una domanda sulle critiche all’OMS provenienti dal presidente Trump, il quale ha paventato l’ipotesi di sospendere il finanziamento all’agenzia delle Nazioni Unite perché soggetta a pressioni della Cina, Tedros ha dichiarato che “l’obiettivo di tutti i partiti politici dovrebbe essere salvare la loro popolazione. Per favore, non politicizzate il virus.” Tedros ha anche invitato gli Stati Uniti e la Cina a lavorare meglio insieme, altrimenti si rischia di trasformare la pandemia in una crisi più grande.

Dopo un lungo discorso nel quale, paradossalmente, il Direttore Generale chiedeva di mettere da parte gli scontri politici tra partiti, e richiamando all’unità di tutti i paesi senza far polemiche, ha lamentato di essere stato vittima di una serie di insulti razzisti durati tre mesi.

Se volete che io sia specifico, tre mesi fa, questo attacco è arrivato da Taiwan. Dobbiamo essere sinceri. Oggi sarò diretto. Da Taiwan! Taiwan, e anche il Ministero degli Esteri, era a conoscenza della campagna e non si è dissociata. Hanno anche iniziato a criticarmi mentre ero al centro di tutti gli insulti. Ma non mi importava. Tre mesi. Lo dico oggi, perché è abbastanza. Ma possono ancora continuare. Non importa.

Tedros Adhanom Ghebreyesus, probabilmente, si riferisce alle numerose critiche provenienti dai cittadini di Taiwan, i quali hanno infatti manifestato profonda delusione per essere stati esclusi dal flusso dati sull’epidemia e, soprattutto, per essere stati ignorati quando il governo di Taipei, il 31 dicembre, aveva allertato l’International Health Regulations dell’OMS, dichiarando che giungevano notizie dalla Cina di personale medico che si stava ammalando e manifestando la preoccupazione che il virus potesse trasmettersi da uomo a uomo. Tuttavia, non si riscontrano evidenti campagne razziste ai danni di Tedros sui social network.

Aggiornamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul COVID-19. Fonte: ONU

La risposta di Taiwan

Il Governo di Taipei, comunque, respinge al mittente le critiche. Sul profilo Twitter del Ministero degli Esteri di Taiwan, infatti, si legge:

Il dott. Tedros ha detto che “Non c’è bisogno di usare COVID-19 per segnare punti politici”. Siamo d’accordo! Eppure senza prove, Taiwan è accusata di orchestrare attacchi personali. Questa affermazione è priva di fondamento, senza merito e marginalizza ulteriormente il lavoro in cui l’OMS è impegnata in tutto il mondo. Le persone di tutto il mondo, specialmente a Taiwan, hanno visto il modo in cui l’OMS ha erroneamente etichettato e ignorato le richieste di informazioni sul paese. Ci sono state domande sulla sua gestione della situazione. Nelle società democratiche, le persone dovrebbero essere in grado di esprimere queste opinioni liberamente. Ma il governo di Taiwan non ha in alcun modo giustificato né incoraggiato alcun attacco personale al dott. Tedros. Ha sempre creduto nel diritto alla salute per tutti e continua a cercare la piena collaborazione con l’OMS per condividere la risposta di Taiwan al coronavirus con la comunità internazionale.

Il tweet del Ministero degli Affari Esteri di Taiwan. Fonte: Twitter

Anche la Presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen ha risposto, pubblicando una nota protestando fortemente per le accuse di istigazione al razzismo da parte di Taiwan: “Per anni, Taiwan è stata esclusa dalle organizzazioni internazionali, e noi sappiamo meglio di chiunque altro come ci si sente ad essere isolati e discriminati. Se il Direttore Generale Tedros potesse resistere alle pressioni della Cina e venire a Taiwan per vedere di persona i nostri sforzi nella lotta al COVID-19, potrebbe vedere che il popolo taiwanese è la vera vittima di un trattamento ingiusto”.

La risposta pubblicata dalla Presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen. Fonte: Twitter

Le critiche all’OMS

Negli ultimi tre mesi, in molti hanno fatto notare che l’OMS, fin dalle fasi iniziali dello scoppio dell’epidemia, è incappata in uno scivolone dopo l’altro.

Gli esperti dell’OMS non hanno potuto fare un’ispezione in Cina fino a quando il Direttore Generale, Tedros Adhanom Ghebreyesus, non ha incontrato Xi Jinping alla fine di gennaio. Fino a quel momento, l’OMS si è limitata a riportare acriticamente i dati provenienti dalla Cina e solo a febbraio inoltrato una delegazione si è recata nel paese.

Ad ogni modo, nel rapporto del 16-24 febbraio, seguente alla visita dell’OMS in Cina, si legge che “Il Segretario Generale Xi Jinping dirige e coordina personalmente il lavoro di prevenzione e ha richiesto che la prevenzione e controllo dell’epidemia COVID-19 fosse la priorità del governo ad ogni livello. […] Le misure di prevenzione e di controllo sono state attuate rapidamente, fin dalle prime fasi, a Wuhan e in altre aree chiave dell’Hubei. […] Sulla base di un confronto dei tassi di attacco tra le province, la missione congiunta stima che questo approccio veramente onnicomprensivo del governo e dell’intera società che è stato adottato in Cina ha evitato, o per lo meno ritardato, centinaia di migliaia di casi di COVID-19 nel paese. Per estensione, la riduzione che è stata raggiunta nella forza dell’infezione da COVID-19 in Cina ha anche giocato un ruolo significativo nella protezione della comunità globale e nella creazione di una più forte prima linea di difesa contro la diffusione internazionale”.

Tedros Adhanom Ghebreyesus, il Segretario Generale dell’OMS

Tutto fatto a regola d’arte insomma, ma il rapporto non è abbastanza lusinghiero, e quindi il Segretario Generale non ha lesinato complimenti vivissimi alla Cina per il suo operato:

“La Cina ha adottato misure massive all’epicentro dell’epidemia. […] Questo è eroico. […] Le azioni della Cina ci hanno resi più sicuri”. “Abbiamo apprezzato la serietà con la quale la Cina ha affrontato l’epidemia, soprattutto l’impegno proveniente dai più alti vertici, e la trasparenza che hanno dimostrato”.

A questo punto, vale la pena ricordare che Tedros è stato, tra il 2012 e 2016, Ministro per gli Affari Esteri del governo etiope del Fronte democratico rivoluzionario (EPRDF) guidato da Hailé Mariàm Desalegn che, nel 2016, represse con il sangue le proteste degli Oromo e che costò la vita a centinaia di persone. Nello stesso periodo, il governo etiope represse ogni manifestazione di dissenso, e si rese protagonista di una stretta alla libertà d’informazione.

Insomma, Tedros non è proprio una figura di assoluta garanzia quando si parla di rispetto dei diritti umani e trasparenza.

Aggiornamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità su Ebola e Nuovo Coronavirus COVID-19 a Ginevra, Svizzera. Fonte: ONU

Il caso Bruce Aylward

Se Atene piange, Sparta non ride. Le ombre sull’OMS si espandono anche sul capo di un’altra figura di rilievo dell’agenzia ONU. Parliamo del dott. Bruce Aylward, Consigliere Senior del Direttore Generale dell’OMS, che ha visitato personalmente la città di Wuhan ed ha dichiarato che semmai dovesse contrarre il Covid-19, vorrebbe essere curato in Cina.

Quando gli è stato fatto notare di non essersi messo in quarantena dopo aver visitato la città focolaio, Aylward ha dichiarato che non fosse necessario, dato che non aveva visitato nessuna area “sporca” di Wuhan. Ci si chiede, quindi, cosa di preciso abbia controllato Ayward e come possa ostentare tanta sicurezza sull’operato cinese.

Comunque, Aylward è di recente finito nel centro delle polemiche per una imbarazzante intervista rilasciata all’emittente di Hong Kong RTHK (Potete trovare l’intervista qui, dal minuto 17:50).

Durante l’intervista, la giornalista Yvonne Tong ha chiesto al dott. Aylward se l’OMS debba riconsiderare l’ammissione di Taiwan all’OMS, alla luce della brillante risposta data dal governo di Taipei nella lotta al coronavirus.

In un primo momento Aylward ha “risposto” con un imbarazzante silenzio, affermando poi di non aver sentito la domanda e di passare alla prossima. La giornalista ha insistito con la domanda su Taiwan e il consigliere senior ha ben pensato di interrompere la videochiamata. Raggiunto nuovamente, ha frettolosamente concluso l’intervista dicendo che aveva già parlato della Cina, e che questa aveva fatto bene in tutte le sue varie aree.

L’emittente ha poi subito un duro rimprovero da parte delle autorità di Hong Kong perché, a dire del governo della città, la domanda su Taiwan era in contrasto con il principio di “Una sola Cina.

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Bruce Aylward, Consigliere Senior del Direttore Generale dell’OMS. Fonte: Organizzazione Mondiale della Sanità

Il caso Taiwan

Per chi non lo sapesse, Taiwan è uno stato indipendente, benché non riconosciuto, se non da Città del Vaticano e una manciata di paesi centro-americani, africani, e delle isole del Pacifico.

Fin dall’instaurazione della Repubblica Popolare di Cina, nel 1949, il Partito Comunista rivendica la sovranità sull’isola di Formosa, ed impone a tutti i paesi che hanno relazioni diplomatiche con lei di accettare il principio di “Una sola Cina”, di fatto isolando Taiwan ed impedendole di far parte della comunità internazionale.

Il caso di Taiwan è molto rilevante quando parliamo della lotta al coronavirus: il 31 dicembre, il governo di Taipei aveva allertato l’International Health Regulations dell’OMS, dichiarando che giungevano notizie dalla Cina di personale medico che si stava ammalando e manifestando la preoccupazione che il virus potesse trasmettersi da uomo a uomo.

Il 31 dicembre è la stessa data in cui il governo cinese ha fatto la prima segnalazione all’OMS, riferendosi a strani casi di polmonite a Wuhan, senza menzionare l’eventualità che il virus potesse trasmettersi tra esseri umani. Solo il 21 gennaio il governo cinese, e l’OMS di conseguenza, hanno ammesso la trasmissione umana.

Taiwan, inoltre, lamenta il fatto di essere stata esclusa dalla condivisione di informazioni sul Covid-19. L’OMS ha quindi lasciato il governo dell’isola a fronteggiare da solo l’epidemia ed ha riportato dati inesatti sul numero dei casi di Taiwan, i quali venivano forniti dal governo cinese che non esercita alcun tipo di sovranità sull’isola.

Alla luce della rovinosa risposta data tanto dalla Cina, quanto dal resto del mondo, sorge il legittimo sospetto che essere esclusi dal flusso dei dati dell’OMS rappresenti un vantaggio, anziché un pericolo per la salute pubblica.

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