Pino Schirripa, professore di Antropologia alla Sapienza, non ha accettato il compromesso. Marzullo lo ha invitato ad andarsene. E così muore la democrazia, sotto scroscianti applausi?
Marzullo, conduttore del Cinematografo, ha chiesto a Pino Schirripa, professore di Antropologia all’Università la Sapienza, di cambiarsi la maglietta. Al rifiuto del professore, Marzullo lo ha mandato via.
La ragione? La maglietta dell’antropologo, la quale riportava il logo della nota ONG Mediterranea, non poteva essere mostrata in RAI per le regole riguardo ai loghi commerciali. Per Pino Schirripa però non c’è dubbio:
“Questa è una censura non degna di un Paese Civile”
Marzullo gli ha comunicato che con quella maglietta non avrebbe potuto farlo partecipare alla trasmissione, e in quel frangente l’antropologo ha dichiarato che non avrebbe accettato nessuna forma di censura.

Quando Emanuele Lauria, giornalista di Repubblica, ha fatto presente che l’atteggiamento del professore potesse essere preso come una provocazione, la risposta di quest’ultimo non si è fatta attendere:
“Sì, l’ho fatto apposta. Volevo capire se oggi è ancora possibile far passare messaggi di umanità, specie quando abbiamo negli occhi le immagini della Sea Watch. Salvare le vite umane è un concetto semplice, che non può essere messo in discussione. E invece è diventato quasi un argomento pericoloso da affrontare. Poi ognuno, per carità, si tiene le proprie convinzioni sulle politiche dell’immigrazione. Insomma, ci rendiamo conto che stiamo discutendo del fatto se sia corretto o meno esprimere il proprio pensiero”
ONG migranti: chi è Pino Schirripa, il professore censurato?
Io Pino Schirripa lo conosco bene, è stato il mio relatore di tesi magistrale ed è il direttore della Scuola di specializzazione in Beni Demoetnoantropologici che frequento da quest’anno. Oltre che essere una persona degna di stima per il suo modo di rapportarsi con il mondo, è anche un accademico che più di molti altri può esprimersi sull’argomento immigrazione. Antropologo africanista che ha condotto per moltissimi anni ricerca etnografica in Etiopia e Ghana, ha come terreni d’elezione l’antropologia medica, l’antropologia delle religioni e l’antropologia del potere. Tuttora poi continua le sue ricerche formando altri antropologi, come la sottoscritta.
Questa vicenda mi lascia con l’amaro in bocca perché mi chiedo se indossare una maglietta con un messaggio non registrato gli avrebbe permesso di poter restare senza dover cedere al compromesso. Magari, se al posto del logo della ONG Mediterranea avesse avuto un simbolo non associabile a nessun ente registrato, avremmo potuto sentirlo parlare con cognizione di argomenti attualmente caldi e su cui sono in pochi ad avere la sua stessa conoscenza (se fossero rientrati nell’argomento della serata). O forse anche senza la scusa del logo commerciale lo avrebbero messo nella condizione di non mostrare la sua opinione sulle ONG in TV? Davvero siamo arrivati a questo livello di censura?
Concludo l’articolo con l’ultima considerazione fatta da Pino Schirripa durante l’intervista:
“L’umanità, evidentemente, non ha diritto di cittadinanza in televisione. Mi chiedo perché un politico può andare davanti alle telecamere esibendo la scritta “ruspe sui rom” sulla felpa e io non posso indossare la maglietta di Mediterranea. Il sovversivo sono io? E’ proprio uno strano paese, il nostro”.
di Eleonora D’Agostino
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