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Settembre 8, 2024, domenica

Pd: questione femminile aperta dalle donne

Un congresso costituente da portare avanti parallelamente a un lavoro di opposizione parlamentare duro e intransigente” e da concludere entro l’inverno o all’inizio della primavera.  È questa la proposta che alla direzione del Pd ha portato Enrico Letta, ed approvata dal parlamentino dem con un solo voto contrario e due astenuti. Formula tradotta dai big dem, con “a metà marzo“. Dal segretario del Nazareno è giunto il via libera alla proposta del congresso in quattro fasi, aperto oltre il Pd, con approfondimenti sui principali nodi ed in conclusione alla fine dell’inverno, con le primarie .

Una nuova direzione per fissare il timing di ogni singola tappa, sarà convocata a breve da Letta. L’inizio di un percorso che ha l’intenzione di apportare un profondo cambiamento del partito e del suo gruppo dirigente. Critiche e attacchi al gruppo dirigente dem, una riunione fiume, a tratti tesa, con più di ottanta interventi per oltre dieci ore.

La proposta Pd: capigruppo donne al Senato e alla Camera

 Enrico Letta -Photo Credits: tg24.sky.it
Enrico Letta -Photo Credits: tg24.sky.it

È la presidente Valentina Cuppi a parlare esplicitamente di “maschilismo” all’interno del partito. Quello della rappresentanza di genere nel partito è un tema centrale sul quale “è giusto che ci sia stata una discussione cruda”. Così raccoglie e rilancia il segretario, con la proposta che prevede che anche le prossime capigruppo al Senato e alla Camera devono essere donne. Contrario a questa proposta è Luigi Zanda, il quale ritiene che a decidere debbano essere i gruppi parlamentari.

La linea Letta è quindi blindata dal voto della direzione, in vista del passaggio parlamentare. Una prorogatio delle due presidenti dei gruppi, Malpezzi e Serracchiani, almeno fino all’elezione della nuova segreteria.  É questa la soluzione che si prospetta, a sentire alcuni esponenti dem.

L’opposizione

“Togliamoci il doppiopetto, vestiamo subito le vesti dell’opposizione, cambiamo subito mentalità. Per essere opposizione dobbiamo essere istituzionali, propositivi, ma essere opposizione. L’opposizione ci farà bene, ci consentirà di rigenerarci e ripensare al nostro futuro in raccordo con il nostro Paese”.

Sono questi i presupposti dell’opposizione che nel frattempo c’è da organizzare. Un’opposizione che Letta vuole “dura e intransigente” , e per la quale chiama alla mobilitazione il partito, sia in Parlamento che fuori. É lontana, o forse completamente inesistente, l’ipotesi di uno scioglimento del partito o di modifica del simbolo. Ciò che secondo Letta necessita di cambiamenti, è in primis il gruppo dirigente.

“Serve un nuovo gruppo dirigente formato da nuove generazioni. È giusto mettere in campo una classe dirigente più giovane, che il Pd ha, in grado di contrastare un governo guidato da una donna giovane, sebbene con una lunga militanza alle spalle. Una nuova generazione legittimata dal congresso, che metta in pratica i nostri valori”. Dichiara Letta.

Con determinazione Letta è pronto a guidare questa fase, lasciando il posto al nuovo segretario che sarà scelto dalle primarie, strumento principe del Pd finito nel mirino di una parte della sinistra dem nelle ultime ore. Secondo il leader dem, il confronto fra candidature farà bene al partito; è necessario un percorso che consenta di affrontare tutti i nodi in profondità. Chiarezza all’interno del Pd che ha perso le elezioni, è ciò che è necessario per arrivare a questo. Impossibile per Letta nascondere la sconfitta, di cui si assume piene responsabilità, ma non accetta il dramma di chi ritiene che la soluzione sia sciogliere il partito, ritenendo un successo la nascita del Pd.

“Siamo gli unici ad aver fatto elezioni in alternativa alla destra, tutti gli altri hanno fatto elezioni in alternativa a noi. Noi siamo gli unici ad aver costruito un progetto alternativo alla destra”.

Alternativa confermata da un risultato che nella sconfitta, in quanto secondo partito in Italia e primo fra quelli che non stanno in maggioranza, attribuisce al Pd il ruolo di “partito guida dell’opposizione“. Un risultato di ricostruzione e crescita del partito e di suo innervamento nella società, figlio di un percorso non concluso.

Passo falso ,figlio del 24 febbraio, seguito a una serie di successi alle amministrative e alle regionali:

“Quando abbiamo eletto Mattarella eravamo in una condizione diversa da quella che poi si è verificata. La guerra, per le responsabilità di governo che ci siamo assunti, ci ha messo in una condizione nella quale la nostra capacità espansiva è stata interrotta. Non rinnego la nostra scelta, c’è bisogno di assumersi delle responsabilità”, spiega il segretario. La guerra, ma non solo.

L’implosione del ‘campo largo’ è ciò che ha pesato sulla sconfitta del Pd, rendendo impossibile il presentarsi all’appuntamento con il voto dentro a una alleanza larga.

“Un campo ha vinto perché è stato unito, il nostro campo invece non lo è stato nonostante il lavoro di mesi ed anni per costruire il campo largo, una larga unità, unica condizione con la quale si sarebbe potuto vincere”.

La soluzione secondo Letta

Ciò che secondo Letta deve fare ora il Pd, è tornare ad essere quel “partito pugnace” che era all’origine e ricominciare a parlare con “quelle fasce di popolazione che non ce la fanno, non solo con quelli che ce la fanno”. Il primo nodo, nell’organizzione dell’opposizione in parlamento, è quello dell’elezione dei o delle capigruppo. La richiesta di Letta è che siano, ancora, delle donne a guidare le fila parlamentari dem. Il segretario ammette che la scarsa rappresentanza femminile alle Camere “è stata una sconfitta”, ma aggiunge anche che “il Pd non deve fare passi indietro” rispetto alla valorizzazione delle donne nel partito.

Il percorso congressuale dovrà quindi marciare di pari passo con l’organizzazione di una “opposizione intransigente” contro “un governo che mostra già adesso le sue difficoltà”, e non è ancora nato. Il governo verrà giudicato per quello che farà, ma qualunque idea programmatica è venuta già meno rispetto alle tante promesse di campagna elettorale.

“La luna di miele del governo con il paese sarà breve: la situazione sociale nel paese è fortemente deteriorata dalla guerra e dalla crisi economica”.

É questa la previsione che azzarda Letta.

Mariapaola Trombetta

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