“Perugino: Rinascimento Immortale” è il secondo docu-film della serie “Arte al Cinema”, distribuito da Nexo Digital, nei cinema dal 3 al 5 Aprile 2023. Il documentario diretto da Giovanni Piscaglia, con la partecipazione di Marco Bocci, racconta la vita e le opere di Pietro di Cristoforo Vannucci, detto Pietro Perugino. L’intento è restituire ad uno dei più grandi artisti del suo tempo l’importanza e la considerazione che merita. Ecco la nostra recensione.
“Perugino: Rinascimento Immortale” da Perugia a Firenze, passando per Roma
“Perugino: Rinascimento Immortale” esce nelle sale in occasione delle celebrazioni dei 500 anni dalla morte e della grande mostra alla Galleria Nazionale dell’Umbria, che conserva il maggior numero di opere del grande maestro del Rinascimento. Il film evento celebra e riporta in luce uno dei pittori più amati e geniali del suo tempo: Perugino. Pietro Vannucci è definito “il meglio maestro d’Italia” in una lettera scritta nel 1500 da Agostino Chigi, banchiere dei papi e grande mecenate di quel tempo. Mentre il padre di Raffaello, il pittore Giovanni Santi, lo chiama “divin pittore” in alcuni suoi versi. Ma allora perché, l’artista più famoso e ricercato della sua epoca ha bisogno di essere celebrato e ricordato per non perderlo nella memoria? Come tutti i grandi, il Perugino attraversa, soprattutto nella fase finale della sua vita, un momento di stallo, fino ad una discesa nell’ombra dovuta all’arrivo di grandi geni quali Raffaello, Leonardo e Michelangelo.
La sua consacrazione fu dovuta a uno stile armonico che metteva in equilibrio perfetto uomo e natura, realtà e ideale, e all’invenzione di composizioni e iconografie che hanno fatto scuola. La sua fama però si è via via spenta con lo scorrere dei secoli. Gran parte della sua sfortuna critica si deve anche a Giorgio Vasari, che nelle sue “Vite” ci racconta del Perugino come di una figura di secondo livello e lo descrive con toni dispregiativi. Il film vuole fare esattamente l’opposto. In 80 minuti vuole mettere in discussione l’opinione del Vasari, e attraverso la scoperta dei luoghi cari al pittore, restituire al pubblico un viaggio attraverso l’Italia alla scoperta dei suoi grandi capolavori.
“Aveva Pietro tanto lavorato e tanto gli abondava sempre da lavorare, che e’ metteva in opera le medesime cose. Et era talmente la dottrina della arte sua ridotta a maniera, che e’ faceva a tutte le figure una aria medesima.”
Vasari in un passo delle “Vite”
Un viaggio nell’Italia del Rinascimento
Il docu-film diretto dal regista Giovanni Piscaglia ricerca la verità dietro ai cliché e falsi storici che hanno a lungo e ingiustamente sminuito il valore di Perugino. Ricerca non semplice. La difficoltà maggiore si trova non solo nella poca oggettività di alcune testimonianze ma per la scarsa presenza di fonti. Come il regista stesso ha dichiarato:
“Lo studio del Perugino è anche avere a che fare con tante dicerie, come quello di essere monotono, di autocitarsi: in realtà non è così e non rispecchia la grande importanza che ha avuto nella storia dell’arte”.
Un lavoro dunque non semplice, ma a film terminato, possiamo dire perfettamente riuscito. Il documentario ti fa letteralmente innamorare del Perugino. E il regista riesce perfettamente nell’intento di restituire dignità ad un artista a dir poco straordinario. Diviso in fasi, ripercorre la vita e le opere dell’artista umbro, smontando così passo passo tutte le dicerie e le “cattiverie” che Vasari ha scritto su di lui. Lo spettatore si ritrova così a viaggiare nell’Italia del Rinascimento. Partendo dall’Umbria, regione di nascita del pittore, passando per Roma e Firenze, città che hanno visto esplodere il genio del Perugino. Lo spettatore è accompagnato in questi luoghi dall’attore, anch’egli umbro, Marco Bocci.
Restituire dignità al maestro della pittura italiana
Il film, che a differenza de “L’Ombra di Goya“, è pensato come un vero e proprio documentario, ripercorre tutte le fasi importanti dell’operato del pittore. Attraverso le spiegazioni del direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria, Marco Pierini e della sua storica dell’arte, lo spettatore riesce a cogliere i diversi passaggi dell’operato dell’artista e può ammirare veri e proprio capolavori. Racconta il suo precoce talento in una vitale e irripetibile stagione artistica, tra Perugia, la Firenze di Lorenzo Il Magnifico e la Roma dei Papi. Attraverso uno sguardo riflessivo, viene messo l’accento anche sull’attitudine imprenditoriale del pittore, nonostante la fama di uno che incassa l’anticipo e finisce il lavoro in tempi esagerati.
Un vero e proprio maestro di intere generazioni di pittori. Anche grazie al nuovo modello proposto di bottega d’arte e la capacità di attrarre importanti committenze. Per quanto Vasari abbia provato a sminuirlo, oggi sappiamo che Perugino aveva una forte personalità e al di là della remunerazione in denaro, amava dipingere e lo fa fino alla fine dei suoi giorni. Muore letteralmente mentre dipinge. Nonostante la sua poca voglia di aggiornarsi, nell’ultima parte della vita, è riuscito comunque ad ispirare gli artisti che lo hanno poi offuscato. E il film fa proprio questo: celebra un artista straordinario, forse troppo perfetto ma che però non può non essere celebrato come merita.
“Semplicemente non c’è tenebra, nessun errore. Qualsiasi colore risulta seducente e tutto lo spazio è luce. Il mondo, l’universo appare divino: ogni tristezza rientra nell’armonia generale; ogni malinconia, nella pace”.
John Ruskin (battuta finale del film letta da Marco Bocci)
Ilaria Festa
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