Il 5 Marzo 1922 nasceva Pier Paolo Pasolini uno dei più grandi intellettuali del Novecento italiano, un uomo che destò molto scandalo, il suo omicidio è ancora un mistero irrisolto, e i suoi romanzi e film sono entrati nella storia. Raccontare la sua vita vuol dire sconfinare tra produzione artistica, letteraria, giornalistica, cinematografica e teatrale; dove vita privata e professionale si intrecciano di continuo.
La vita del giovane Pier Paolo Pasolini
Pasolini nasce a Bologna nel 1922, ma non sentirà mai un legame con il capoluogo emiliano tanto che ci tornerà solo per frequentare gli ultimi anni di liceo. Per diverso tempo, infatti, la famiglia segue il padre, l’ufficiale Carlo Alberto Pasolini, in una serie di spostamenti tra il Veneto e il Friuli. Sarà Casarsa della Delizia, una piccola cittadina in provincia di Pordenone, a conquistare il giovane Pier Paolo; qui vi soggiornerà per un anno e vi ci tornerà tutte le estati. È qui che scrive le sue prime poesie in friulano Poesie a Casarsa del 1942, dimostrando uno spirito intellettuale, lavorando sul recupero del dialetto e su una ricerca poetica. Pasolini continuerà a scrivere poesie anche negli anni successivi, la racconta più famosa è Le ceneri di Gramsci, pubblicata nel 1957.
Pier Paolo Pasolini tra romanzi e scandali
Durante gli anni del liceo inizierà a provare attrazione per un compagno di scuola scoprendo la sua omosessualità, questa diventerà fondamentale nella sua formazione da intellettuale a causa del modo sofferto in cui verrà vissuta. Nel 1949 verrà denunciato per corruzione di minori e atti osceni, successivamente riceverà altre denuncie non solo sulla sua persona, ma anche legate ai suoi romanzi e ai suoi film, accusati di oscenità. L’esperienza umana e artistica dell’autore sarà dunque sempre legata a quella giudiziaria, che ne determinerà la direzione politica.
L’esperienza cinematografica e letteraria di Pier Paolo Pasolini si rivolge infatti agli aspetti più duri dell’esistenza umana, soprattutto dopo essersi trasferito a Roma. I suoi romanzi più celebri, Ragazzi di vita, del 1955, e Una vita violenta, del 1959, parlano di storie di borgata e di prostituzione minorile. Una visione di quel mondo popolare crudo, ma allo stesso tempo variegato e spontaneo; un ritratto sociale che sta per scomparire a causa dell’omologazione a cui la società moderna stava virando.
L’Italia sta cambiando
Dopo la guerra l’Italia subisce un forte cambiamento, entra nell’era del capitalismo e la ribellione a tutto questo di Per Paolo Pasolini si fa sentire ancor più forte attraverso brevi articoli polemici per Il Corriere della Sera, Il Tempo, e altri quotidiani dal 1973 fino alla sua morte, nel 1975. Gli articoli sono raccolti in due volumi, gli Scritti Corsari, uscito nel novembre 1975 e le Lettere luterane, raccolta postuma del 1976. Quello che Pasolini rimpiange è il mondo contadino, di cui spiega in cosa consiste, a suo avviso, la peculiarità:
Gli uomini di questo universo non vivevano un’età dell’oro, come non erano coinvolti, se non formalmente con l’Italietta. Essi vivevano l’età del pane. Erano cioè consumatori di beni estremamente necessari. Ed era questo, forse, che rendeva estremamente necessaria la loro povera e precaria vita. Mentre è chiaro che i beni superflui rendono superflua la vita
Una morte ancora avvolta nel mistero
Pier Paolo Pasolini muore nel 1975, la notte tra l’1 e il 2 novembre: massacrato a bastonate e investito più volte dalla sua stessa automobile sulla spiaggia all’Idroscalo di Ostia. Dell’’omicidio viene condannato un giovane di nome Pino Pelosi, il ragazzo confessa il reato parlando di un incontro sessuale non consensuale. La morte dello scrittore, in realtà, presenta implicazioni molto più serie che non hanno trovato ancora risposta.
La ricostruzione che ha fatto più clamore fu quella della scrittrice Oriana Fallaci, la quale identifica nell’omicidio una matrice politica e fascista, ricollegandosi anche al romanzo che Pasolini stava scrivendo in quel periodo, Petrolio, pubblicato solo nel 1992, dove lo scrittore contrappone l’Eni di Enrico Mattei e la Montedison di Eugenio Cefis e li lega alle stragi che hanno insanguinato l’Italia tra gli anni Sessanta e Settanta. Lo stesso Pelosi, morto nel luglio 2017, cambierà più volte la sua versione dei fatti.
Forse la morte di Pasolini rimarrà nel mistero per sempre, ma quello che questo intellettuale ha lasciato è, senza dubbio, uno sterminato patrimonio poetico, letterario, giornalistico e cinematografico e, riprendendo le parole di Alberto Moravia ai suoi funerali, di sicuro: ‘Abbiamo perso prima di tutto un poeta’.
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