Piero della Francesca, uno degli artisti più interessanti del Rinascimento italiano. Pittore e matematico, le sue opere colpiscono per un attento uso della prospettiva, frutto di precisi studi geometrici. Tra le personalità più emblematiche del Rinascimento italiano, fu un esponente della seconda generazione di pittori-umanisti. oggi ricorre l’anniversario della sua scomparsa.

Piero fu un grande sperimentatore: grande maestro dell’affresco, fu interessato soprattutto all’applicazione delle regole della prospettiva alla pittura narrativa e devozionale. L’assoluto rigore matematico delle sue creazioni contribuisce ad esaltare la qualità astratta ed iconica della sua pittura, conferendo ai suoi capolavori una potente valenza sacrale. Influenzerà profondamente gli artisti rinascimentali, ma non solo.

Piero della Francesca, vita e formazione artisctica

Non ci sono molte notizie sulla vita dell’artista. Sappiamo però che Piero della Francesca nasce tra il 1415 e il 1417 a Borgo San Sepolcro, nella provincia di Arezzo, all’epoca libero comune toscano. Viaggia molto in Italia: Firenze, Roma, Ferrara, Rimini, Arezzo, Urbino. Suo padre era un commerciante, per questo motivo, il giovane Piero, da subito prese dimestichezza con i calcoli e le formule matematiche.

Sappiamo che nel 1439 Piero della Francesca si trovava a Firenze, dove si forma artisticamente lavorando come aiutante per Domenico Veneziano. Nella città toscana, ha modo di conoscere artisti come Masaccio e Paolo Uccello, a cui si ispira per lo studio della prospettiva, rimanendo al contempo affascinato dalle opere del Beato Angelico per la resa dei colori e della luce. Negli ultimi anni della sua vita una grave malattia agli occhi lo rende cieco. Muore a Borgo San Sepolcro nel 1492, il 12 ottobre.

L’uomo ritratto in atmosfere sospese

La figura umana è la protagonista indiscussa dei dipinti di Piero della Francesca. Immersa in atmosfere nitide rischiarate da una luce quasi eterea. Le sue scene sono sempre molto statiche con composizioni molto equilibrate ed un’atmosfera di sospensione, come in attesa di qualcosa che si deve compiere. La plasticità delle figure è molto marcata. Con i suoi dipinti Piero della Francesca coinvolge l’osservatore non tanto sentimentalmente ma più sul piano razionale, intellettuale, depurando ogni aspetto emotivo. Anticipa la figura di artista “dotto” che trova piena affermazione nel Rinascimento. Usa colori molto chiari, pieni di luce, tinte quasi prive di ombre. Gli incarnati sono avorio. Nei suoi dipinti Piero della Francesca usa colori chiari e una illuminazione diffusa. Infatti l’artista non dipinse atmosfere drammatiche e corpi segnati da chiaroscuro evidente.

Madonna della Misericordia

polittico della misericordia, 1445 - 1462
polittico della misericordia, 1445 – 1462

Il grandioso polittico, con al centro la “Madonna della Misericordia”, rappresenta una delle poche opere documentate di Piero della Francesca ed è anche una delle prime commissioni da lui avute a Sansepolcro. L’opera doveva essere consegnata entro tre anni ma l’artista, a causa degli impegni presi in varie parti d’Italia, non poté mantenere fede a tali clausole e riesce a concludere il polittico, solo quindici anni dopo l’opera. L’opera si compone di cinque grandi pannelli, una predella e undici tavolette distribuite nella cimasa e sui lati. Al centro si staglia la maestosa e ieratica figura della Madonna che, secondo uno schema già da tempo codificato e diffuso, apre senza apparente fatica.

Flagellazione di Cristo

Flagellazione di Cristo (1470 circa)
Flagellazione di Cristo (1470 circa)

La “Flagellazione” è forse una delle opere più conosciute dell’artista. Rappresentati Cristo alla colonna e tre personaggi che conversano sulla destra. La datazione è incerta ma plausibilmente da collocare dopo il 1459. All’interno di una architettura rigorosamente prospettica un soldato flagella Cristo al cospetto di Pilato. L’artista applica i suoi studi prospettici per costruire gli spazi architettonici. Nel dipinto vi sono molte citazioni classiche: colonne, capitelli corinzi e la statua dell’Imperatore di colore dorato in alto. La composizione è orizzontale e il dipinto è diviso in due parti apparentemente separate da una colonna. A sinistra si svolge la Flagellazione e a destra la conversazione dei tre uomini.

Doppio ritratto dei Duchi di Urbino

Ritratto duchi di Urbino
Ritratto duchi di Urbino

Fra i più celebri ritratti del Rinascimento italiano, c’è il “Doppio ritratto dei Duchi di Urbino”. Il dittico raffigura i signori di Urbino, Federico da Montefeltro e sua moglie Battista Sforza. In accordo con la tradizione quattrocentesca, ispirata alla numismatica antica, le due figure sono rappresentate di profilo. I duchi di Urbino appaiono immuni da turbamenti e emozioni. Spicca il contrasto cromatico fra l’incarnato abbronzato di Federico e quello chiarissimo di Battista. Sul retro delle tavole, i duchi sono effigiati mentre vengono portati in trionfo su carri, accompagnati dalla Virtù cristiane. In quest’opera l’artista concilia la rigorosa impostazione prospettica con la lenticolare rappresentazione della natura propria della pittura fiamminga, in modo molto originale.

Ilaria Festa

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